sabato 20 febbraio 2010

vagabondo

Sempre sulla scia nostalgica, sempre sulle riflessioni innescate dagli Smashing Pumpkins, continuo.

Ripenso al passato, alle cose come erano, a come vivevo.
Credo la voglia di crescere e di infrangere gli schemi sia la stessa che attraversano tutti a quell'età. Cambia il modo di viverla, l'obiettivo primario.
Per me sono stati l'indipendenza e l'individualità. Ovvero volevo dimostrarmi in grado di affrontare le cose da solo e a modo mio: ottenere il riconoscimento di me come individuo.



...notti spese a bere quel tanto per sciogliere la lingua e inseguire l'alba sognando a tutto volume.




Se mi confronto con gli adolescenti di anni successivi trovo dei cambiamenti, la mia impressione è che l'obiettivo dominante prevalente sia stato il trasgredire. Dalla passione al buon senso sembra che tutto debba essere affrontato nei tempi più brevi possibili.

Nell'era ipercinetica del web e del cellulare sembra virale l'impazienza.

E' l'era del subito.
In effetti quando ancora ci si dava appuntamento al campetto, vicolo, strada l'appuntamento era sommario, l'ora era scandita da un programma televisivo comune e chi tardava era contattato via corsa e citofonata.
Oggi puoi sincronizzare l'uscita di casa con un trillo...


L'americanizzazione di questa penisola ha portato anche il consumismo. Siamo consumatori ben formati da anni di proposte di vendita. Siamo stati istruiti all'inseguimento della novità, della marca e siamo stati avallati dai contratti capestro di multirateizzazione.
Tutto può essere acquistato a rate anche alcuni ideali (politicamente parlando almeno).

Insomma è anche l'era del tutto.
Chi faceva acquisti presentandosi con denaro contante era pontificato, venerato e riceveva sconti notevoli. Adesso se riesci a presentarti a fare un acquisto in contanti ti immagini arrivato, alla stregua degli adulti più "in" riflessi nei tuoi occhi di bambino... e ti scontri con l'amara realtà di prezzi pieni e sguardi biechi: non possono guadagnarci l'interesse. La venerazione ha lasciato il posto all'odio dello strozzino che non può farti credito.

E' l'era del tutto e subito. Guardo spaesato il mondo che mi circonda: tanti passano il fine settimana a bere fino all'incoscienza a inseguire il nuovo massimo dello sballo perché hanno già provato tutto quel che c'era.
Incarnazioni ineccepibili del carpe diem, sfiniscono le risorse con la velocità con cui diviene obsoleto un microprocessore.


Non mi sento di dire cosa sia meglio. L'invidia poi per la sessualità precoce di massa mi impedisce di guardare con senso di superiorità il nuovo che avanza.

Ma una considerazione mi sento in diritto di farla: se a vent'anni si deve avere già la disillusione e gli occhi spenti di chi non ha più niente da sperimentare o sognare, allora posso non aver rimpianti per me stesso.
Vivendo in maniera analogica si ha ancora tutto il mondo da vivere.

giovedì 18 febbraio 2010

non semplice brusio

Chiacchierando con [n] sul suo blog questo suo post mi ha tirato fuori questa riflessione, che condivido piacevolmente con voi:

si può continuare a soffrire se il cuore non esiste più? ... Uhmmmm
da semimedico direi il cuore non cessa d'esistere neppure da morto, però so che intendi la componente sentimentale e quindi cambio inquadratura (presa peraltro più per giuoco che altro).
Se soffri hai ancora un cuore, quindi si può ancora.
Se non soffri più non è detto tu non abbia un cuore: dovresti non provare più alcuna emozione; nessuna foto da scattare (non coglieresti l'attimo empatico), nessun cielo da ammirare, neanche un assalto o due bei SENONI susciterebbero in te più nulla. Non saresti pervaso più neanche da un'increspatura emozionale.
Ecco, in un caso simile forse sì, potresti non soffrire più. Ovviamente escludendo il male fisico perché se ti vergano o ti bruci soffri comunque...

riflessione estemporanea... anche da semimedico in effetti bisogna convenire che i mammiferi superiori tutti sono strutturati per essere convogliatori di sensazioni. Insomma, siamo da millenni strutturati alla percezione.

corollario: c'è vasta possibilità per il protrarsi della sofferenza.
Permettimi di specificare in chiusura che nonostante l'apparente pessimismo mi ritengo un cultore non della sofferenza protratta ma della percettività a oltranza (per chi ne è dotato).
La sofferenza è solo un aspetto conseguente e secondario dell'emozionarsi. Fiamma inestinguibile e splendida.



Insomma, ragionando a mente fredda sembra proprio che il sistema neurale sia strutturato per incamerare ogni esperienza e che sia supponibile che qualunque entità dotata di coscienza abbia la facoltà di soffrire.
Ancor prima del dolore però v'è l'emozione.
Per non emozionarci dovremmo andare contronatura. Talvolta mi sembra sia una direzione pancontinentale e oltre, talaltra una scelta comoda e vile di affrontare la vita.

Se fossimo contenitori temporanei d'esperienze e conoscenze per vite superiori sarebbe illogico non poter più soffrire e tanto più lo sarebbe volerlo.

Sotto un aspetto prettamente pratico poi mi viene da pensare che "non poter più soffrire" nasconda una certa volontà di autoconvincimento per darsi una spallata e andare avanti. Legittimo e comprensibile, ma non per questo sintomatico di una facoltà che viene a mancare.
Perché l'anima soffra di atrofia da disuso bisogna essere veramente aridi. Ho la convinta illusione che per alcuni sia impossibile.

il discorso è ovviamente privo di coinvolgimenti di singoli, è generale.

mercoledì 17 febbraio 2010

wandering in my mind

Come anticipato in questo periodo ho messo un po' il cruisecontrol ed ha dato modo alla mia testa di fare bilanci e riflessioni.

Rischiavo ripetizioni tematiche clamorose. Anziché arrivare al vertice di un vortice ho preferito aspettare che cambiasse un po' il vento.

Infatti aria nuova! Riflessione nostalgica sulla giovinezza ah ah ah ah!!!!!
(trasudo autoironia ^__^)


Sì, inizio da dove mi sono arenato. Presto detto il perché: sto confrontandomi con gli SmashingPumpkins e trovo interessanti alcune loro frasi.


Partirei da Tonight tonight

Time is never time at all
You can never ever leave without leaving a piece of youth
And our lives are forever changed
We will never be the same
The more you change the less you feel
Believe, believe in me, believe
That life can change, that you're not stuck in vain
We're not the same, we're different tonight
Tonight, so bright
Tonight
And you know you're never sure
But your sure you could be right
If you held yourself up to the light
And the embers never fade in your city by the lake
The place where you were born
Believe, believe in me, believe
In the resolute urgency of now
And if you believe there's not a chance tonight
Tonight, so bright
Tonight
We'll crucify the insincere tonight
We'll make things right, we'll feel it all tonight
We'll find a way to offer up the night tonight
The indescribable moments of your life tonight
The impossible is possible tonight
Believe in me as I believe in you, tonight.





Escludendo la personalissima sensazione di incombenza che dà quella rullata, mi sono rivisto abbastanza in alcune parole.
Nel mio passato ci sono state poche follie degne di questo nome. Di tante azioni da incosciente nessuna è mai stata tanto dissennata da mettere volontariamente a rischio una qualunque vita. Eppure ho sempre vissuto cercando di affrontare con follia ogni cosa. Forse quella che io traducevo al mondo con follia era semplicemente euforia. A renderla definibile come follia era l'autolimitazione che molti si imponevano. Per risaltare "come una mosca che nuota nel latte", frase di Andrea De Carlo che mi è sempre piaciuta, ho scoperto che bastava essere estraneo allo schema vigente nella situazione di turno.
Sto divagando...
il senso che mi comprimeva il petto e dava la spinta era la percezione che ogni notte potesse essere quella giusta perché accadesse qualcosa di eccezionale o, semplicemente, l'ultima.
Nessuna notte doveva rischiare di essere trascorsa in vano.


Questa è una.
Seguono altri spunti, come la prima strofa:
"You can never ever leave without leaving a piece of youth
And our lives are forever changed
We will never be the same
The more you change the less you feel"

Quando arriva il momento di crescere hai la sensazione di essere sul ciglio d'un burrone con l'imminenza di perdere tutto. Tutto è ovviamente "tutto ciò che sei", cosa preziosissima quando sei adolescente.
In te immagini che non sarai più ciò che tanto difficilmente avevi costruito. Il timore più forte è di diventare come quello contro cui hai sempre combattuto, quello che hai cercato di non essere ed invece stai per diventare. E' frustrante.

Mi viene spontaneo riflettere, ora, su come forse le diverse età in cui uno cresce siano dettate da diversi fattori. Primo è il destino, che costringe con situazioni dolorose a trovare rapidamente soluzioni a quel salto. Per gli altri fortunati il metronomo è variabile forse in base ad un tempo strategico individuale: alcuni saltano e basta, vuoi perché gli sta benissimo così vuoi perché hanno trovato un compromesso; alcuni invece non saltano mai; gli altri, tanti passano tempo cercando un ponte tra le situazioni, chi crea palafitte, chi si tesse un aliante... un tempo diverso per ogni soluzione.
Io spero solo di non aver visto così tanti cartoni animati da sperare ancora di fare come SpeedyGonzalez che avanza nel vuoto, anche perché potrei impersonare gatto Silvestro.
(volendo il parallelismo funziona col roadrunner e il coyote).

martedì 16 febbraio 2010

vorrei vorrei

guardare al passato credo sia normale: porsi quel fatidico "e se?" secondo cui tutto avrebbe potuto essere diverso.
Trovo la nostalgia e la mancanza sentimenti comuni.






Perché dimenticare davvero non è mai facile. Tornare in dietro poi è plausibile certe volte, quantomeno come desiderio estemporaneo.

I ricordi sono il nostro vissuto, quello che ci arricchisce. Farei tesoro di ogni nostalgia tutte le volte che è possibile così da non scordare perché sono ciò che sono oggi.
Diverso invece per me è il rimpianto. Non riesco a tollerarlo più di tanto. Ogni nostro istante è un bivio decisionale e basta esser certi in quel singolo istante della scelta per non potersi poi soffermare a rimpiangere.
Se in quell'istante era quanto di meglio pensavi per te o quantomeno eri cosciente di quanto stavi per fare, anche controvoglia, non c'è spazio per il rimpianto.

Il rimpianto è per chi non sa guardare in faccia ai propri fallimenti. E' proprio il fallimento la parte che sento più vicina: è da tutti quei numerosi tasselli che è arricchito il mio mosaico.
Sono una informe ma orgogliosa massa di tessere multicolori. Il primo passo per rendere sfavillante una domus.



... e talvolta guardarsi in dietro permette di comprendere il debito che si ha verso tutte le situazioni trascorse. E rialzarsi ancora.

lunedì 15 febbraio 2010

insonnie

Proverò a non dilungarmi troppo. Incrociate le dita per me!

Sono tornato per un po' al mio paese natio. Bello.
Tuttavia ci sono svariati, vari, variegati, avariati pro- e contro- a queste situazioni. Ne elenco un po' in ordine sparso prima di giungere al punto focale:
- essere a casa tutto coccolato da genitori che non ti vedono da molto fa sentire al sicuro. Non giova alla linea ma permette di leccarsi le ferite;
- essere a casa tutto coccolato fa sì che anni e anni trascorsi da solo risultino vani e inesistenti: eri un inetto poiché bambino, sei ancora un inetto poiché affettivamente bambino. Litigare con un padre coi normali acciacchi per l'età su chi debba portare le casse dell'acqua in casa dalla macchina non ha prezzo (per chi assiste allo spettacolo), per tutto il resto è una bella orchite.
- i costi: abituati ai costi di una città per studenti toscana (cara ammazzata e scortese) la vita di paese è economicamente e umanamente una pacchia!!! Le persone ti parlano, ti sorridono, spettegolano. Potrai soffrirne l'adesività (certificata bostik, eh!) ma non troverai mai sguardi diffidenti da subito.
Monetariamente poi... qui con 10 euro ti danno supplì+crocchetta+frittumiVari+bibita+pizza a volontà; a pisa con 10 euro se va bene fai tramezzino+coca+caffè+dolcino al bar.
- la dimenticanza maxima: se da adolescente non vedevi l'ora di uscire di casa ed essere non dipendente da certi discorsi e paternalismi un motivo c'era! Ecco, difficilmente sarà scomparso.
- gli amici: rivedere gli amici di un tempo per più di una sola singola cena è davvero ritemprante.


Ora, dopo queste stravaganti digressioni arriviamo al punto del post, ovvero le insonnie del lunedì.
Già, perché delle persone ritrovate una su tutte ho avuto modo di rivivere.
Dal primo lunedì di gennaio ho avuto il cuore che palpitava di fronte alla ricomparsa di una jaguar in mano ad una certa persona.
Ritrovare le sintonie di cui ho scritto più volte è sempre una bella sensazione, ma riscoprire alcune sfumature che avevo perso tra i ricordi mi ha esaltato. Gli SleeplessLullaby hanno sempre, dalla prima suonata assieme, trovato intesa non solo negli occhi e nelle note ma anche nelle mani. Insomma uno sapeva seguire l'altro e viceversa semplicemente guardando le mani e sentendo la struttura armonica. Inoltre hanno sempre mantenuto una vena creativa votata all'improvvisazione. Non abbiamo quasi mai divulgato nulla, eppure siamo pieni di giri, assoli, testi più o meno compiuti creati estemporaneamente. Non ne avevo memoria così forte ma me ne sono accorto subito in questi due mesi ormai: dalla prima sera il ritrovato chitarrista ha portato un pezzo nuovo "Oh! suonando senti che ho trovato" trovandomi casualmente con un giro di basso che, sempre casualmente, girava sulle stesse note della chitarra.

Intesa oltre spazi tempi e intenti. Siamo semplicemente due amici che dialogano a note e discorsi semiseri. Il lavoro non permette più di saltare il sonno completamente, ma l'affinità è intatta.

Credo nell'amicizia fortemente, quindi non dovrei essere così stupito. Eppure ritrovarsi a distanza di tanto tempo con le mani poco allenate e suonare senza il minimo problema, come se non ci si vedesse dalla sera prima è una sensazione decisamente potente, che regala conferme di legami in cui pochi credono.



Narrarsi senza filtri, emozionarsi e appassionarsi. In un mondo di soldi questi sentimenti sono il mio più caro tesoro.


Bentornate insonnie!

domenica 14 febbraio 2010

valentine's

Il giorno degli innamorati.

c'è di che pensare...

Quali?

Quelli ufficiali (secondo la SantaChiesa spa), quindi gli sposati?? Le coppie di fatto?
E allora i gay? ma solo quelli che fanno coppia fissa o anche quelli un po' più libertini?
Ancora, se io amassi dal profondo del cuore una procace e sorridente meraviglia femminile dalla prorompente sensualità, ma solo per il numero di ore intercorrente tra i suoi orgasmi e i miei fiotti sulle sue espressioni interdette???
Se invece fossi, come veridicamente sono, empaticamente vicino agli animali, dovrei dunque inzeppare di cioccolatini con doppio incarto e nocciola al centro ogni cane o gatto incontrato in queste ventiquattr'ore??
E le suore?? Lanciano cioccolata al cielo con un fiondone?


Mi sembra che francamente questa operazione così commerciale sia veramente male organizzata: troppi buchi! quanti spazi commerciali non ancora coperti!
Compatisco il direttore marketing che dopo questo mio post perderà il suo lavoro.





Ma ancora, io, che amo la vita nel rispetto del bilancio energetico della natura, che detto così è una supercazzola insignificante ma invece chi sa capisce, che devo fare? A chi dimostrare amore quando amore è un sentimento di base che unifica e rispetta e abbraccia?

La "festa degli innamorati" mi sembra una bella frescaccia per chi non ha ancora definito l'amore. Un quotidiano estensivo ed intensivo val ben più che una cena discreta pagata troppo.




Ho detto banalità? Ho usato troppa retorica e troppo poca grammatica?
Vero.
Ma questo panegirico era solo per dire che io, per non saper né leggere né scrivere oggi mi sono dedicato a me stesso, e al mio blog: autoerotismo intellettivo.

Ho aggiunto alcune etichette per rendere soprattutto più facile la consultazione di post quali la saga del credo e quella dei promemoria per anime progredite: un servizio agli affezionati!
Nota: ci sta che i video ormai non funzionino più. Col tempo vedrò di sistemarli!
Postilla: già che si parlava di autoerotismo ed amore per se stessi consiglio a tutti, in onore di oggi e del narcisistico amore di ognuno per sé una bella e sacrosanta mezz'ora di masturbazione ^__^

saluti ebbbbaci e anche auguri

sabato 13 febbraio 2010

cruising

Chiunque guidi da qualche anno e abbia percorso da solo un po' di km sa che l'attenzione non è sempre costante.
Ci sono momenti in cui semplicemente si guida, lasciandosi trasportare dalla strada come una goccia d'acqua a tutta forza nell'alveo. In quei momenti la mente vaga altrove.
Intanto che l'asfalto scorre sotto il sedile ci si immerge in lunghi viaggi cerebrali. A volte sono preoccupazioni e casini, altre semplicemente pensieri che ci portano via quasi legati a una foglia d'autunno in balia del vento.

Così è stato ultimamente: ho pensato altrove intanto che me stesso portava avanti nuove strade e esperienze.

Ho fatto chiarezza, forse. Senz'altro ho ritrovato un po' di cose lasciate in dietro.

Nei giorni che verranno spero di riuscire a condividere quanto di nuovo ho incontrato. Con me stesso come con chiunque legga come è sempre stato.




nota tecnica: ho trovato per un certo periodo una serie di strani messaggi, anche contenenti link. Nel timore di phishing vari e idioti generici ho introdotto (credo) il kaptcha o come diavolo si scrive e la moderazione dei commenti. Scusate i disagi e le complessità ma non avendo un back-up serio di questo spazio preferisco risparmiarmi deludenti inghippi che non saprei risolvere.
abbracci stretti

venerdì 12 febbraio 2010

quasi sillogistico

ogni melodia talvolta necessita di un ampio silenzio per poter essere apprezzata meglio.


In questo anche dal suo stesso compositore.