venerdì 31 luglio 2009

accadimenti

Nello scorrere del tempo che ha portato silenzio fino ad oggi sono successe parecchie cose.

Ho visto Parma assieme a gente davvero interessante. Ho scoperto scorci eccezionali e ho ritrovato la capacità di suggestionarmi davanti a idee o sensazioni, davanti ad opere e momenti.
Tutt'ora ho negli occhi una fontana costituita di un pavimento d'acqua che ricopre la vecchia pianta d'una chiesa; un pavimento d'acqua!!! Semplicissimo eppure così enorme e complesso... le navate delineate da alberi a far da colonne... un tetto di stelle.

Ne ho gli occhi ancora colmi.

Poi un castello, un fossato e strade tortuose... amici e risate. Racconti.

Ancora, ferite aperte ancor più lacerate.

Distanze che aumentano, tentativi di ascolto, incipit di nuovi tentativi di vita.

Ho scoperto di avere ancora qualche tentativo di recupero della condizione atletica in serbo. Ho intrapreso reinterpretazioni e fusioni dell'arte del combattimento, cercando di accostarmi in qualche modo alla via; trovare la MIA via.

poi impegni su impegni a cui aggiungevo impegni così da star fuori di casa dalle 6 alle 22 almeno. Vita piena ma vita. O quasi vita, almeno! Cercare di riprendere tutti i fili che avevo aggrovigliato in matassa informe e distenderli e recuperarli. Avanzare ripercorrendo a ritroso quanto vissuto fino ai momenti migliori e riscoprirne i colori.

Discorsi, litigi, discussioni... discutere: arte da recuperare, gusto da riscoprire.

Poi Allevi in concerto con melodie ritrovate, ricordi da cui farsi cullare e reinterpretazioni da cui farsi sorprendere.


Come avevo scritto mi sono staccato per cercare di recuperare un po' di vita. Tornare ad attingere al mondo per tornare a scoprire le emozioni. Voglio vivere ispirato ed in scia ad aspirazioni.
Se per narrarmi devo rifiltrare il mondo. E' ovvio che il mondo sia elemento imprescindibile. Non posso vivere senza vivere il mondo.

domenica 12 luglio 2009

così tanto per fare (op. cit.)

Il titolo non c'entra niente. Voleva solo essere una citazione a un fior di disegnatore web noto con lo pseudonimo di eriadan. Trovate qui la sua bravura.

Stavolta scrivo solo per parlare di un video musicale che mi ha affascinato dall'età della comprensione (tardiva, molto, in me).
Il video in questione è quello di Close to me dei The Cure.

La musica da loro scritta è estremamente orecchiabile. Infonde un sottofondo di sorriso, anche. Quello però che da sempre ho trovato strepitoso è il pettine. Per carità, in registrazione è probabilmente uno xilofono o un sintetizzatore adeguato. Ma in me suscita un concetto incredibile: la musica è ovunque; tutto può divenire uno strumento.

E se in un libro di Baricco è scritto di un individuo che scopre in un temporale la più sublime delle sinfonia mai scritte, i The Cure ricordano che le infinite note che si possono trovare nelle sfumature di toni e semitoni possono nascere anche da strumenti banali.

Ricordo la prima volta che vidi il video: corsi in bagno frugando forsennatamente tra cassetti e ripiani per fare in tempo,prima che la canzone finisse.
Riuscii ad arrivare con anticipo sufficiente a trovare sul pettine che tenevo tra le mani suoni affini.
Che gioia!!!
Avevo uno strumento tanto grandioso così vicino e non lo sapevo!!!

Penso sia da allora che è radicata in me la convinzione che la musica sia anzitutto un veicolo comunicativo nato da un'empatia. Energia ritrasmessa. La tecnica è solo una proprietà espressiva. Proprio perché empatica la musica diviene esprimibile persino con oggetti di fortuna. O anche un sonaglio appeso a un marsupio troppo grande per essere definito tale.

Il senso e la morale di questo post non so trovarli, così come la chiusa.
Forse stavolta sta a voi farlo, magari riavvolgendo il video su youtube, mettendolo in pausa e procurandovi un pettine.

La musica è tutto.

Chissà perché ricordarmi una cosa simile nel mondo attuale suona come una bella notizia...

domenica 5 luglio 2009

citazione pura e semplice

girando in rete ho scoperto questa canzone di Carmen Consoli.

Il testo riflette alcuni post più o meno vecchi. Mi pare quindi giusto integrare.

Spero piaccia anche a voi. Anche la veste grafica.




Lascio anche il testo:

“Quello che sento” di Carmen Consoli:

Potrei parlare.. discutere.. stringere i denti.. sorridere..
mentire infinitamente.. dire e ridire inutilità..
mostrare falsa, ipocrita serenità, quando le parole si ribellano..
favole fiumi, mari, di perplessità..
non c’è una ragione per non provare.. quello che sento.. dentro..
un cielo immenso.. dentro..
quello che sento ..

Ho bisogno di stare con te..
regalarti le ali di ogni mio pensiero..
oltre le vie chiuse in me..
voglio aprire il mio cuore a ciò che è vero ..

Potrei parlare.. discutere.. stringere i denti.. sorridere..
soffrire infinitamente.. trovare un senso all’inutilità..
mostrare falsa, ipocrita serenità, quando le parole si ribellano..
favole fiumi, mari, di perplessità..
non c’è una ragione per non provare.. quello che sento.. dentro..
un cielo immenso.. dentro..
quello che sento ..

Ho bisogno di stare con te
regalarti le ali di ogni mio pensiero..
oltre le vie chiuse in me ..
voglio aprire il mio cuore a ciò che è vero..

Ho bisogno di stare con te
regalarti le ali di ogni mio pensiero..
oltre le vie chiuse in me
voglio aprire il mio cuore.. a ciò che è vero..
a ciò che è vero ..

giovedì 2 luglio 2009

Corredo

Mentre uscivo nella notte per buttare la spazzatura (merito di una ordinanza fin troppo applicata di cui alcuni utenti faccialibriani sanno e di cui sarete più in là messi a conoscenza) mi sono fermato a guardare ancora il cielo. Il cielo sopra casa mia è lo stesso cielo dell'universo tutto. Ma è quello sopra casa mia e quindi è unico.
Unico, sì, perché è il cielo che si è impresso nei miei occhi per vent'anni. Notte dopo notte dopo notte. Nei miei occhi.
Più che il firmamento è il suo riflesso nel mio encefalo ad essere unico.
Il cielo sopra casa mia è stato il primo input di scienza empirica: le stelle sono un riferimento fantastico non solo per i marinai!
Così nel susseguirsi del tempo le ho trovate spostate e poi ancora a posto, anno dopo anno.

A seconda della stagione le stelle si muovono sopra le nostre teste ed è bello cercarle oppure inseguirle con la fantasia e immaginarle sopra le teste di altri come me.

... Ho inspirato forte ed ho svolto la mia passeggiata ecologica avvolto tuttavia da parole che si sono rincorse sino ad ora nella testa.

Ne sono nate le parole in corsivo.
Parole che mi rievocano sensazioni narrate da Baricco in "Castelli di rabbia" e "oceanomare". Sensazioni per me delicatissime nel raccontare un amore come forse solo in un romanzo si può trovare.

Storie di scrigni pieni di lettere da dare a chi arriverà. Storie di scatole vuote regalate in arrivo poco prima di qualcuno fondamentale.


Parole come non saprei mai scrivere e con cui mai mi vorrei confrontare. Non c'è stata alcuna volontà di emulare. Tuttavia appena rilette le parole hanno raccontato le influenze dell'adolescenza. Mi sembrava giusto dirlo. Sia per consigliare letture particolari sia per ammettere certe somiglianze eventuali.



Lettera a te che non hai mai visto le foglie d'arancio camminarti a fianco mentre ti allontani dal portone. Lettera a te che non hai mai solcato ad ampi e lenti passi il terrazzo per andare a vedere come l'orsa maggiore sovrasti il tetto di casa mia, scoprendo di notte in notte come la terra ruoti.
Lettera a te che ancora non ci sei eppure già esisti dentro di me.

Non ho molti ricordi nitidi: la memoria viene dileggiata dai teli con cui l'inconscio nasconde l'avvenuto. Per te ho pochi ricordi da raccontare ma ho una gamma infinita di sensazioni da condividere. Ho immerso la mia esistenza negli ansiti dei tramonti, nei fremiti delle foglie e nel palpitare delle stelle.
Raccolgo ad ogni mio passo tutto questo per potertene far dono quando saremo assieme.

Nell'attesa di incrociare lo sguardo colleziono vita.

A quando, Tuo ni.

mercoledì 1 luglio 2009

21-12-2012

Rientrato da una serata davvero piacevole. Una serata di quelle in cui il tempo sembra fermo ad anni addietro e contemporaneamente volato; classica situazione in cui amici che non si vedono da tempo ritrovano gli stessi ritmi e incastri di un tempo raccontandosi però nell'oggi.


Dicevo, appena rientrato guardo un backup che non avanza attraverso ore di bollitura di processore e disco rigido ed accendo quindi la tv. Voglia di compagnia... compagnia almeno sonora.
Scivolo tra i canali e capito al volo su "mistero" condotto da Ruggeri.

Una frase mi ha fatto imbestialire e suonava più o meno così: "E' possibile che i Maya abbiano potuto predire il momento in cui finirà la vita sul nostro pianeta?".

Rabbia ed ira a profusione. Come diamine gli viene in mente di parlare di fine della vita?
Signori, voglio chiarire definitivamente il mio pensiero in proposito. Bene... sappiate che la vita non finirà. Almeno, non sarà la Vita a finire. Sarà bensì la vita come la intendiamo egoisticamente noi. Finirà l'umanità.

(Speriamo)

La Vita invece non può finire. Essa è fluire di energia in continua mutazione. E' trasformazione. E' divenire e perciò immortale.
L'allarmismo mediatico fantascientifico non mi trova affatto d'accordo. E' da esseri insignificanti ed è scorretto per giunta instillare nelle menti che con la scomparsa del genere umano ( o di sua buona parte) finirà il mondo.

Sarà anzi e con ogni probabilità una rinascita, un riavvicinamento ad un equilibrio in cui l'homo sapiens sapiens non ha altro ruolo che lo sterminatore per parassitismo.
Il ruolo che la nostra evoluzione ha costruito esula da una rispettosa simbiosi.

Noi finiremo. La vita continuerà e diverrà qualcosa d'altro e comunque bellissimo poiché vitale ed equilibrato.

Odio questo antropocentrismo mediatico e mi auguro che Pacal fosse corretto, così da non dovermi più confrontare con queste pochezze.

Viva la Vita!!!!