sabato 10 luglio 2010

favourite one!

Tra le specializzazioni che più mi interessano per il mio futuro una è certamente l'anestesia. Decisamente non adatta a me e per questo sfida più interessante. Conoscenza mnemonica minuziosa dell'utilizzabile tutto... non è da somaro della classe. Eppure è affascinante riuscire a tutelare un essere vivente da tutte le problematiche proprie o eventuali di un intervento chirurgico, dal dolore alla morte.

... giocare d'anticipo in una partita a scacchi di cui molto si può prevedere ma mai tutto... costruire un mosaico d'acqua...


Se mi chiedessero quale sia lo strumentario che preferisco in campo anestesiologico non avrei dubbi a scegliere.
Premetto che si tratta di una scelta romantica che poco ha a che vedere con la funzionalità e la praticità reale (dove probabilmente sarebbero un Doppler e un capnografo a farla da padroni).

Lo strumento che più mi appassiona è lo stetoscopio endoesofageo. Strumento semplice ed economico costituito da un tubo alla cui apice è posta una membrana, sotto di essa il tubo reca dei forellini che permettono il transito d'aria; alla parte opposta del tubo si trovano le orecchie dell'operatore.
Questo stetoscopio viene infilato in esofago durante l'anestesia fino a fermare la membrana all'altezza della base del cuore, praticamente accanto all'uscita dell'aorta.
Qui, in centro del torace, si è collegati col cuore e i polmoni del paziente in anestesia: il primo motore delle funzioni vitali.
Nei momenti poi in cui l'anestesia diviene più profonda ed il paziente non respira spontaneamente chi gestisce l'anestesia deve ventilare manualmente il suo paziente...

Bene, è in quel momento che con lo stetoscopio endoesofageo si sente il prodotto del soffio delle proprie mani, si segue il battito, si ausculta la ventilazione. In quegli istanti non si tiene semplicemente tra le dita, ov'è il pallone respiratorio, e nelle orecchie una vita ma la si condivide appieno respirando per questa... quasi con essa.
Non è questione di responsabilità, ma di fascino. Di rilevanza esistenziale per il condividere un momento tanto vitale per una creatura come il suo stesso respiro.
Infatti il momento più potente, quello che mi sbalordisce ogni volta è quello in cui compare il primo respiro spontaneo. Intenso come una inspirata forte e bramosa quando si riemerge alla superficie dell'acqua dopo un'apnea protratta; identica energia.

Non so quanto questa mia parentesi professionale possa aver colto nel segno e certo non posso pretendere molta condivisione da professionisti del settore che probabilmente saprebbero percepire il fascino di macchinari per me forse troppo complessi da essere intuiti. Quello che spero è di aver condiviso con voi l'insieme di quei fugaci istanti che rendono la vita percepibile nella sua grandiosità.

giovedì 8 luglio 2010

To Bibi

Da anni, pochi in realtà, cinque o sei, ma tanti ormai che non so contarli né percepirli la sola presenza fissa, costante, profonda nella mia vita è un solo essere vivente soltanto.

Ci siamo raccontati, ci siamo percorsi in ogni singola sinuosità, ci siamo compresi. Senza parole.
Beatrix è la mia gatta. Per molti un gatto è un animale infido e solitario. Per me è un mammifero dotato di grande orgoglio e autonomia, proprio come una persona. Forse è questo il motivo per cui tanti hanno difficoltà a relazionarsi ai felidi: non sanno nemmeno relazionarsi alle persone!!!
Talvolta addirittura è stata molto meglio di tante frequentazioni e conoscenze.

Non ho mai ringraziato Bea per tutti questi giorni assieme. Voglio farlo stasera in cui la sola a cui confiderei certe lacrime sarebbe lei.



Da tempo avevo questa canzone in mente. L'avevo già postata parlando dell'amore. Credo qualcosa voglia pur dire e credo anche sia possibile sia proprio una forma d'amore.

Bea è stata al mio fianco sempre in questi ultimi anni: malumori, giochi, fallimenti, sogni, orgasmi, pianti, litigate... Sempre. Prendendo sgridate anche quando il danno prodotto era solo per distrarmi da quel "chiodo fisso" che mi rodeva il fegato. Ascoltando confidenze comprese tramite pelle e strofinamenti e non a parole.

Ho imparato tantissimo dalla mia vita con un gatto. Se oggi riesco ancora a trovare la voglia di guardare al mondo con curiosità è perché anche quando me ne stancavo c'era Bea a mostrarmi il calore del sole, l'aspetto ludico di una zanzara, a scaldarmi le spalle col freddo a darmi affetto e complicità quando mi sentivo in volo libero in un baratro.

Bea ha condiviso con me la sua vita e la sta condividendo ancora. Averla a fianco la sera quando varco la soglia di casa è una consapevolezza che mi fa tornare a sorridere anche quando non me la sentirei ed anche se è soltanto un gatto è la femmina più meravigliosa che mi abbia mai atteso e coccolato, perché mi ha donato quanto di più prezioso al mondo: la sua esistenza, scegliendo di dividerla con me.

Grazie Bea.