giovedì 25 agosto 2011

ancora come ogni anno

Fa caldo. Toh! è estate e fa caldo.
Certo, è proprio un caldo orrendo afoso e appiccicoso come colla calda lungo la pelle, ma siamo ad agosto. Bisogna ammettere che negli anni scorsi in questo periodo scrosciavano acquazzoni e se sotto era costume ed infradito, il torso aveva su una felpa leggera o una maglia di cotone a trama larga che difendeva appena dalle raffiche di vento, ma trasmetteva grande calma associata all'odore di terra bagnata e salmastro infuriato... Ma è pur sempre estate! e d'altra parte adesso fa molto freddo ancora a Marzo...

Più che lo storico (mi perdoni il cielo per quanto sto per scrivere) "non ci sono più le mezze stagioni" mi sembra semplicemente stia slittando un po' il tempo. Che in fondo nei tempi antichi si seguiva la luna e le temperature e non si pianificava di certo il giorno e l'ora per i festeggiamenti.

Su tutto però ribadisco i miei ruggiti: a me il caldo non piace anzi mi fa proprio cagare. Sudo pure a dicembre con la neve. Luglio e Agosto sono per me una anticamera degli inferi. Se non è mare per me è stasi, fatica, acquitrino indossato.
Quindi per me essere adirato è normale in questi giorni poiché scorrono le ore nell'anti - me. Ma amo l'autunno, i colori di mille sfumature della caducità delle vite nel susseguirsi del rinnovamento. Amo la pioggia ed il vento, le intemperie... fate nevicare poi e sarò un bambino!!!! fare a pallate di neve a mani nude, tagliate, bloccate, ma oh! che gioia!

Non mi lamento del caldo, ma non lo amo. Non mi lamento del freddo e tantomeno della pioggia (salvo fumetti o libri in uno zaino di tela, ma è un caso), che invece adoro.

Qua invece se la vita non è condizionata è una lamentela continua: troppo caldo, troppa luce, troppo umido, troppa pioggia, troppa neve, troppo nuvolo, troppo esposto ad est... Che due palle!!! Spero l'umanità vada a crepare in un clamoroso serbatoio a temperatura controllata a vita e mi lasci il bello di fronde slamastro e grano bagnato.
Inoltre a tutti quelli che invocavano l'estate: gioite adesso perdio! non lamentatevi come quando invocavate a Novembre l'estate perché pioveva. Su tutto, pre favore, sparatevi. Prima nelle rotule, poi allo stomaco. Quindi state lì e attendete la fine che dolorosamente vi spetta.
Grazie!


Ahr ahr ahr ahr!!!!
Cordialmente vostro

mercoledì 24 agosto 2011

unidirezionale

La vita va avanti. La vita di tutti, anche la mia. Solo che credo così poco nelle mie capacità e ho così poco interesse nel primeggiare, nel fare le cose per me stesso, che lascio i passi importanti al palo, immobili.

Così perdo momenti importanti, miei e altrui; così mi scappa ancora la vita di sotto e quando stringo per un attimo ottengo solo ustioni sui palmi, ché la vita scorre veloce qui accanto.
Non ne posso più di tenermi eterno spettatore dei momenti degli altri, di essere ai margini dei ricordi di quasi tutti, di provare nostalgie per chi forse nemmeno mi ricorda più o poco più che una macchietta...
Vorrei tanto rivedere e reimpastare le mie priorità, ma non riesco a prescindere da me stesso e fiunisco per scegliere la strada più comoda dell'autocompatimento.

A fuoria di sognar di quando spiegherò le ali cresce in me il timore di stare disimparando a volare.

martedì 23 agosto 2011

sfogo inevitabile

Non avrei voluto scrivere quel che sto per scrivere, davvero, ma il fremito lungo la schiena che mi pervade è irrefrenabile. Non ho qualcun cui telefonare al volo per sfogare questo senso tra lo schifo e l'indignazione. Lo faccio qui.

Gira voce da tempo che aziende e affini spiino i social network e internet in genere per valutare le persone da assumere, finendo col mescolare gli aspetti privati della vita con quelli lavorativi. Competenze che non sempre, anzi quasi mai, dovrebbero venire a toccarsi.

In fondo cosa uno faccia al di fuori del lavoro sono fatti privati e non dovrebbero andare a minare la valutazione di una professionalità che, a discapito delle eventuali nefandezze private, potrebbe essere irreprensibile.
Tuttavia devo ammettere di avere dei limiti e non averne altri. Così se mi ritrovo a capitare sulla pagina di un vecchio amico per degli auguri di genetliaco scoprendo che riceve "camerateschi auguri" e festeggiamenti a "duce" e "camicia nera" rimango non poco perplesso.
Perplesso della sconvenienza, visto quanto detto sopra, ma anche perplesso di come possa ancora usare un saluto e una complicità che oltre che potenzialmente pericolosi, visto come il tema viene inteso spesse volte qui in Italia, risultano anche un poco anacronistici e fuori luogo. Perché inneggiare a qualche fede per augurare buon compleanno? Fosse anche una squadra di calcio o una divinità delle tante tra gli uomini domando: che c'entra?
e non trovo risposta plausibile!!!

Peraltro mi trovo stupito di me stesso di pensare che allora forse non ha torto chi valuta preventivamente sul web. Non avrei problemi con persone dalla sessualità variegata od aperta, ma penso ne avrei con estremisti di qualsivoglia religione, così come di invasati generici o specifici. Se dovessi assumere, penso vorrei avere al mio fianco persone aperte al dialogo e disposte a mediare e quasi certamente partirei prevenuto verso certi estremi di vita e filosofia. Contestualmente eseguirei a mia volta una scrematura basata sul non dialogo e la chiusura mentale, cadendo in contraddizione.
Che fare dunque? è giusto abbandonarsi al preconcetto così da scremare abbandonando l'imparzialità, ma andando a ricercare persone più affini a certi approcci ideologici? Sarebbe invece più equo trascurare questi dettagli e concentrarsi sulla professionalità e basta?

So solo che certi discorsi li aborro a sufficienza da non volermici trovare e so anche che certe esternazioni mi provocano orripilazione del pelo sistematicamente. Il mondo mi diventa sempre più incomprensibile. Una delle poche cose che capisco è che mi diventa sempre meno gradito trovarmi di fronte a situazioni simili e soprattutto a dover cercare anche solo per un attimo di capire.

domenica 21 agosto 2011

privazioni

Ci sono persone con cui condividiamo molti momenti, periodi interi a stretto contatto addirittura. Convivenze scelte o forzate che ci portano a dividere il tempo assieme anche quando potresti pensare di non volerlo.
Pesone o situazioni insomma che pensi tireresti un sospiro di sollievo quando sopraggiunge il distacco.

Poi invece ti scopri perso. Sin dai primi istanti la distanza presa pare troppa, qualcosa per cui avrebbe molto senso permere indietro veloce sul mangianastri del tempo, se mai ne esistesse uno.
Si può scoprire talvolta di sentire una mancanza clamorosa ed opprimente sin da subito quando ci si stacca da persone con cui tutto scorre così naturale e quasi scontato che penseresti di trovare una variazione alla routine e con essa sollievo. Invece no. E' solo mancanza, senso di oppressione che pigia sul petto, come una palla in gola che gonfia e fa trasalire e sudare gli occhi. Nostalgia, malinconia...
Non si è portati a dare il giusto peso alle persone d'intorno e ci si trova a capire quanto qualcuno conti davvero per noi solamente quando si allontana da noi, quando non si sta così bene come si immaginava o come raccontano, o si vuol far credere...

Quando qualcuno manca così tanto ed inaspettatamente, quando non è un luogo o una frase a ricordare un legame ma è la non presenza concreta di quel legame a indurre tal sentimento, allora si dovrebbe constatare che si tratta di famiglia: quando manca la presenza di qualcuno solo perché è perfettamente giusto così, che si stia assieme, che si divida una vita si è di fronte a persone talmente importanti da sentirsi a casa; si è una famiglia. C'è chi famiglia non capirà mai cosa significhi e cosa comporti, ma per chi può capirlo ecco la riflessione: Se condividi l'esistenza con qualcuno sentendolo così vicino a te quello è un legame equipollente a quello sanguigno. Tienilo stretto e amalo.
Talvolta ovviamente la famiglia che si ha attorno, creata dalla vita, negli incontri, nei legami è la stessa unita dalla genetica. Talvolta è affinità, talvolta è ingranaggio. Qualunque famiglia abbiate intorno non dimenticate mai di apprezzarla: potreste scoprire quanto l'amate un attimo troppo tardi...

Grazie alla mia famiglia, mi ritengo un privilegiato ad avere legami da sentire talmente solidi.

venerdì 19 agosto 2011

pianificazione

In certe professioni, in un mondo tanto frenetico, è fattore essenziale per sopravvivere ed incastrare tutto.

Ma nella vita le pianificazioni, le aspettative, quasi tutti i castelli in aria che un sognatore si costruisce finiscono per crollare o per lo meno non collimare. E' raro le cose vadano esattamente come ci si era immaginato.

Beh, nei giorni ho imparato una lezione preziosa: é bello così.

E' bello perché alla fine questa è la vita, il suo spettacolo: la sorpresa.
Se si riesce ad apprezzare le sorprese, a non lasciare da subito spazio alla delusione e non mettersi immediatamente a confrontare... se ci si offre l'occasione di vivere la realtà e lo si fa dalla giusta prospettiva si può incappare in grandiosi sorrisi, in attimi ancor più preziosi.

La vita talvolta è uno scrigno ben più ricco di quanto si sappia vedere. Sarà che è incrostato di merda, ma a sapersi svegliare col piede giusto si può trovare la voglia di raschiare.
Mi rendo conto che spesso sono stato io stesso a voler notare l'aspetto fallimentare delle vicende piuttosto che scorgerne l'aspetto piacevole; parimenti sono spesso io a vedere un aspetto divertente o piacevole in cose che per altri sono pratiche da sbrigare.


Insomma, è certamente lecito voler tenere sotto controllo qunato più possibile ciò che ci circonda, come una gigantesca marionetta con centinaia di fili da tirare. E' tuttavia sconveniente pretendere che ogni filo si muova solo secondo la propria volontà e soprattutto non siamo autorizzati a coinvolgere la realtà con la nostra fantasia, paragonandole. I nostri ideali forse dovrebbero servire da stimolo, obiettivo e spunto; mai usare la mente come termine di paragone.
Dovrei scrivermelo su tutti i muri di casa...

domenica 14 agosto 2011

recenti scritti

Negli ultimi post scrivo ambiziosamente di risposte.

Non vorrei venir travisato, quindi brevemente chiarisco. Non è certo intenzione di chi scrive offrire risposte che vadano bene a tutti, anzi non è certo intenzione offrire risposte. Le risposte di cui nei giorni addietro non sono proposte con l'arroganza di qualcuno che crede di avere le risposte per tutti o le risposte giuste.
Ho scritto, trascritto, alcune delle risposte che trovo alle mie domande; a domande che con anime affini ci poniamo per stimolare una ricerca continua dell'amore, dei sogni, delle commozioni che rendono speciale una vita.
E' un confronto volto a tenere alta la curiosità e viva la concentrazione. Non arrendersi dal cercare, dal sognare di trovare.

Le risposte sono state una risposta pubblica e rileggibile ad alcuni di questi stimoli. Rappresentano il mio pensiero a questo punto del cammino, la media pesata o quasi delle esperienze fin qui.
Lungi da me voler spiegare agli altri elementi di una vita che a stento riesco a capire io! No.
Ma come tutti ottengo elementi di giudizio e su quelli mi baso per andare avanti, via verso il passo successivo e quello ancora dopo.

Se poi qualcuno trovasse condivisibili alcune parti del mio pensiero e ne traesse spunto per portare avanti il suo personale cammino, beh! sono contento di aver aiutato qualcuno.

Ma tutto questo, ancora, è un corollario. Queste pagine virtuali raccontano parte delle mie vicende e dei miei pensieri. E' la mia finestra sul mondo aperta per voi. Nessuna pretesa che sia la vostra finestra nè lo diventi.

sabato 13 agosto 2011

meaning of life???

Mi è stata posta la domandona in merito. Trascrivo le supposizioni uscite giusto per dare spunto a qualche conversazione.
Per questo post di ferie è gradita, anche postuma, la dissertazione.


senso della vita, se fosse così facile capirlo o meglio definirlo saremmo a cavallo!

Non saprei dire quale sia, so che mi affascinò un libro di Richard Bach in cui si parlava di più vite (diciamo dando per buona una teoria compatibile col multiverso "a schiuma") durante ognuna delle quali c'era un qualcosa di nuovo da imparare per la nostra anima: una volta l'amore, una volta il dolore, una volta a parlare alle folle e così via...

Personalmente credo che sia sbagliato l'articolo determinativo: non penso esista IL senso della vita, univoco, assoluto, universale credo però fortemente ognuno possa dare un senso alla propria di vita. In tal caso, allora, il senso della vita sarebbe trovarlo.

Per quel che riguarda la mia vita attuale ho sempre pensato la cosa da imparare fosse riguardo ai legami personali, incontrare la mia metà (so che c'è, fin da piccolo). Ma forse è vero il contrario, quello è un prerequisito e dovrò imparare a perseguire me stesso anziché l'essere accettato dal prossimo.
In tutto questo vagare ho scelto come senso prevalente nel mio esistere quello di collezionare emozioni e di mettere passione in ogni cosa facessi, sia pure preparare uno scherzo o organizzare una cena: dare il massimo sempre, metterci il cuore.
Usare il cuore se tocchi un albero o ti ci arrampichi, usare il cuore quando vai a pesca, usare il cuore quando tratti una persona o un animale; ringraziando sempre perché è nutrimento, sostegno, interazione.

Sto cercando d'imparare che la mia forza è insita in tutto ciò che mi è intorno e solo poi in me.
... e forse è questo il senso della vita (uno dei): vivere sentendosi in armonia.

giovedì 11 agosto 2011

stars

Ieri era San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti.
Secondo tradizione, si può esprimere un desiderio per ogni "stella" e questo si realizzerà.

(rights for the song and the singers of their own)


Ora, ho sempre creduto che se un desiderio lo esprimi intensamente e ci credi, questo prima o poi si vedrà concretizzato. Non so quanto conti davvero il fattore pezzo d'asteroide che s'incendia a contatto con l'atmosfera, ma a me è capitato più volte. Penso sia fondamentalmente una questione di dedizione: se il desiderio espresso è qualcosa di davvero realizzabile e qualcosa in cui si crede, saremo noi stessi a tentare di farlo avverare. Al più ci potrà essere una forma di magnetismo etereo che ci aumenterà un poco le possibilità di concretizzazione. Come dire, se perché un sogno si realizzi serve il 50% di fortuna, beh! magari la stella cadente ci dona quel 5-10 % in più che non guasta mai.


La cosa invece che più mi preme vagliare nasce da FaceBook, questa nuova trappola per vite, una frase di un Fb-friend: "stanotte proverò a vedere le stelle cadenti, chissà se riucscirò a vedere tante stelle quanti sono i miei desideri".
E' bellissimo avere dei desideri.
Ma leggendo quelle parole sono stato assalito dal dubbio: abbiamo davvero così tanto bisogno di traboccare di desideri?
Se il desiderio è la necessità di qualcosa, allora sperare di vedere stelle a sufficenza è sintomatico di mancanza di pressoché tutto. Possibile?
LA civiltà ci rende sempre più schiavi delle necessità ormai. Ma cosa è realmente necessario?
Ho sempre pensato non ci fosse limite al perfettibile ma che di fondo servisse poco per essere a posto: giusto la felicità. Di certo non si trova nelle necessità da stella cadente specie se se ne hanno tante. Trovo anche pretenzioso avere una lista di desideri quando già troverei meraviglioso se ne avverasse uno.
E' una deriva dei sogni questa ormai, dove probabilmente si sogna il 42" fullHD anziché delle ali per volare sui paesaggi ed inebriarsi di vento e paesaggi.

Stiamo a naso all'insù colmi di desideri senza focalizzarci su quanto di buono abbiamo già. Siamo in balia delle onde in direzione dell'isola di Mediocrità?

... ed io? quanto prossimo alla costa sono?

mercoledì 10 agosto 2011

altre risposte

o meglio una e consta di un dettaglio.

Ci penso e ripenso; ci ho pensato tanto a lungo. Alla fine, quando si parla di compagna, ci si infatua di persone diverse, talvolta distanti, qualcuno da cambiare. Un confronto: se ne può risultare dominanti o sottomessi ma pur sempre di quello si tratta. Per avere qualcosa in più io voglio accanto una persona come me. Non alludo a stesso carattere o tipo di vita. MI rivolgo al profondo: una persona con sogni ed ideali, principi che siano capisaldi e che siano condivisibili.

Le infatuazioni ci arricchiscono. Impariamo moltissimo dai confronti e dalle ferite, ci obbligano ad un confronto con ciò che non ci appartiene in uno scambio d'esistenze e noi lavoriamo per mediare e trovare compromessi. Ferite, ferite... ogni cicatrice una lezione. Ma qualcuino con cui dividere il resto della vita non sono certo potrebbe essere così. Bisogna essere mossi dalle stesse finalità e da ideali simili. Inoltre vorrei qualcuno che sia almeno al mio stesso livello di vita, come stimoli, come obiettivi. Ho così tanti sogni ed idee che divengono preoccupazioni. Ecco, mi serve accanto qualcuno capace di farmi rinsavire ogni tanto, ma che passi gli altri giorni a sognare con me. Ognuno i suoi desideri, ma entrambi sempre con lo sguardo all'orizzonte.

Per costruire una famiglia e perpetrare la specie, la "stirpe", serve qualcuno a cui ti sentiresti di affidare l'educazione dei tuoi figli con la fiducia che un domani guardandoli ritroveresti in loro le stesse scintille di vita che avresti profuso in loro a tua volta.

In questo senso cerco "qualcuno come me". Penso sia l'elemento di maggior valore desiderabile in un partner.

sabato 6 agosto 2011

answers

Questo post arriverà diversamente ad ogni persona che leggerà, sappiatelo sin d'ora. Ricevete quel che viene.

Ci sono ricerche per cui si potrebbe investire una vita. Sono ricerche che possono concludersi con una disfatta, spesso.
Contestualmente si vive d'ebbrezze e slanci. Ci sono turbini incantevoli, Vortici per cui non si brama altro che perdercisi, farsi trascinare via dimentichi di sé. Talvolta si rotea talmente forte da raggiungere l'ottundimento della razionalità. Talvolta si rotea così dolcemente da produrre melodie splendide come un'oboe approcciata con maestria.

Per capire cosa davvero si vuole cercare talvolta bisogna porsi delle domande diverse, avere forse il coraggio di provare a demolire quello in cui si è sempre creduto o a ricostruire quanto si era devastato. Certe domande servono a vagliare la forza di noi e dei nostri ideali. Conoscerci meglio.

Nella mia ricerca, nel mettere a fuoco alcune cose mi interrogo su tutto. Da bambino sognavo accanto una persona con cui condividere tutto: sostegno vicendevole nei giorni, un incastro che rende ogni giorno una novità da scoprire e magari affrontare assieme. Nella tarda adolescenza questo desiderio, questa visione è stata affiancata dall'idea che la scintilla dovesse essere un innesco viscerale e appassionato che asservisse il sé al partner.
Dedizione completa e incastro perfetto: una meraviglia.
Teoricamente.
Sì, perché la dedizione rischia essere eccessiva in certe persone. Come può allora funzionare una macchina a due se uno dei due ingranaggi è talmente dedito da essere smussato, liscio, privo di appiglio? O lo si è entrambi e si funziona come una frizione oppure non c'è davvero l'incastro.

Cosa voglio?
Qualcuno di cui esser fiero e che sia fiero di me. Un sorriso al mattino che dia il coraggio d'affrontare il quotidiano, che trovi in me l'abbraccio a cui scaldarsi all'arrivo della sera.
Mutualità.
Essere felici. Semplicemente. In due.
Una coppia credo funzioni davvero quando lavora così: nessuna prevalenza fissa, si rema a turno o assieme. Come su un tandem si coopera e ci si può sempre dare il cambio alla guida.
Se ci si può dir tutto, se si è felici assieme senza sforzo per esserlo, se non si percepisce sacrificio, se ci si sente compresi, se si vedono i difetti e si ride con essi anziché irritarsi, se...
Se tutto funzionasse così, se tutti i se di cui la fantasia è capace trovassero conferma, se l'ingranaggio fosse completo e funzionante ma mancasse solo quella scintilla irrazionale, se...
E' possibile escludere a priori un elemento o l'altro della visione, della ricerca? e a posteriori?
Una scintilla su ingranaggi sbagliati urla dentro, genera frustrazione. Sono dubbi che non si vogliono notare, talvolta in sembianze di "cambierà". Ingranaggi giusti senza scintilla invece lavorano incessantemente con grande dolcezza, nessuno stridore.

Credo in nessun caso si debba scordare che l'obiettivo sarebbe la simultaneità.
Ma è anche vero che tutto ciò che non lo é (e si può sapere solo alla fine del viaggio questo) è ricerca. Bisognerebbe tenere a mente che focalizzarsi solo su un elemento dei due è arroccarsi su posizioni fisse. Testardaggine poco produttiva per chi compie le sue ricerche nell'anima.


Ci si può pensare o abituare a sentirsi lottatori. Grande è la gratificazione per qualcosa per cui ogni giorno si lotta, si combatte. Sentirsi precari: trascorrono i giorni nell'incertezza ed ogni conferma è fluire di sangue in vene che per un attimo sembravano inaridite. Una vita a singhiozzo.
La gioia di qualcosa che si percepisce come costruito assieme è immane, imponente. Felicità. La parte egoistica e ammaliante della scintilla.

Essere felici. Semplicemente? In due?



La sorpresa talune volte sta nella temporalità e nell'imponderabile. Ecco così comparire la scintilla successivamente, quando ormai la macchina già è montata e a regime. Arriva un overboost che spinge più forte ingravidando le vele mentre si solca la vita. Ci si manca, ci si desidera, ci si preoccupa per niente e...

E arrivi ad intuire che fin che il viso accanto a cui ti svegli la mattina ti dona un sorriso che dura fino al mattino dopo o all'ansia scalpitante di rivederlo a sera, ultimo riflesso prima del buio, fin che ti scopri ogni momento felice è semplicemente felicità.

Essere felici. Semplicemente. In due.








nota: a pelle, manca una conclusione. Una conclusione, almeno, propriamente detta. Benché questo post supponga trovare risposte a domande inespresse qui, le stesse non vogliono essere una chiusa del dialogo. Non v'è pretesa alcuna di ragione finale. E' una riflessione, un check point durante la perlustrazione. Perché talvolta ci poniamo dei confini, dei limiti. Superarli è parte integrante del cercare. Tentare nuove vie.
Un mio professore sosteneva che un buon ricercatore si mantiene sul seminato e aggiunge un tassello al limite precedente. Concordo. Ma questo è vero solo relativamente al perpetrare una strada. La rivouzione vera si fa con due cose: fortuna, coraggio di osare. Una volta accomulata la debita esperienza bisogna tirare fuori le palle e vedere oltre cosa c'è.

Ho cercato e trovato alcune risposte. Il risultato non sono altro che nuove domande. La ricerca continua. Le scoperte continuano, magari in un ingranaggio...












PS: quarantadue.

venerdì 5 agosto 2011

alza la testa

e guardati in faccia, in quello specchio. Sii onesto e ammetti la verità.

Questa canzone dei PLain White (loro i diritti di testi e musiche nel video)



non c'entra del tutto con quel che voglio dire ma la prima strofa offre uno spunto interessante fino al ritornello.


C'è sul blog un mantra, un proverbio cinese: "se hai vissuto saggiamente morendo non avrai rimpianti". Letto su GoldenBoy, fumetto di Tatsuya Egawa, e per me memento giornaliero, come alcuni follower già sapranno.
A me piace maggiormente interpretare questo mantra ribaltandone l'ordine di letture Ovvero " se al momento di morire non avrai rimpianti significherà che avrai vissuto saggiamente". Certo, più che nessuno rimpianto, credo sia più verosimile parlare di pochi. Ma insomma, si tratta pur sempre di un proverbio e la sintesi è quantomeno necessaria, altrimenti si sfocia in una pantomima di "lettera ai Corinzi" di cui si fa volentieri a meno.

Ora, per tornare alla canzone, "devi guardare in faccia alla realtà - devi renderti conto che non è altro che un tuo sbaglio" e poi " avresti potuto", "non serve guardarsi alle spalle".
Ecco queste parole credo siano fondamentali riguardo alla saggezza del vivere di cui sopra.
E' fondamentale essere oggettivi ed onesti. Verso di sè, verso gli altri. Trovo prezioso essere consapevoli delle proprie scelte ancor più che essere coerenti con esse.


Di scelte ne ho compiute infinità, di continuo: ogni passo, ad ogni istante, compiamo una scelta. Tra tutte chi sa quanti errori!
Io di certo moltissimi.
Molti perpetrati ancor oggi; molti inavvertitamente, involontariamente.
Ho sempre cercato di agire per il meglio od almeno nella tentata consapevolezza che quella scelta fosse la cosa migliore al momento. Non è mai venuta a mancare la buona fede. Ho cercato in tutti questi trent'anni di errori di valutare pro e contro di tutto, di pensare in anticipo, anche (megli ultimi anni, soprattutto). Tanto da sentirmi dire che mi preoccupo troppo, che sono un paranoico. Vero talvolta. Spesso inesatto: cerco di sapere cosa sto facendo, sempre. In modo da averne coscienza e potermene assumere la responsabilità.
Ho sempre una scusa pronta, ma raramente è uno scarica-barile; spesse volte mi capita di aver già fatto una analisi preventiva e sapere quale fosse il punto debole in anticipo. Alcune volte lo cerco.
Questo però è solo una assunzione di responsabilità soggettiva. Non è esente da ferire o compiere errori. Se ne fanno, non smetteremo mai.
E' giusto tenere a mente che per ogni sventura avremo sempre qualcosa per cui domandarci "e se?" e ci sarà sempre un qualcosa per cui attribuirci la colpa. E' quasi sempre colpa nostra (quando non è comodamente "di Teddy"), potrà sempre essere andata diversamente.
L'importante credo sia non solo averne coscienza ma saper trarre da questo la capacità di rassegnarsi ed andare avanti, senza tanti ripensamenti o dubbi ma con piuttosto il desiderio di porre rimedio, quando possibile.

Si può investire energie nei rimpianti per la strada percorsa oppure le medesime energie possono impiegarsi nel ricostruire quella da venire.