venerdì 23 ottobre 2009

unespected smile

Piove. I piccioni sul tetto di fronte, privo si tegole, sono intenti a farsi un bagno colmi di soddisfazione. Anche quando il cielo piange per qualcuno è un tuffo in una Jacuzzi.

I giorni scorrono con qualche sorriso in più. Sono l'inconcludente, buio, di sempre.

Sono giorni frettolosi, anche. Molte cose si affollano nella mia vita: scadenze e impegni. Vivo distratto dai "dovrò".

Ma ogni tanto, anche nei momenti di maggior fretta, spunta sempre qualcosa fuori dall'ordinario capace di regalarmi un sorriso.
Ieri è toccato a una mamma con figliola al seguito.
La piccola probabilmente non arrivava alle elementari e camminava incerta. La madre la teneva amorevolmente per mano e insieme cantavano. La guida vocale comprensiva e incoraggiante di lei.

Cantavano questa canzone:


Non ho potuto fare a meno di sorridere. Ridere.
Ho trovato bellissimo insegnare a una bambina tanto piccola una canzone simile. Non importa neppure il motivo a mio dire: che fosse per insegnarle l'inglese o perché quelle conosce è stato un bel momento.
Quella voce così giovane che già sta imparando a conoscere della musica con una anima dentro.
E' grandioso.
Fa sperare che ci siano ancora persone che non si rassegnano, che ci provano.

Quanto potente può essere un'idea. Il fatto mi ha donato un sorriso, ma l'idea mi incanta ancora; e ancora rido e sorrido.

Oggi piove ed è un buon giorno.

martedì 20 ottobre 2009

desideri

Oggi ho un desiderio nelle dita.
Non è ben identificabile ma le permea, le fa fremere. Sensazione pruriginosa di attività da svolgere per necessità.
Sia produrre suoni o impugnare una penna o digitare tasti il pomeriggio è trascorso nell'impellenza di schiudere qualche petalo di corazza e far fuoriuscire i pensieri.

Non è necessità di comunicare ma voglia di filtrare. Sono in caccia di un argomento, di una nuvola, una stella, una tegola su cui frullano delle ali per posarsi...

A volte la capacità di guardarsi dentro è un'arma drammatica. "Se guardi nel buio, il buio guarda in te" e il colore dominante nella mia anima è quello proprio delle tenebre. I pensieri fuggono al controllo e vagano. Un gorgo fangoso erompe dagli argini dell'autocontrollo. Si spande.
Lacrime inespresse increspano il mio placido lago di routine giornaliera.
Non necessariamente il buio in me è da intendersi con accezione negativa poiché sostanzialmente è un motore. E' una pulsione intensa che spinge nelle vene il mondo sotto forma di note o inchiostro e mi trovo senza voce con la gola ricolma di grida.


Voluttuosa e ispirata, dannatamente capricciosa. Così vaga l'ispirazione oggi. Ascolto una canzone trovata sul tubo girando.

Poche righe del testo condivido, aborro il ritornello per me poco in linea col contesto delle parole e di minor impatto rispetto a strofe a momenti inceccepibili. Ma la base e il concetto di essere fuori della regolarità, con un senso della responsabilità non convenzionale ma forte, di avere un età distante dalla carta d'identità li so apprezzare. Come la necessità di dimostrare un giorno il mondo che non voglio scoprire o il credere nei sogni e in una giustizia che prima o poi restituisce a chi di dovere.

Ascolto mi lascio cullare finisco per digitare sillabe che trovo perfette per "Melodia per urla sopite".
Spiccata voglia di inchiostro. Mollo la tastiera e inizio a scrivere. L'inchiostro che impregna la carta è una alchimia di sensazioni sottili: odore di buio dolce che segue all'acidulo di uno stelo d'erba mangiato sdraiati su un prato. La carta carezza più calda della luce che la irradia. Le dita disegnano i tuoi pensieri. Filtri la vita che la tua anima sta filtrando.

Torno al monitor, cambio canzone. Rimane il Rap. Non c'è melodia più adatta per scrivere. Non ricordo da chi già lo avessi sentito: un artista elencò ben prima di me gli usi di ogni genere musicale. Dal ballo al pensare, all'allenamento, al sesso, tra tutte il Rap era il prescelto per scrivere. Sarà il groove prepotente ma lento.

Passo al basso. Suonare per me è una cosa abbastanza intima. Nel farlo metto a nudo le mie lampanti lacune il più delle volte, mentre quando le mani intuiscono le note giuste a trasparire sono anche i sentimenti celati. Non amo svelare le mie albe più rare. In compenso nel silenzio in cui si perdono note forse geniali o attraenti posso ascoltare i miei sogni, lasciare che le dita mi raccontino di me.

Queste ore mi dedico a sentire.

Oggi è una parentesi di voluttà estrema. L'ispirazione si è impossessata di me senza destinazione precisata e mi ha coinvolto in un racconto di se stessa. Quando si è filtri non si sa davvero il risultato dell'emozione, se ne è solo spettatori in anteprima.
Questo è il mio buio. Così è come cala la sera sui miei impegni irrealizzati.



Questo post non ha alcun fine nè morale. E' uno scampolo, un intermezzo di pensieri in libertà: il racconto dei miei desideri in libertà.

domenica 18 ottobre 2009

through veins

A volte molte ragioni si affollano nella mente decretando la saggezza di una scelta. Talvolta le ragioni permangono. Anche la loro interpretazione non sembra mutare.

Eppure esistono passioni, sensazioni di anni e anni ormai accumulatesi nel DNA che prescindono queste ragioni. Anche distaccandosene basta una frazione di secondo per ricordare tutto quanto c'è sottopelle.

Nell'ultimo anno ho abbandonato del tutto la scherma. Oltre 15 anni di perseveranza, di passione.
Stasera ho reimpugnato la spada a distanza di oltre un anno. E' stupefacente sentire le stesse sensazioni di un tempo immutate: reazioni, tempi, ragionamenti... non ne sentivo minimamente la mancanza. E' bastato sentire di nuovo il peso della lama nelle dita, percepire lo spazio occupato dalla punta il ghermire con le dita nella scarpa il metallo della pedana. E' bastato questo per far esplodere fuori ogni conoscenza, parola accorata, coinvolgimento.

Oggi ho avuto prova che la vita scorre nelle vene e tutto quanto ci coinvolge la arricchisce e nelle vene va a nascondersi. Piano piano strato dopo strato diviene quasi un strato di cellule: una componente del nostro stesso essere.
Non so come ripartirà questa avventura né se approderà da qualche parte. Di certo è più lampante che mai: non posso fare a meno di muovermi e nel movimento la scherma è quanto di più connaturato abbia sviluppato in 3 lustri e più di raziocinio.

Cos'è la scherma?? Credo per me sia in fondo un dialogo.
L'arma non è che un altro tramite per conoscere persone. Si può interagire in molti modi. E ci sono cose che non si dimenticano.
Si può ascoltare un animale visitandolo e quella prassi non si dimentica dopo la prima volta che le dita scorrono sotto il pelo in cerca di suggerimenti silenziosi. Si può parlare e tornare a farlo dopo un periodo di silenzio scoprendo minor difficoltà del presupposto. Si può tornare a scrivere.
Parimenti si può tornare a conoscere vite e persone intrecciando passi e lame in un duello.
Si può raccontare un modo di vivere a fil di lama.


Io sembro incapace di smettere di raccontarmi.


Nota: il fatto risale al 15 ottobre, lo racconto oggi per comodità di tutti, specie mia. Inoltre un giorno può valere un altro rispetto a quanto detto. Perché una attività tanto connaturata può saltar fuori in ogni momento rendendo l'avvenimento specifico valido per ogni altroquando affine.

venerdì 16 ottobre 2009

Inhale Autumn's Dusk

L'ispirazione è quanto di più prossimo al concetto di arte per un artista. Credo. Ci devi vivere assieme, impararne vizi, orari... alleccurirla e domarla. E' tensione creativa: è fremito, è sensazione, è passione. E' la vita che ti filtra dentro.

Così è stato oggi. Appena finito il post ho preso a vagare per le caselle di posta prima di dover uscire. Invece sono ancora qui.

Parlare d'autunno, del vento della sera. Un istante dopo avevo necessità di ascoltare una canzone. Dal testo e dalle note è stato breve il lasso di tempo per avere il desiderio di attingere e riordinare e narrare.

E' stato un fremito d'un attimo e questa canzone ha avuto bisogno di finire qua.


Non ci vuol poi molto a capire che la voglia di uscire davvero e sentirmi il freddo indosso e scoprire nuove sfumature di mondo guardandomi intorno siano stati la spinta iniziale che ha dato vita a questo post.
Imparare dal mondo... cogliere lo scorrere perpetuo della vita in ogni sua forma da luce a buio a luce, anche nelle forme a noi meno intellegibili.
"Vivo di senso" credo sia il messaggio più bello. E' qualcosa da ricordare sempre. Si riuscisse a non smettere mai di filtrare il mondo attraverso di noi: farci attraversare dai colori del mondo per scoprirci in nuove sfumature; regalare contestualmente il nostro colore al mondo.

Non piangere, non ridere... sono forme di avarizia. Ma a non lasciare nel mondo il nostro colore si fa torto solo al nostro sentire, spegnendoci in una diluizione eccessiva. Non pretendo o desidero essere un colore primario. Sarei felice di essere una tonalità pastello ricca di sfumature ma non accetterei mai di non avere un'intensità capace di suscitare un istante d'interesse. Sono rattristato da chi si lascia sbiadire. Voglio tingermi della mia esistenza e per farlo non posso che vivere di senso, anche se questo a volte risulta in un apparire faceto o superficiale o fallimentare o troppo coinvolto.

giovedì 15 ottobre 2009

quando Vivaldi compose le Quattro Stagioni non pensava certo alla pizza

Facebook è uno strumento divertente. Permette di gestire uno spazio note, una chat, una bacheca, una posta privata... Interazioni di massa.
Come spesso accade il contatto di massa può divenire sovraesposizione e questa, con le giuste attenzioni può diventare micidiale.

Grazie a una opzione che permette di condividere con chiunque ogni più microscopica idiozia pervada una qualunque delle teste costituenti la massa conosciuta ci si trova invasi da comunicazioni e video disparati. Seri e faceti, interessanti e scassarompini. Altre volte è peggio perché sono di politica estremista e superficiale...

Faccialibro è anche una ottima finestra in tempo reale sul mondo.

Ho assistito e tutt'ora sono basito alle alternanze di condivisione pareri meteo:
- Maggio, iniziano i primi caldi, arrivano le belle giornate e piovono masse anelanti il caldo e l'estate; simultaneamente si protesta perché è un po' che non piove.
- Luglio, del caldo chiunque non viva in ammollo ne han già tutti le tasche piene. Via dunque a maledizioni variegate contro il caldo, l'afa, la secchezza dei terreni e delle fauci. Sembra l'Italia desideri solo un bell'acquazzone.
- Inizi di Settembre, tradizionale libecciata, prime piogge e già c'è sdegno per "tutta questa acqua che cade"
- metà Ottobre, sono giunti i primi freschi. Tutt'altro che strano: è autunno e mentre le foglie ingialliscono e si tuffano sul terreno odoroso di pioggia il sole si spande nel cielo limpido senza però scaldare più come prima. Il fresco pungente annuncia l'inverno, l'odore dei comignoli fumanti.
L'Italia impazzisce, sconvolta da un freddo che ha stupito tutti. E' una corsa al termostato del termosifone. E' argomento sulla bocca di tutti nei negozietti, tra le vetrine. Tuttavia un domanda, mentre mi alzavo la cerniera del giubbotto e infilavo le mani in tasca, s'è fatta largo:"Ma perché sono tutti lì a protestare del freddo e a dire che devono accendere i termosifoni e che non han soldi quando continuano a girare con al più una felpina addosso?".

Davvero gente, perché stupirsi che faccia freddo quando è normale sia così o protestare del caldo quando il sole è tanto vicino?
Soprattutto possibile che debba venire rintontito dalle proteste di un mondo a maniche corte termostatato da condizionatori onnipresenti???

Le comunicazioni sono elettroniche, le interazioni e i servizi sono elettronici, adesso anche le temperature sono elettroniche.
Nessuno si ricorda più di cosa possa significare sedersi vicini, in cerchio con tanta lana sulla pelle ed un libro raccontato a voce alta a far sognare.

Non pretendo che il mondo apprezzi o se ne ricordi, ma non mi è per niente chiaro perché debba io farmi carico delle chiacchiere inutili e delle condivisioni superficiali di svogliati che non hanno la minima voglia di mettersi un maglione e godersi la stagione che più ricorda il bello della vita nel suo rinnovarsi continuo.

Amici! Basta coprirsi perché il freddo passi!! Ricordatevene e ricordatelo!



Vado ad annusare la sera.

mercoledì 7 ottobre 2009

ecculula'

CAAAASAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!

Il vantaggio, il bello se volete, di tornarsene a casa è potersi riappropriare di tempi e spazi e frammenti di ciò che era da piccoli.
Per un laziale finito fuori regione, uno di questi spazi è una emittente televisiva: superTRE. SuperTRE regalava e ragala tutt'oggi un ricchissimo contenitore di cartoni animati dal tardo pomeriggio alla sera inoltrata. Tutti giapponesi di vecchia data e che raramente sono sbarcati in altre regioni.
Tutti i bambini della regione della Capitale sono cresciuti con cartoni come Muteking, Ransie la strega, The monkey prima ancora che questi fossero disponibili alr esto d'Italia.

Tornare e potersi piazzare davanti alla tv come un tempo e potersi immergere nei ricordi è una possibilità godibilissima che ogni tanto è un privilegio poterla assaporare.




E con occhi da bambino e incedere zompettante me ne vado a cena!!!



Ah, già, il "lodo Alfano" è stato dichiarato incostituzionale. Ma è una parentesi di giustizia che non deve far illudere: meglio adattarsi alla massa di pecoroni e applicarsi alla vincente logica dello struzzo, ovvero testa sottoterra e non guardare!!! quindi via di cartoni e rimaniamo tutti bambini!