lunedì 15 febbraio 2010
insonnie
Sono tornato per un po' al mio paese natio. Bello.
Tuttavia ci sono svariati, vari, variegati, avariati pro- e contro- a queste situazioni. Ne elenco un po' in ordine sparso prima di giungere al punto focale:
- essere a casa tutto coccolato da genitori che non ti vedono da molto fa sentire al sicuro. Non giova alla linea ma permette di leccarsi le ferite;
- essere a casa tutto coccolato fa sì che anni e anni trascorsi da solo risultino vani e inesistenti: eri un inetto poiché bambino, sei ancora un inetto poiché affettivamente bambino. Litigare con un padre coi normali acciacchi per l'età su chi debba portare le casse dell'acqua in casa dalla macchina non ha prezzo (per chi assiste allo spettacolo), per tutto il resto è una bella orchite.
- i costi: abituati ai costi di una città per studenti toscana (cara ammazzata e scortese) la vita di paese è economicamente e umanamente una pacchia!!! Le persone ti parlano, ti sorridono, spettegolano. Potrai soffrirne l'adesività (certificata bostik, eh!) ma non troverai mai sguardi diffidenti da subito.
Monetariamente poi... qui con 10 euro ti danno supplì+crocchetta+frittumiVari+bibita+pizza a volontà; a pisa con 10 euro se va bene fai tramezzino+coca+caffè+dolcino al bar.
- la dimenticanza maxima: se da adolescente non vedevi l'ora di uscire di casa ed essere non dipendente da certi discorsi e paternalismi un motivo c'era! Ecco, difficilmente sarà scomparso.
- gli amici: rivedere gli amici di un tempo per più di una sola singola cena è davvero ritemprante.
Ora, dopo queste stravaganti digressioni arriviamo al punto del post, ovvero le insonnie del lunedì.
Già, perché delle persone ritrovate una su tutte ho avuto modo di rivivere.
Dal primo lunedì di gennaio ho avuto il cuore che palpitava di fronte alla ricomparsa di una jaguar in mano ad una certa persona.
Ritrovare le sintonie di cui ho scritto più volte è sempre una bella sensazione, ma riscoprire alcune sfumature che avevo perso tra i ricordi mi ha esaltato. Gli SleeplessLullaby hanno sempre, dalla prima suonata assieme, trovato intesa non solo negli occhi e nelle note ma anche nelle mani. Insomma uno sapeva seguire l'altro e viceversa semplicemente guardando le mani e sentendo la struttura armonica. Inoltre hanno sempre mantenuto una vena creativa votata all'improvvisazione. Non abbiamo quasi mai divulgato nulla, eppure siamo pieni di giri, assoli, testi più o meno compiuti creati estemporaneamente. Non ne avevo memoria così forte ma me ne sono accorto subito in questi due mesi ormai: dalla prima sera il ritrovato chitarrista ha portato un pezzo nuovo "Oh! suonando senti che ho trovato" trovandomi casualmente con un giro di basso che, sempre casualmente, girava sulle stesse note della chitarra.
Intesa oltre spazi tempi e intenti. Siamo semplicemente due amici che dialogano a note e discorsi semiseri. Il lavoro non permette più di saltare il sonno completamente, ma l'affinità è intatta.
Credo nell'amicizia fortemente, quindi non dovrei essere così stupito. Eppure ritrovarsi a distanza di tanto tempo con le mani poco allenate e suonare senza il minimo problema, come se non ci si vedesse dalla sera prima è una sensazione decisamente potente, che regala conferme di legami in cui pochi credono.
Narrarsi senza filtri, emozionarsi e appassionarsi. In un mondo di soldi questi sentimenti sono il mio più caro tesoro.
Bentornate insonnie!
martedì 8 dicembre 2009
nebbia negli occhi
... é un passo di una delle canzoni del periodo più felice della mia vita. La suonavamo e cantavamo col mio chitarrista. Credo renda come nessun'altra alcune sensazioni e pensieri che condividevamo: le notti al lume di una lampada puntata su una scrivania o verso il pavimento... un angolo nel buio da cui intravedere sogni e fallimenti... una persona accanto senza capire come potesse ricambiare... ed una finestra da cui il mondo oltre il vetro è un quadro sfumato e impreziosito dalla bruma.
Il senso di vuoto, la sensazione di aver tutto condividendolo.
Il futuro era alle porte, un tuffo nell'ignoto dei sogni era la sola prospettiva, il portone che stavamo per spalancare. Amavamo i loro sorrisi assopiti. La pioggia nitida alla luce gialla dei lampioni era un incanto. Era voglia di raccontarsi; eravamo incertezza.
Ma le note... quelle riuscivano a parlare per noi. Di noi.
Buffo come le note di una canzone altrui dica di qualcuno che la interpreta. Il volume dell'amplificatore, il modo di premere una corda, il suono che si cerca, il sorriso che si ha durante... sono uno specchio d'acqua increspato dal vento. Se ci guardi dentro puoi vedere la luna. Se lo ascolti senti la voce di un'anima.
Questo eravamo, e siamo. Saremo.
giovedì 26 novembre 2009
sensazione
Provo da autodidatta ad intessere note sulle corde di un basso.
Nell'ultimo anno sono riuscito a realizzare un piccolo sogno: un 5 corde elettroacustico. Questo mi permette di suonare in qualunque momento ed in qualsivoglia punto della casa (o perché no del mondo intero).
Una cosa ho acuito negli ultimi anni, maggiormente da che ho la cassa armonica sul ventre: La capacità di percepire lo strumento che si scalda.
Riscaldarsi non serve solo alle dita, è una peculiarità della materia e pertanto anche dello strumento.
Via via che le dita scivolano e premono e tendono e rilasciano le corde queste si scaldano. I legni, le plastiche, le meccaniche... tutto entra in risonanza. Vibra letteralmente con i suoni emessi.
Il basso si scalda e da un iniziale retrogusto metallico dopo essersi scaldato la voce tira fuori i suoi colori di tramonto e notte.
La tastiera senza neanche accorgersene è come più accogliente. Le dita scorrono più veloci, i semitoni si mescolano con più sfumature mentre le corde sembrano più soffici. Sembra di carezzare una schiena. Sorprendere con dei brividi, scorrere ogni millimetro.
Non serve forza, non serve rabbia. L'intensità fluisce adeguata dalle dita comunque, è il basso stesso a darle il carattere che serve o a suggerire come carezzarlo ancora.
E' un momento di grande intimità: si è complici di sé stessi, del basso, della musica che fa da tramite. O incantesimo, anche.
Non saprei trovare una parola sola per descrivere una sensazione tanto appassionante. L'emozione che prende vita e fuoriesce senza bisogno di ragionamenti è qualcosa di sconvolgente, è una catarsi che non ritorna, come i sogni al mattino. Ma se quelli lasciano un senso d'amaro per il finale mancato, lo strumento ti lascia il suo calore nelle dita, oltre i calli, più del torpore. Sono le note... e quelle ti possono scaldare per notti intere. Chi è fortunato ne è scaldato per la vita.
martedì 20 ottobre 2009
desideri
Non è ben identificabile ma le permea, le fa fremere. Sensazione pruriginosa di attività da svolgere per necessità.
Sia produrre suoni o impugnare una penna o digitare tasti il pomeriggio è trascorso nell'impellenza di schiudere qualche petalo di corazza e far fuoriuscire i pensieri.
Non è necessità di comunicare ma voglia di filtrare. Sono in caccia di un argomento, di una nuvola, una stella, una tegola su cui frullano delle ali per posarsi...
A volte la capacità di guardarsi dentro è un'arma drammatica. "Se guardi nel buio, il buio guarda in te" e il colore dominante nella mia anima è quello proprio delle tenebre. I pensieri fuggono al controllo e vagano. Un gorgo fangoso erompe dagli argini dell'autocontrollo. Si spande.
Lacrime inespresse increspano il mio placido lago di routine giornaliera.
Non necessariamente il buio in me è da intendersi con accezione negativa poiché sostanzialmente è un motore. E' una pulsione intensa che spinge nelle vene il mondo sotto forma di note o inchiostro e mi trovo senza voce con la gola ricolma di grida.
Voluttuosa e ispirata, dannatamente capricciosa. Così vaga l'ispirazione oggi. Ascolto una canzone trovata sul tubo girando.
Poche righe del testo condivido, aborro il ritornello per me poco in linea col contesto delle parole e di minor impatto rispetto a strofe a momenti inceccepibili. Ma la base e il concetto di essere fuori della regolarità, con un senso della responsabilità non convenzionale ma forte, di avere un età distante dalla carta d'identità li so apprezzare. Come la necessità di dimostrare un giorno il mondo che non voglio scoprire o il credere nei sogni e in una giustizia che prima o poi restituisce a chi di dovere.
Ascolto mi lascio cullare finisco per digitare sillabe che trovo perfette per "Melodia per urla sopite".
Spiccata voglia di inchiostro. Mollo la tastiera e inizio a scrivere. L'inchiostro che impregna la carta è una alchimia di sensazioni sottili: odore di buio dolce che segue all'acidulo di uno stelo d'erba mangiato sdraiati su un prato. La carta carezza più calda della luce che la irradia. Le dita disegnano i tuoi pensieri. Filtri la vita che la tua anima sta filtrando.
Torno al monitor, cambio canzone. Rimane il Rap. Non c'è melodia più adatta per scrivere. Non ricordo da chi già lo avessi sentito: un artista elencò ben prima di me gli usi di ogni genere musicale. Dal ballo al pensare, all'allenamento, al sesso, tra tutte il Rap era il prescelto per scrivere. Sarà il groove prepotente ma lento.
Passo al basso. Suonare per me è una cosa abbastanza intima. Nel farlo metto a nudo le mie lampanti lacune il più delle volte, mentre quando le mani intuiscono le note giuste a trasparire sono anche i sentimenti celati. Non amo svelare le mie albe più rare. In compenso nel silenzio in cui si perdono note forse geniali o attraenti posso ascoltare i miei sogni, lasciare che le dita mi raccontino di me.
Queste ore mi dedico a sentire.
Oggi è una parentesi di voluttà estrema. L'ispirazione si è impossessata di me senza destinazione precisata e mi ha coinvolto in un racconto di se stessa. Quando si è filtri non si sa davvero il risultato dell'emozione, se ne è solo spettatori in anteprima.
Questo è il mio buio. Così è come cala la sera sui miei impegni irrealizzati.
Questo post non ha alcun fine nè morale. E' uno scampolo, un intermezzo di pensieri in libertà: il racconto dei miei desideri in libertà.
mercoledì 26 agosto 2009
niente è perduto - nulla finisce
E' passata l'estate. E' stata intensa e importante. Per ricordare obiettivi, per riscoprire amici, recuperare un po' di sorriso e serenità.
In questo vagare indefinito mi sono imbattuto in questo video:
... il bordo è viola come la copertina di quell'album, i brividi sono come l'arcobaleno ed incolore assieme. Una scala di grigi infiniti che brillano come i più vividi colori.
Il primo pensiero è stato "l'avessi saputo avrei fatto follie per esser lì con le lacrime agli occhi ed il labbro nuovamente sanguinante" ma subito dopo ne è seguito uno più forte, imponente; prezioso, soprattutto.
Ho pensato che è la prova che non è mai certa una fine fin che la vita ci unisce e che anche quello che sembra perso negli anni, coperto dalla polvere del tempo, può tornare ed essere ancora intenso come prima.
La vita ed i sogni vanno a braccetto lungo il sentiero dell'esistenza. Fin che c'è l'una gli altri continueranno ad ardere alimentandone i sensi.
Questo post va ai miei sogni e a uno spirito notturno che ha dimostrato nuovamente che gli strumenti erano solo un tramite: quel che sono accordati son gli spiriti.
Spero tuttavia che un giorno tornino nottate possibili e gli entusiasmi divertiti di quelle note che facevano a brandelli il silenzio della notte con gli amplificatori sottovoce.
domenica 12 luglio 2009
così tanto per fare (op. cit.)
Stavolta scrivo solo per parlare di un video musicale che mi ha affascinato dall'età della comprensione (tardiva, molto, in me).
Il video in questione è quello di Close to me dei The Cure.
La musica da loro scritta è estremamente orecchiabile. Infonde un sottofondo di sorriso, anche. Quello però che da sempre ho trovato strepitoso è il pettine. Per carità, in registrazione è probabilmente uno xilofono o un sintetizzatore adeguato. Ma in me suscita un concetto incredibile: la musica è ovunque; tutto può divenire uno strumento.
E se in un libro di Baricco è scritto di un individuo che scopre in un temporale la più sublime delle sinfonia mai scritte, i The Cure ricordano che le infinite note che si possono trovare nelle sfumature di toni e semitoni possono nascere anche da strumenti banali.
Ricordo la prima volta che vidi il video: corsi in bagno frugando forsennatamente tra cassetti e ripiani per fare in tempo,prima che la canzone finisse.
Riuscii ad arrivare con anticipo sufficiente a trovare sul pettine che tenevo tra le mani suoni affini.
Che gioia!!!
Avevo uno strumento tanto grandioso così vicino e non lo sapevo!!!
Penso sia da allora che è radicata in me la convinzione che la musica sia anzitutto un veicolo comunicativo nato da un'empatia. Energia ritrasmessa. La tecnica è solo una proprietà espressiva. Proprio perché empatica la musica diviene esprimibile persino con oggetti di fortuna. O anche un sonaglio appeso a un marsupio troppo grande per essere definito tale.
Il senso e la morale di questo post non so trovarli, così come la chiusa.
Forse stavolta sta a voi farlo, magari riavvolgendo il video su youtube, mettendolo in pausa e procurandovi un pettine.
La musica è tutto.
Chissà perché ricordarmi una cosa simile nel mondo attuale suona come una bella notizia...
mercoledì 3 giugno 2009
have you ever
la sua ombra regala riparo da calore, vento o pioggia. Lungo la sua corteccia sono percorse vite.
Hai mi provato ad accostarti a un albero???
poggia le mani lungo i suoi fianchi e, chiusi gli occhi, sentire l'acqua e la luce che scorrono. Si mescolano.
Hai mai provato ad accostarti a un albero???
I suoi colori, i suoi suoni... è natura, è energia. Pace.
Albero la vita è dentro di te
crescerò senza capire il perchè
per quanto tempo ho vissuto
nascosto tra le tue foglie
per quanto tempo ho giocato
tra le tue braccia più forti
e soffro vedendo le tue foglie cadere
non posso sentire l'inverno arrivare
perchè?
Albero la vita è dentro di te
crescerò son forte ormai come te
e finalmente ti guardo
tu hai radici più forti
e finalmente ti ascolto
senza paura
senza paura
e soffro vedendo le tue foglie cadere
non posso sentire l'inverno arrivare
perchè?
Salire su un albero è un'esperienza che può essere molto intima e contemplativa. Fatta con rispetto qualunque attività o oggetto possono insegnare. Tendendo l'orecchio, magari...
Arrampicarsi consapevoli di star poggiando gli arti su un qualcosa di vivo; sapere che i frutti colti saranno un dono.
Tuttavia anche solo salire dopo aver studiato gli appigli e preso lo slancio, scivolato nel verde fino a trovare un ramo robusto e accogliente per cullarci. Contemplare.
Altre volte è un rifugio sicuro dai consimili o dalle insicurezze. Un anfratto dove rifiatare per prender lo slancio e reimmergersi nel quotidiano.
Hai mai provato ad accostarti a un albero??? A abbandonarti all'abbraccio dei sui rami e ascoltare??? Bisognerebbe provare. Ci si può scordare di tutto. Ci si può ricordare di Tutto. Se è abbastanza vasto ci si può anche ricordare della nostra condizione d'insignificanza, di parassitismo. Un albero può raccontare molto. Il guaio è che abbiamo disimparato ad ascoltare.
domenica 19 aprile 2009
Imperfetto
Tutti i blog di mia conoscenza lo hanno subito. Penso sia dovuto alle varie piattaforme GGGiovani, che hanno deportato altrove le utenze e le confidenze, per alcuni e del crescere, con gli impegni che comporta, per altri.
Io sono in sospensione più che altro per carenza di pensieri nuovi.
"Giro a vuoto" da mesi e rischierei di divenire ripetitivo. Dopo la fase della decisione drastica sono ancora all'inseguimento della risolutezza; una risolutezza costante nel tempo.
Intanto?
Intanto annaspo.
Sono in piena involuzione: mi sembra di essere tornato alle medie fisicamente e caratterialmente. La speranza che mi segue è che sia un inconscio tentativo di formattazione... di quelli in cui si fa tabula rasa per poi reinstallare il sistema base e cominciare rimettendo però stavolta solo gli aggiornamenti e i programmi giusti (almeno la maggior parte!).
Così barcollo tra fare le cose giuste senza pensare a niente e miriadi di pensieri. Mi rendo conto che alcune parti di me sono sotterrate a chi sa quale profondità melmosa. Altro avrebbe bisogno di finire ancora più giù...
Tra tutti questi pensieri alcuni non spariscono.
Nonostante gli anni che passano alcuni dubbi, alcuni capitoli, non entrano mai nei loro cassetti. Al più socchiusi, continuano a spandere il loro odore nella testa.
Spesse volte si tratta di persone, ma anche gesti o frasi o principi sanno creare stillicidi indelebili.
Ho sempre pensato che ogni e se? lasciatosi alle spalle sia infruttuoso e poco saggio. Il male che frequentemente ci si associa ne è riprova.
Tutto però ha diritto e opportunità di essere usato od osservato da molteplici punti di vista, anche personali. Questo offre a noi il privilegio di scoprire come render in sorriso quasi ogni ferita dello spirito.
Mai demordere. Mai cedere all'impulso di guardare solo malinconicamente e con dolore tutto quanto non si riesca a metter via.
Cercare e cercare ancora; cercare in noi quadridimensionalmente è la risposta.
L'attaccamento sembra un male, ma è manifestazione di un ricordo ed il ricordo,così come dubbi e rammarichi, sono prove di passione per qualcosa.
Cose fatte col cuore. Magari deluse o dalle aspettative inattese. Ma fatte di cuore.
Tutte queste parole le ho spese per una conclusione forse banale: aver capito che i dubbi che rodono ed erodono, le persone amate, i fallimenti, i rimpianti... ciò che non si mette via... Sono cose rilevanti. Tanto rilevanti da ferire e pertanto formare. Voglio imparare ad essere più grato a quello che mi perseguita, perché amare e sbagliare sono i migliori insegnanti che abbia; gli debbo rispetto.
Ne ho avuto prova lampante. Il mio attaccamento ad un'adolescenza svanita in una persona del tutto indefinita e decisamente mediocre rispetto a quanto avrebbe potuto ha saputo dimostrare le sue ragioni. Così a distanza di anni ci si riscopre ancora con le scintille del passato. Così gli sleeplesslullaby si sono dimostrati gli stessi. Mutevoli e mutati ma immortali nel legame... nel vivere i legami... nell'essere ciò che erano e sono: un legame.
Non sono mai riuscito a metter via il mio aspetto sonoro e dopo dieci anni questo è tornato a carezzarmi ancora, a scaldarmi.
A ricordarmi che tutto ha un perché, pure ciò che non si sa metter via.
"Adesso forse so perché io non riesca a metter via te"
domenica 15 marzo 2009
Tears of darkness part - 2
Coscienza di ciò nulla; è un vagar per valli mnemoniche di giustificazioni filosofeggianti il mio.
Dal niente al tutto in uno stesso cercare, perso nel niente ch'è nel tutto a rimpiangere tutto quel che era nel niente.
Il dubbio è sorto in modo estemporaneo, quando mi è stato fatto notare quel "pareva non ti mancasse niente". Vero. Eppure anche ora che ad arricchirmi non è più un tutto costante ma sono piccole individualità variegate riesco a trovarmi arricchito.
Purtroppo non sono più adattabile, comprensivo e felice come un tempo. Ma anche nell'ira trovo qualcosa che mi arricchisce come nei rifiuti. L'accidia, la viziosità... Ogni cosa al mondo di materiale o superficiale è divenuta apprezzabile.
Ho percepito anni la pece dentro me. Recentemente sto confrontandomi con la mia pece esteriore. Forse ripercorrendo tutti i difetti che avevo attenuato giungerò ad una conoscenza più approfondita di me, pronto per fondere i due universi. Quando elevarsi e immergersi s'incroceranno l'equilibrio derivante mi renderà un personcina un pochino migliore, un poco uomo.
Forse invece mi sto solo illudendo in uno slancio paradepressivo da cena iperglicemica con nottambulismo allegato.
Forse mi illudo perché dimentico che :" MAI, ASSOLUTAMENTE MA INCROCIARE I FLUSSI: E' MALE!".
Ritengo superfluo definire male a voi in questa sede.
sabato 14 marzo 2009
Tears of darkness part-1
Periodo quasi delirante, con pagine di diario d'adolescente in cui in una perdizione emulativa schopenhaueriana la frase più ripetuta era "Ascesi o Morte". Strano, già che le pratiche ascetiche sono talmente estreme, per risvegliare Kundalini come si dovrebbe, da portare il fisico ad un passo proprio dalla morte. Strano perché lo scisma spirito - fisico se permane contemplativo porta ad un distacco troppo ultraterreno; divenire improprio ed inadatto all'immanente è una forma di allontanamento che si potrebbe vagamente paragonare alla morte.
In fondo ambedue rappresentavano una cosa cui tendevo: autodistruzione.
Tuttavia non era fame, era una componente sfumata.
Era la ricerca. Cercare cosa, quando ci si prefigge di scostare il velo di Maya, è una domanda da non porsi; soprattutto per l'imprecisione della risposta che si potrebbe offrire.
E' uno stato che tende, o tendeva già che di me si parla, alla contemplazione, alla recettività.
Quanto mi manca il percepire!
Per quanta suggestione ci fosse, io la calma degli alberi ancora la invidio e assaporo. Come un cioccolato amarissimo: a distanza di anni ancora si può ripercorrere nelle papille i sommi capi del gusto. Come il miele di castagno, anche.
Mi è stato detto che l'immagine che davo allora, nonostante la ferraglia indossata e il cibo vomitato, era che non mi mancasse nulla.
Forse era proprio così.
Sia chiaro, il percepito era la mancanza di molto. Tuttavia quella perenne ricerca nell'apprezzare tutto filtrandolo aveva recato un non so che di calma.
Non era ascesi, non era privazione da tutto l'effimero; non c'erano levitazione, effetti luminosi o trasmigrazioni spaziotemporali del corpo astrale.
Ma recettività sì.
Anche allora non bastavo a me stesso, proprio come oggi. Come sempre. Ero in cerca di tutto e proprio perché tutto era ogni cosa potesse circondarmi non mi mancava niente: avevo il tutto a disposizione dell'anima.
domenica 3 agosto 2008
echi di polvere
Parentesi individuale degli sleeplesslullaby. Ci sono momenti in cui si suona col semplice fine di far fluire note e umore assieme. E' improvvisazione per i grandi; nel mio caso è strimpellare per il mio proprio piacere.
Farlo poi a contatto col pavimento arricchisce le sensazioni, implementa il flusso interiore.
Il video nasce, come altri hostati e in arrivo, come intento di condividere momenti di giorno e spezzoni di quotidiano col webmondo. Il pavimento e le pareti infatti sono quelli della stanza pisana. I capelli sono ancora, per ora, gli stessi.
Le note sono sparse, registrazioni in cerca di sonorità riutilizzabili. Il susseguirsi delle note è però sincero.
Fermarsi a sentire ciò che normalmente si è soliti calpestare. Mutare l'osservazione dell'attimo. Fondersi nel momento e lasciare che scampoli fluttuanti trovino armonia e si lascino suonare in onde che riverberano poi dalla fonte sonora lungo la terra fino a tornare a noi. Sensazione epidermica di rimando a immischiarsi ancora con sensazioni tattili, visive, sonore. Sensazioni. Immergersi e lasciarsi andare. Per un attimo appena esser parte del tutto.
Le note sanno colmare la solitudine.
mercoledì 29 agosto 2007
Stralci, riflessioni
La sofferenza, credo, è uno stato attivo di interazione col mondo:
chi non si lascia scalfire,
accontendandosi o rassegnandosi sempre,
ha già cessato di vivere e credere
(nella vita)
la sofferenza è parte attiva della nostra vita e ci arricchisce.
Il problema è quando la sofferenza prevale sugli altri stati d'animo e ci logora. Ti posso dire che se dentro al cuore senti che ne vale la pena devi sempre combattere,
anche a costo di grandi sofferenze
Anche senza note, il filo conduttore degli Sleepless continua a produrre intensità
mercoledì 20 giugno 2007
Sangue impazzito
... E penso che un tempo quel tempio era mio, e mi chiedo perché un giorno ho detto...
Vi linko questa melodia molto sentita dei timoria, band molto poco conosciuta ma che ha segnato un'epoca per chiunque ne abbia incontrato le sonorità!
ciriciaooo
martedì 24 aprile 2007
reggae!!!
SalvE!(Se volete saltare il cazzeggio iniziale portate il counter da 10 iniziali a 7!!)...Spieghiamo il niPensiero:
Fare Reggae è facile.
1, il Reggae sostanzialmente si fonda, nasce cresce e vive su Bob Marley; dici bob e nella testa di chiunque parte jammin, oppure no woman no cry... Per molti aspetti e salvo rari, rarissimi casi, il Reggae è anche finito con Bob Marley.
2, a fronte di questa premessa, consegue il resto del ragionamento: il resto del reggae (quello senza maiuscole) è musica che imita il Reggae di Bob.
3, fare reggae è facile perchè é sostanzialmente la musica dell'allegria... dell'allegria effetto stono... é il suono di una risata ebbra, ridondante.
Farlo è facile perché cominci un giro dalla ritmica ben scandita, senza troppi assoli, con al massimo un cambio di ritmo per non divenire nenia.
Insomma, trovato il giro, cominci a ridere, ti lasci trasportare e vai dove ti porta il pezzo. Cavalchi l'onda insomma... e il pezzo funziona.
Per fare del buon rock questo vale meno: ci vuole più tristezza, una rabbia di fondo... e serve più pianificazione iniziale per strutturare riff, soli, cambi, ritornelli... se cavalchi solo l'onda puoi al massimo fare un finto rock per ragazzine in fregola. L'anima tetra non permette il cazzeggio; al più concede l'eccesso estroso, ma è cosa di pochi eletti.
ed ora godetevela: reggae!!!!!!
lunedì 23 aprile 2007
Arriverà la notizia: backstage!
- the story so far:
Ci si ritrovò prima di pasqua; ero in degenza postoperatoria ma riuscivo a suonare.
La canzone che parla di un certo tedesco cinese di mmmerdaaaa nasce a fine serata quando Omàre già aveva tolto il jack alla sua jaguar e spulciava le mail.
Io e Pierpa si cazzeggiava di giri armonici quando ne imbrocchiamo uno gustoso... A quel punto il passo è breve per Pierpa, che sa bene cosa Omàre stia guardando con ansia sul web, ad inventare di sana pianta una canzone per sfottere un povero amico in ambasce (ma è sempre cosa buona e giusta sfottere i deboli ed emarginati^_^ )
- answers and explanations:
> non esiste un testo vero e proprio così come non esistono assoli o variazioni stabilite, la canzone è inventata di sana pianta. Uniche parti fisse il giro di base e il ritornello Arriverà la notizia che ti ha inculato* tutti i soldi quel tedesco cinese di merdaaaa . Anche nel ritornello cambiava spessissimo il * ti ha inculato, perchè pierpa voleva dire a rotazione almeno (oltre a inculato) anche chiavato e scopato; avrebbe dovuto esserci anche ciulato, ma sul momento non è uscito.
> quella qui proposta è la seconda versione (basso chitarra e voce) delle tre fatte. La primissima, forse la più schietta, non è stata registrata perchè nessuno immaginava di scrivere una canzone cazzeggiando spudoratamente; la seconda era fatta con la mia camera; la terza è finita invece sulla camera di Pierpa e vede anche Omàre a suonare la sua chitarra (qui la voce non era amplificata, quindi risultava coperta dalle due chitarre ed il solo di basso era mediocre).
> la storia del bonifico internazionale e della possibile fregatura nasce da un comportamento dubbio di un tedesco con cittadinanza anche cinese che doveva vendere una chitarra e che, tramite un'asta gestita male e dei ritardi nelle risposte con scuse strane, sembrava proprio aver escogitato una bella truffa. I dettagli ad Omàre, in caso.
> Omàre quindi aspettava, ed inquadra alla fine, le mail di conferma di bonifico di restituzione che non arrivava da giorni.
> è possibile arrivi un giorno una extended (and definitive) version, ma fino a settembre è presto per parlarne.
> se ascoltate con attenzione in sottofondo sentirete risate e commenti (astenersi supercredenti e perbenisti gonfi di pudicizia) miei e di Omàre ai testi del Pierpa.
> il solo di basso non credo sarà mai ripetibile; apprezzatelo qui.
questo è quanto, grosso modo. scrivete qui le altre, eventuali, curiosità
'solo
Ecco un'altro spezzone di quella serata: mini assolo di basso...tanto per autocelebrare la mia scarsità allo strumento!!!
nel video precedente la canzone sfotte Omàre per le sue peripezie e sfortune di e-commerce dopo che si era vantato di non prender mai fregature (sòle)!!!
infierite pure!!!!
queeel tedeeescooooooo cineseeeee di m**daaaaaaaaaaaaaaa!!!!
dai, Canta TU!!! (immaginatelo detto con la voce di Jerry Calà,please!)
domenica 22 aprile 2007
la notizia - sleepless lullaby
Ecco il primo video!!!! Dopo tante promesse, eccovelo qua.
siccome continua a darmi problemi di hosting, riduco i commenti, rimandandoli ad altri post!
lunedì 9 aprile 2007
Debutants (un tedesco cinese???)
Qui

Scherzi a parte, ci siamo ritrovati di nuovo a suonare. Ne sono nati due pezzi ed un mini solo di basso carino; uno di questi pezzi è una bonaria presa in giro di Omar, che ha schivato al pelo una sòla su ebay (attenti biNbini). L'euforia ha fatto si che ci siamo anche estrapolati dal video il pezzo audio e ci siamo incisi il nostro primo singolo!! all rights reserved, obviously.
L'altro è un pezzo reggae... ma questa è un'altra storia.
venerdì 23 marzo 2007
Reunion - part 5: jammin'
Beh... con questo si conclude la trilogia della riunione.
avrei masscrato ancora a lungo i pochi utenti con questo triste rituale autocelebrativo (anche se mi pareva più una gogna...), ma fortunatamente per voi gli altri filmati sono troppo lunghi per essere hostati e la mia nota pigrizia frammista ad incapacità web fa si che io di appropinqirmi al montaggio non abbia la minima intenzione.
Questa è la fine della serata. Chiusura con piccola garetta d'improvvisazione.
Ovviamente la superguest - membro onorario - se non proprio ninnananna quantomeno fiaba o filastrocca;)- Pierpa ci ha dato la pista.
Da notare che finalmente si vedono le facce di tutti.
NB: è stata la miglior fase di cazzeggio!
Bella regà, grazie millemila!!! appena sto decentemente si ripete, magari senza riprese:)
giovedì 22 marzo 2007
Reunion - 4: Knockin'on somewhereelse's door
Avevate parlato di cantante??? Ebbene, eccolo!!! Ovviamente è solo un giocoso passatempo: ho cantato persino io!! Ho cantato persino benissimo quando azzeccavo le 3 note che riesco a imbroccare e la raucedine non le storpiava peggio di me... AH AH AH!!!
consiglio a tutti di scaricare la suoneria consigliata nel video ;)
ciriciaooo