sabato 22 dicembre 2012

stille here

Il mondo non è finito.
Credo nessuno, come me, ne sia stupito. Ricordo però parole dettemi in tempi non sospetti da una persone rimasta fondamentale nella mia vita, per la mia crescita, per il mio guardarmi dentro: "arriverà un tempo in cui il mondo come è adesso cambierà radicalmente pur rimanendo lo stesso nell'aspetto: andrà molto peggio, verrà il -buio-."

Ci ho pensato spesso negli anni, ma solo recentemente mi è venuto da ricollegare i tasselli. Spero non sia come temuto o saranno amarissimi cavoli, però le premesse ci sono eccome.

Comunque vada io cercherò ancora il mio colore e guarderò al futuro con spalle forti e mostrandole alle persone a cui tengo. Buon Mondo a tutti.

venerdì 21 settembre 2012

lasciarsi meravigliare

Se dovessi scrivere di getto sarebbero solo imprecazioni ed offese poi a divinità tra le più varie. Scelta tattica mi porta quindi altrove, ai luoghi della meraviglia.

Se c'è un consiglio che darei alle generazioni a venire sarebbe "lasciatevi meravigliare!". La meraviglia non è un superlativo assoluto di qualcosa, non è un semplice attributo è una catarsi. Si tende l'orecchio e si aguzza la vista... si mette ogni senso all'ascolto, in attesa. L'ideale sarebbe vivere in questo stato e sperare si impari a soddisfarlo il più frequentemente possibile.

La meraviglia è qualcosa che si può nascondere ovunque ed il meglio che si può sperare è un incontro. Permettere al mondo di stupirci. Potrebbe anche rivelarsi un passo verso il saper vivere in armonia, chi sa.

Ogni tanto capitano poi situazioni in cui meraviglia può magari sembrare una parola troppo forte, quasi sprecata. E' questione di parametri e quindi meno rilevante però.

Levare i punti è una manualità, una volta imparata, piuttosto banale. Cosa ancor più vera per piccoli interventi di routine. E' però pratica fastidiosa per il paziente e per un cane di grossa taglia può risultare un poco problematica: basta che la tensione sia di poco superiore al limite di sopportazione, che un rumore agiti l'animale, o una qualsiasi inezia a vostra scelta purché sia bastevole a turbare un equilibrio, perché il cane si divincoli, cammini, arretri, si accucci e così via trasformando una questione da "pochi attimi" in una faccenda epica che ci vorrebbe meno a rientrare a casa la sera di pasquetta, a Itaca.


Pastora tedesca, tavolo traballante, proprietaria esile, stazione quadrupedale (cioé in piedi sulle quattro zampe). Gente di passaggio, rumori e zac! immantinente il cane inizia il suo teatrino di scalpiccii e andrivieni inquieto.
Scontata la domanda: "pensa di riuscire a tener calma la briccona da sola?"
Ancor più scontata la risposta: "sisssì!" e lascia il cane totalmente...

... lecito che tutti, voi come i presenti al momento, si vada a pensar male...

Invece la ragazza lascia il cane, poi le poggia una mano sul costato, si avvicina alla testa del cane e poco più che sussurrando inizia a cantare.
Non è altro che intonata e certo non è una canzone da gorgheggi spettacolari, ma è cantata con una dolcezza estrema, carezzevole. Tre parole, cinque note e il cane si ferma, rilassa i muscoli e si lascia levare tutti i punti. Tranquilla; immobile. Pochi secondi che hanno cullato tutti e vinto perplessità e scetticismo. Soprattutto è stato un bel dono: una piccola scintilla di meraviglia; una buona storia per il domani, un sorriso a cui scaldarsi quando le giornate saranno più fredde.

giovedì 13 settembre 2012

passato e presente

Ascolto vecchie canzoni postate qui come "to the dancers in the rain" o "La danza della neve" e mi lascio trasportare dalle nenie.
Fuori è un tempo incerto, come questi anni, come la mia vita. La sola sensazione che rimane addosso è quelle delle prime piogge. I refoli che portano il fresco tra le strade ancora roventi dall'estate e scuoton le fronde.
Penso a chi ho a cuore, alle distanze che talvolta si frappongono tra le realtà, tra le esistenze: chi parte verso nuove nazioni, chi resta in attesa del nostro ritorno, chi semplicemente acquista il nido in cui costruire il suo futuro e avanza.  Così, col freddo incipiente, e la tenteazione di stringere forte le lenzuola e raggomitolarcisi in una specie di auto abbraccio stringo chiunque abbia lontano. E' la sensazione epidermica di offrire riparo dal freddo e dal vento. Le spalle larghe di un uomo e il tepore del petto non servono ad altro che a donare riparo e calore.
Affetto e protezione. Le persone a cui si tiene sono questo: qualcuno cui si vorrebbe dare sostegno per sempre, anche se poi si augura libertà completa e voli splendidi per l'aria più rarefatta e privata...
In tutta questa melodia turbinante, nel freddo che s'avvicina, io penso a quanto per me significhino questo fresco e l'autunno. L'autunno non è solo l'ingresso all'inverno e al grande freddo ma è la fase in cui ci si prepara ai grandi freddi, in cui si gettano le basi per fiorire più rigogliosi la primavera che verrà. Da sempre do all'autunno un significato di grande potenza vitale. Non è lo spegnersi di tutto, la rappresentazione della caducità della vita, bensì è l'emblema della ciclicità di ogni energia è la bellezza di ciò che tornerà; mutato, rafforzato. E' l'inizio della crescita.


Oggi è un giorno simile, melodie in testa fronde in festa e un abbraccio per chiunque abbia un posto nel cuore.

mercoledì 12 settembre 2012

questo non è un post usuale

o forse sì? mi domando intanto che inizio a scrivere.

La poetica del nuovo millennio è qualcosa che talvolta rasenta la follia. Se ormai tutto è stato compiuto, per stupire diviene necessario varcare i pochi limiti rimasti. Così la morte e la tortura persino sono diventate oggetti di tentativi di espressione artistica.
Non trovo nulla di poetico o bello nella oggettiva realtà, semplicemente contestualizzata in ambiente artistico: Arte è filtraggio della vita, delle esperienze. Ma a volte mi lascio stupire dalle piccole genialità, ovunque esse siano.

Mi sono imbattuto in un video pornografico ed ho iniziato a sogghignare e ridere. Il video in questione non è altro che un collage di altri video hard ed è interamente incentrato sugli allegri finali di questi film. Fin qui nulla di nuovo o strano, la solita bassa macelleria a destinazione onanistica; al montaggio però è avvenuta una genialata e sulle immagini è stata inserita questa canzone.

Sentire una voce di donna cantare parole simili su un video del genere mi ha riportato alla mente quanto letto nel libro "The surrender" In cui la protagonista dice grosso modo di aver passato anni di relazioni sbagliate e ricerche sessuali solo per sentirsi "la brava bambina di...". Da qui anche il più noto Barney Stinson di "How I met your mother" che sosteneva che frase tipica e garantita da rimorchio sia "è arrivato paparino".

Mi trovo a pensare a come certe pratiche nella sfera sessuale siano talvolta solo un modo di essere condiscendenti col partner, come se la finalità non fosse un qualcosa che porti sensazioni positive ma solo un accettare passivamente qualcosa tanto per accontentare e sentirsi dei" bravi bambini\e".
Dal letto al quotidiano il salto è breve. Quanti "sì" diciamo ogni giorno ignorando un nostro "no"? L'esistenza è un caleidoscopio di mediazioni e passiamo buona parte di essa ad aggiustarci sugli altri, a stringere i denti per il "quieto vivere".
Fortunato può dirsi solamente chi riceve in cambio lo stesso sorriso senza essere sfruttato.

lunedì 10 settembre 2012

crossroads

Avrei voluto intitolarlo "strade" questo post, ma la fonetica britannica ed il concetto di crocevia mi hanno affascinato oltremodo, come un adolescente dinanzi al primo seno nudo da baciare.

Ho dubitato moltissime volte delle scelte fatte e delle strade intraprese. Superfluo enumerare le volte in cui poi ho smarrito la via maestra.
Ma certe occasioni mi fanno ringalluzzire e sperare che non tutto sia poi sbagliato completamente. Sì, persino io certi giorni intravedo qualche luce positiva.

Nei tirocini veterinari ho occasione di confrontarmi costantemente con quanto ho fatto sin'ora. Il piacere di giungere alle diagnosi giuste, la voglia di rivalsa per tutto quello che c'è sempre ancora da sapere, considerare valutare... sono, spero, indicatori che non è del tutto sbagliato.

... il parametro della pienezza che attribuisco al bicchiere sta nella voglia e forza di tornare da 12 ore di lavoro e avere ancora voglia di studiare ed indagare per venire a capo di qualcosa di insoluto, di aprire libri e libri per dipanare anche solo un dubbio parziale. Dopo giornate simili non è tutta uggiosa l'aria che inspiro.

martedì 4 settembre 2012

ritorni

Ultimamente ho avuto una grande gioia. Si è riaffacciata nella mia vita una persona davvero importante che da almeno un lustro non sentivo più. Una persona con cui eravamo davvero in sintonia.

Ritrovarsi è sempre splendido.

Ho sempre creduto che l'amicizia sia una forma immortale e pura d'amore, in cui i silenzi e le distanze sono solo polvere e ruggine che non possono intaccare il metallo più forte e scintillante. E' questione di ravvivare un poco ma l'energia vitale che questi eventi trasmettono, il sentire immutati la confidenza e l'affetto sono di impareggiabile valore per me. Come se non avessi del tutto sprecato il mio esistere

domenica 2 settembre 2012

propositi di felicità



sabato 1 settembre 2012

assenze e difficoltà

definirlo "blocco dello scrittore" mi pare pura follia.
Non sono uno scrittore, cosa già essenziale di per sè, ma per giunta non sono stato nemmeno - bloccato -.
Sono successe varie cose nel mondo e nel piccolo della mia biosfera, ma sono stati tantissimi gli impegni. La stanchezza accumulata... il cervello a pensare a tutt'altro. NIente, scrivere è stata la cosa più improbabile da fare.

Aggiungo una nota. Personale ed intima.
Ultimamente scrivere mi addolora: come spesso detto per me è questione di filtraggio inanellare parole. Quindi tutto si risolve in un "guardarsi dentro" per così dire. Negli ultimi mesi non devo essere molto in forze perché ogni tentativo di scrittura si è sempre risolto in un bel nodo allo stomaco. E' come se tutta la melma di cui ho scritto tempo addietro ribollisse dal fondale e spandesse i suoi effluvi venefici.
Nausea.

Non è un rifiuto; non è un blocco. Filtro ancora ed accumulo. Mi serve però una situazione più serena a far da cuscinetto ed attutire il contraccolpo che talvolta ha il tender troppo l'orecchio ai miei boati di nulla (o forse più propriamente di nullità).

Spero dopo la pubblicazione saltuaria che avrà settembre di tornare un poco più stabile ad ottobre.

venerdì 1 giugno 2012

furry


Non sono sempre per le manifestazioni esasperate o le immagini crude e forti, anche se farebbe bene guardarle almeno una volta per prendere coscienza. Ci tengo però a precisare che certe situazioni, certe ideologie, certe azioni, sin dall'adolescenza le risolverei così.
Ormai esistono delle pellicce di puro animale in giro, su quelle povere stupide morti non si può più discutere. Per tutte quelle odierne e a venire non vedo ragione né motivo. Puro e orrendo crimine; crudeltà. Chiunque oggigiorno acquisti della pelliccia non sintetica consapevolmente è complice e criminale tanto quanto chi uccide e chi vende.

Da tempo non sogno altro che l'occasione di replicare questa scena.

Gente, siete avvisati.




mercoledì 30 maggio 2012

fate finta di niente

"... se non son divertente" chiude così un verso d'una canzone dei Timoria.
La frase a dire il vero di quella canzone che più mi piaceva e piace tutt'ora è una domanda: "Cosa c'è, cosa c'è? cosa c'è in una canzone di me? è che c'è è che c'è, è che c'è tanto dentro tanto di me".

Questo per ricordarmi e ricordare a chiunque passi di qua che tutte le parole contenute in questo spazio fantastico, cioè di fantasia dato che non esiste alcunché di tangibile o resistente al tempo di questo blog, è pura memoria virtuale, sono relative a me stesso. Non posso negare una certa soddisfazione nel comprendere che anche altri possano rivedersi od immedesimarsi. Non lo nego, ritengo sia testimonianza di una scelta semantica e lessicale abbastanza valida da trescendere l'individualità. Se qualcuno riesce a immedesimarsi nelle mie parole scritte allora il messaggio è arrivato: è comunicatività.

Per quanto scriva per me stesso non sono così umile da non provare una piccola gioia. Tuttavia le parole se non esplicitamente rimarcato, sono tutte mie, così le idee, così la vita da cui attingo. Forse sono semplicemente una persona fin troppo qualunque.
Sta di fatto che è caso decisamente raro che prenda spunto da vite di terzi senza alcun mio coinvolgimento e solitamente è detto. Quando capita poi è per proporre mie riflessioni.

Insomma, quando leggete qua, se potete lasciatevi cullare o scaraventare dalle parole. Leggete in tutti i possibili livelli di interpretazione che sapete dare. Non scordate però, ve ne prego, che quel che c'è in ogni post è che c'è tanto dentro, tanto, di me.
Siate clementi se v'è arrecata offesa, siate presenti a voi stessi ricordandovi che è della mia esistenza rifiltrata che si parla.



martedì 29 maggio 2012

Via

La "Via", il concetto orientale e precisamente nipponico di DO è qualcosa di difficile da estrinsecare. Nel tempo ci hanno provato in molti ma si dice che alla fine solo i pochissimi che non ci hanno provato più di tanto, concentrandosi esclusivamente nel percorrerla, viverla, siano riusciti a spiegarne qualcosa facendo del loro stesso vissuto esemplificazione del concetto. Per quel che mi riguarda la Via è un qualcosa che mi riguarda dall'adolescenza. Certo, non posso ambire nelle mie ripetute imperfezioni neppure a pensare di starla pèercorrendo nel suo significato più pieno. Sto però vivendo cambiamenti e nuove esperienze. La dedizione poi ad una qualche marizale è cose mia da tempo. Comincio ad affrontare con maggiore saggezza, forse semplice coscienza, il lavoro sul corpo e sulla mente. Finalmente diviene distinguibile ciò che è mirato al rafforzarsi nel corpo e ciò che invece è rivolto al miglioramento della mente. La Via alla fin fine è prevalentemente automiglioramento, forse. La ricerca del perfezionamento di sé in posture e concentrazione, nell'efficacia, genera immancabilmente ripercussioni nel tutto. L'esercizio non mira più prevalentemente ad un atto esteriore, si può perdere un focus estrinseco rivolto ad una qualche performance: ogni gesto è fondato sull'ascolto. Ascolto di sé in ogni minuscolo movimento, cercando di capire dove ogni movimento voglia portare la sua corsa, dove è più sensato che si concluda; tentare di afferrare un impercettibile significato nell'aria, nelle mani che la fendono. Non è così diretto affrontare la difficoltà che cela in sè la concentrazione a percepirsi. Serve un Maestro e poi la sua assenza. Sto capendo solo ora, senza gli occhi di un Maestro a suggerirmi quando è il momento di concentrarsi e perfezionare più che sempre, quanto complessa ed infinita sia la Via. E' tendere l'orecchio, non più guardarsi allo specchio bensì essere specchio di se stessi. In questi giorni la sensazione è nettamente quella: guardare a me stesso ed in me e scavare solchi su solchi per accrescermi, disegnarmi, seminare, avere un qualcosa da definire presto o tardi "un raccolto". Non so se sia la Via questa, so che il cammino intrapreso nei giorni del passato mi sta guidando adesso in questa direzione dove ogni azione è osservabile nelle increspature che genera nella vita al di fuori e nelle increspature che solleva di dentro. Da oggi equilibrio è un significante più vasto. I guerrieri del passato dicevano, seguendo il loro rigido codice morale, che la Via e le regole di chi la seguivano andassero a ripercuotersi su ogni cosa. Da come era scritto sembrava più una regola anche questa. Comincio a credere si tratti piuttosto di un avvenimento non evitabile. Ascoltarsi diviene atto costante del vivere e la ricerca di perfezione in un campo si estende ai campi attigui dapprima e poi agli altri, fino al tutto. E' quando si è soli a camminare nel rumore del ponte che si può fronteggiare il proprio cammino e capire se si ha il coraggio di avanzare. In questi giorni ho molta paura.

martedì 22 maggio 2012

ripetizioni

Credo di averne già parlato, ma stamattina mi è capitato di leggere un pensiero che ha rievocato in me il ragionamento. Il pensiero è:"E' meglio essere feriti dalla verità che consolati da una bugia". Non sono poi così d'accordo. Trovo ovviamente preferibile la verità, sia nel comunicarla che nel riceverla. Ma non sono affatto convinto dei toni assoluti e totali della frase là sopra. La verità è sempre una, ma esistono differenti tipi di "verità" a seconda dei contesti e dei coinvolti. Ne esistono anche di diverse in funzione di come queste vengano comunicate. Così si possono omettere cose o indorare pillole. Certo il tutto di norma è fatto per convenienza ed in tali casi forse è più che mai condivisibile trovare deprecabile la bugia. Tuttavia ci sono situazioni e ne sono piuttosto convinto, in cui la convenienza maggiore non è tanto a favore di chi mente. Sì, perché secondo bisognerebbe tanto tenere da conto di quanto sia pronto il prossimo ad affrontare la verità in questione. Dire la verità è talvolta persino un alleggerimento di coscienza, un sollievo. Così certe verità sanno divenire comoda liberazione, un mettersi a posto l'animo alleggerendosi. Ma a volte dalla parte opposta si trova qualcuno per cui la verità è una ferita lancinante che molto impiegherà per rimarginarsi. Ferite talvolta che potrebbero essere non inflitte. "L'ignoranza talvolta è un bene prezioso...", lo credo anche io. E' un concetto da applicare solo in casi rari, una accortezza da serbare per chi davvero merita un trattamento più lieve, in cui a caricarsi il fardello è meglio sia chi è in torto in partenza. Questo soprattutto quando si è consci delle ferite che verranno inflitte; questo soprattutto quando si capisce che dire la verità, tutta la verità, servirebbe solo a peggiorare deliberatamente una situazione. Insomma quando diviene un atto di crudeltà volontaria. In tali casi forse bisognerebbe chiedersi se un piccolo omissis, un po' di placcatura dorata, potrebbero salvare e di molto la situazione, evitare squarci... In generale credo si potrebbe ragionare così: è sempre preferibile e doveroso dire la verità; quando dirla comporterebbe ferire profondamente ed in maniera del tutto gratuita qualcuno, allora potrebbe essere opportuno non esplicitare a fondo una verità.

venerdì 4 maggio 2012

inezie

Comincio a prendere coscienza di alcuni dati di fatto. Sono abbastanza affascinato da ciò che canta e decanta le piccole ovvietà della vita. Mi piacciono le canzoni che sappiano raccontare le piccole cose. Come questa dei Negrita: "lontani dal mondo". Chi nella sua vita non si è trovato a far nottata tra parole che scivolano via leggere fino alla nullificazione del tempo? Sembra una frazione brevissima ed il solo riferimento è il sopravvento della stanchezza che rende un po' più sconclusionati i discorsi... invece schiarisce il tetto di stelle a tinte più aspre del tramonto sulla testa. La canzone in questione racconta un frangente attraversato da molti, pensieri che tutti abbiamo avuto. Eppure nella sua banalità non riesco a non trovare gradevole tutto questo. Cosa strana visto che dopo il terzo libro di F. Volo letto l'ira ha prevalso conducendomi ad una privata campagna contro il qualunquismo di cui sono pervasi i suoi scritti. Mi chiedo cosa sia a far pendere l'ago della bilancia ora al pro, ora al contro. Magari è il fine. Sì, perché la percezione talvolta è diversa: cantare il quotidiano, le minute peculiarità che a volte la frenesia della vita contemporanea ci rene inosservate, è un atto di dedizione; si inspira calma, si cerca, si filtra... e a saper ben elaborare il tutto ne nasce un'ode piccina. Si può arrivare ad amare anche per un istante quella piccola banalità. Al contrario invece raccontare una cosa qualunque ornandola di orpelli come fosse una verità accessibile a pochi, elevandosi così a ruolo di seminatore di coscienze o sciamano delle verità quotidiane, insomma fare il figo intellettuale spacciando per recettività e sapienza un po' di ovvietà è una cosa diversa. Non c'è amore se non per se stessi. Amo i canti alle piccole cose perché io per primo cerco di scorgerle ed amarle, odio di conseguenza chi canta se stesso per mezzo di esse. Tutto questo, credo, forse.

mercoledì 2 maggio 2012

occcaccchio

Non dovete cercare assonanze e fantasticare di oche falliformi. Blogger ha cambiato aspetto e impostazioni. Per chi non lo usasse, sappiate che adesso le linee dei riquadri sono quasi invisibili: sottilissime linee grigio pallido. Il resto poi... tutto ma proprio tutto bianco, scritte in toni di grigio, un goccio di arancione qua e là ad evidenziare comandi che altri han ritenuto utili. Alla pigrizia e gli impegni s'è aggiunta la complessità. Tre elementi contro cui si combatte male. Certo, meno di così è difficile postare. Non noterete cambiamenti. Sappiate tuttavia che ogni post per i primi tempi costerà quasi il triplo in errori corretti, tasti sbagliati, sudore sangue bestemmie. Così, per dire che: "un pochino d'affetto mettetecelo quando leggete, qua so lacrime di dolore". Saluti sconclusionati ^_^ (ho anche trovato come mettere le etichette!)

mercoledì 18 aprile 2012

Stuzzicante

Chi sia Valentina Nappi lascio scoprirlo ai pochi che ancora passano a leggere. Io l'ho scoperta per caso, tramite un link di quelli sensazionalisti ed un po' morbosi che parassitano talvolta il grande fratello faccialibro.
Lo ammetto candidamente: ho clickato perché la notizia riguardava la pornografia.

Poi sono rimasto sorpreso però, perché gira che ti rigira sono finito su un blog dove scopro una persona che si mette in gioco in prima persona, che per come dice le cose, per le ambizioni, per quello che dice potrebbe benissimo rivelarsi una sorta di Moana di nuova generazione.
Ha chiari i canali di comunicazione, i concetti di masse e loro movimentazioni... scrive liberamente di sé, senza neanche pensare al rischio di risultare presuntuosa o intellettualoide (perché diciamocelo, nessuno si aspetterebbe del cervello in una attrice porno e forse neanche vorrebbe mai scoprire di sbagliarsi).

Sono rimasto interessato e contemporaneamente perplesso su dove sia la maschera, il personaggio e dove la realtà. Chiunque abbia una visione tanto nitida del gioco spesse volte vi prende parte seguendo le regole. Forse no; sogna davvero di smontarlo, eccentrica particella impazzita capace di sovvertire i canoni di un mondo.


Ma a dire il vero non è l'aspetto propagandistico che volevo affrontare, né decantare chi sa quali qualità, scusate la nenia, in una persona sconosciuta.
Quello che davvero mi ha solleticato la mente è stato questo specifico post con le istruzioni per avere speranze ad avere un appuntamento. Ora, prima di proseguire vi prego di leggerlo.

... mi ha aperto mille pensieri...
E' intrigante come una sfida sfacciatamente lanciata e inquietante come una lama affilata tesa a pochi centimetri dal volto.
La cosa più assurda è la normalità che traspare. Semplicemente vengono confidati i propri gusti. Non è nulla di diverso dalle confidenze di una qualunque ventenne, con anche la medesima impertinenza nel descrivere le proprie preferenze come un aut - aut.
Per molti aspetti anzi è una ragazza molto più esigente di quelle che normalmente si possono conoscere ogni giorno in giro.
Così l'invito ad essere intriganti, brillanti e profondi.
Traspare una persona che sa quel che vuole e lo dice senza cerimonie, dritta al punto. Così come nel porno dove l'intimità viene annullata in una forma di verità che trascende i canonici limiti così viene ammesso che sì la possibilità c'è, ma c'è anche una fior di scrematura.
Fronteggiare alcuni punti poi fa sembrare facile un confronto con gli enigmi della Sfinge! passi la nutella, spiegato qualche post più addietro, come avversione personale ma farne un criterio di distanza dai seni (e perché poi proprio i seni?)...
Sulla musica poi non ne parliamo, gente che non avevo mai sentito nominare e che con difficoltà ho compreso ascoltandola... con quei voli nell'ignoto che mi hanno ricordato il teatro di Alwin Nikolais (un assaggio), visionario precorritore. Affascinante, ma di enorme lavoro intellettivo emotivo per fruirlo appieno... fortuna ero già fuori gioco con la nutella!
Si scivola via fino al punto ottavo, in cui diviene lampante, qualora non lo fosse già, che per l'ambito premio c'è ancora da fare tutto. Le parole sono un biglietto da visita, la seduzione, il corteggiamento devono ancora venire. Giusto. Perché la fascinazione sta andando perdendosi nella superficialità di discorsi ed interessi di cui quasi ognuno di noi, me in testa, lentamente cadiamo vittime.
Tutto questo per dire cosa? Mah! forse nulla, era un invito a riflettere come lo è stato per me. Alla fin fine trovo logico non sia troppo facile per un fan ottenere dal suo mito la cosa più ambita, anche se il mito con quella "cosa ambita" ci lavora.
Invece mi allibisce che faccia così effetto trovarsi innanzi ad una donna che ha delle pretese prima di cedere e schiudere le porte del paradiso. Possibile che per trovare una donna con le idee chiare su come voglia essere sedotta (anche se la necessità dello stupore, in ogni sua forma, rimane talmente intrinseco che sono ormai certo sia parte della doppia X) debba essere talmente rara da dover sfociare nella pornografia? Come non possano essere ragazze come tutte...
Sono i luoghi comuni a farci percepire tutto questo come un'iperbole o lo è l'ormai consolidata abitudine di darla in base a criteri di scarsa selettività?

mercoledì 11 aprile 2012

gocce

E' molto che trattengo parole da scrivere. Il tempo latita seppur non faccia poi gran che nell'arco della giornata. Non sembra così almeno.



Periodicamente nella vita di tutti si deve affrontare una perdita. Talvolta in prima persona, talaltra tocca a una persona vicina a noi.
Non è mai facile.
Resto convinto parole adatte non esistano. Forse per una banale autocoscienza la quale sa mettermi bene in guardia dalle scialbe e scontate frasi in cui scadrei.
Trovo a malapena sostenibili le solite frasi di circostanza, intrise di buonismi e comprensione dilatata. E' reazione allergica epidermica invece per le spiegazioni di chi sembra sapere tutto e voglia infonderti la "giusta" conoscenza. Una sicumera che quasi ti violenta. Nessuno è in grado di capire completamente le emozioni di un altro. Può al più intuirle grazie a esperienze personali ed affinità d'anima. Insegnare i sentimenti e le soluzioni a qualcuno che non siamo noi stessi è pura fantasia, come un libro ambientato tra terre incantate e armi fatate.

Un vuoto è qualcosa di incolmabile alla fin fine. Quando si sente dire "passerà" non ci si deve far fuorviare dal tono che sembra volerci rassicurare che tutto sarà dimenticato, che la ferita si sanerà riportando tutto esattamente a come era. No, manco per il cazzo.
Quel vuoto non ci abbandonerà più.
"Passerà" significa soltanto che prima o poi, per un tempo diverso da ognuno, riusciremo a conviverci. Io personalmente cerco sempre di spronarmi a imparare qualcosa, voler trovare un qualche lascito positivo da portare con me. Mi fa sentire ricolmo di esperienze, come se una vita in più scorresse in me, anche se solo nella quantità d'una scintilla: se siamo la nostra esperienza allora siamo principalmente costituiti di vissuto e vite intrecciate...
Magari mi rendo solo più semplice la convivenza.
Perché quella morsa che ti avvinghia le viscere poco sotto lo sterno, come se la volta dello stomaco venisse insufflata prepotentemente andando a forzare sul diaframma e spingendo in alto l'aria dai polmoni, che viene a mancare, ogni cosa mangiata, il cuore, le ossa... quella fitta che fa deflagrare qualcosa in noi come fosse vapore a pressione che sale veloce alla mente, ci offusca, e condensando lì trovi sbocco dagli occhi, beh! non ci lascia. Resta in agguato e senza preavviso o inviti certi giorni ritorna.

Non passerà mai un bel niente. Anche quando sembrerà essere estate e si sarà riscoperto il sorriso una burrasca, un temporale, saranno sempre dietro alla più innocua delle nuvole.
Talvolta una delle difficoltà maggiori da accettare è proprio che la vita vada avanti. La routine e l'ordinario non si fermano. Perché siamo infinitesimi. L'egocentrismo e la dominazione sulla madre terra ci fanno sentire incredibilmente possenti, ma nella globalità siamo alla stregua di formiche e steli d'erba. La vita va avanti. Accettarlo e prenderne parte nonostante tutto è sottoinsieme di quel "passerà" che tanto mi indispone.

Il vuoto resta, è parte di noi. Lo diviene! ed è forse molto sciocco nascondere le lacrime o trattenerle. Fintanto che si ha la capacità di piangere qualcuno si è ancora Vivi. E' la vita la vera prova in cui cimentarsi e vivere non è sinonimo di scordare. Così come ricordare non è perdersi nel riflesso di una luce. Vivere portandosi dentro anche quella scintilla e poi ricordare tutto il buono, come si continuasse a condividere. Fin che sappiamo piangere qualcuno siamo in vita anche per gli altri.

giovedì 1 marzo 2012

che non è un cazzo buonismo

Mancava poco al 4 Marzo, ai 69 anni... a ribadire un multiplo di quel 4/3/43.
E' morto d'infarto Lucio Dalla. Il mio cuore è addolorato.
Non c'entra nulla il buonismo, il qualunquismo, il moto di massa. Oggi, nello stesso giorno, nello stesso minuto magari, chissà quanti altri morti ci saranno stati... A me dispiace di questa.

Non sono mai stato un fan sfegatato ed anzi alcune sue canzoni le ho trovate davvero brutte. Eppure se scorro la mia vita con la memoria molte immagini hanno una sua canzone per colonna sonora, a partire dalla culla, la prima canzone sentita e di cui abbia memoria è sua.

E poi via, è un susseguirsi d'immagini che scorre forte quasi ci fosse il suono del rullo del cinematografo in sottofondo: mio padre che mi spiega chi fosse Nuvolari durante i primi gran premi di formula uno che mi faceva vedere e come fosse cambiata la guida, Il concetto di "canzone di rottura" e di censura che quella canzone di puttane e bestemmie subì, la morte di Senna ormai inscindibile da quella sua dolorosa canzone, Le piazze e i vagabondi, anch'essi legati a una canzone.
Ecco, Lucio Dalla ha saputo narrare tante situazioni e vicende comuni alla vita di tutti noi e sempre con una poetica mirabile.
Ricordo alcune interviste particolarmente argute, brillanti e condivisibili nei concetti.
La sua scomparsa mi priva di chissà quante colonne sonore ancora, di chissà quante altre lacrime che non verserò più su una sua melodia.

Stranamente magari, ma sono davvero molto dispiaciuto. Mi auguro solo che ora possa esser lì a parlare e ridere con quei piloti che tanto ha amato e che tutti gli umili da lui cantati siano lì a dargli l'abbraccio che merita. Buon volo.

mercoledì 15 febbraio 2012

piccoli istanti

Colonna sonora per leggere: fastcar by Tracy Chapman

Due passi verso il centro, l'aria è gelida e i vestiti sono una stratificazione imponente di tessuto.
Sarebbe ora di pranzo in questo primo giorno di sole e cielo raggiante nel freddo che ha abbracciato l'Italia. La scelta di camminare per muovermi è stata saggia: oltre a risparmiare sui costi carburante, drammaticamente ingenti in questo periodo, ci si gode l'aria ed il rintocco dei piedi sulla strada.

L'auto veloce è quella della fantasia.

Il perfezionamento della giornata è presto raggiunto: è l'una e mezza, il sole è alto ed i suoi raggi paion caldi. Un panino, pochi passi.
Siedo sul bordo del fiume, un lampione sostiene la schiena. Mastico lentamente il prosciutto misto al formaggio che diffondono il loro sapore nel palato dopo che la crosta del pane si è infranta sotto gli incisivi. Morsi fondi, masticati con lentezza voluttuosa. Assaporo il boccone con la profondità con cui inspiro l'aria ed i suoi odori.
La città mi corre accanto ma riesco a godermi il vento, il sole, il fiume cupo e tetro che sembra inghiottire ogni fascio luminoso nel suo potente fluire. Inquietante e affascinante al tempo stesso. Sembra di assistere ad un predatore in caccia, lo sguardo non si scolla di dosso.
Lentamente mangio e contemplo il tempo. E' un tempio in cui ci si avventura di rado, troppo indaffarati come siamo, eppure è così pieno di vita qui, in un tempo lento...
Riesco anche ad alzare gli occhi e vedere sotto i cornicioni il riflesso dell'acqua: una danza di venature di marmo e luce! Incanto.
Finisco il panino, prendo l'ultimo sospiro di calma e mi rituffo nel quotidiano, nella frenesia.
Piccole scintille di pace a cui scaldarsi. Ti ritemprano e ricordano quanto bello sia il mondo nonostante questa vita.

mercoledì 1 febbraio 2012

e fuori nevica ancora

Neve!
Apro frequentemente la finestra. Sembra una piccola frenesia, un rituale. Dentro sono piccole scintille di felicità. Se l'anima è un luogo buio la felicità è quel susseguirsi di microscopiche fiaccole prodotte dallo sfregamento d'un acciarino: sempre diverse, grandi o piccole protratte o brevissime. Fuori nevica ed io mi sento dentro come un accendino provato a ripetizione. Metto un video, penso all'incanto là fuori, balzo in piedi e noncurante del raffreddore che mi possiede da giorni spalanco tutto. Mi concedo proprio un tempo lussuoso. Inspiro profondamente, sposto le gambe ed arretro il bacino, poggio i gomiti, incrociate le braccia, al davanzale. Sporgo la vista oltre la finestra in cerca di lampioni e strade scure contro cui intravedere la bufera. Spero nella tormenta, ma apprezzo felice anche il semplice fioccare nei refoli deboli del vento del nord.
Come detto è un rituale rasentato. Mi alzo spesso e scalpito mentre sono seduto. Anche adesso.

Il vento è aumentato. Il cielo è grigio, sembra una enorme nuvola pressata forte vicino a noi; incombente. Questo colore cinereo è sfumato di cipria solo dal riflesso dei lampioni nel cielo. Le città sono piccole imitazioni di soli, di notte.


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Le persiane sono rimaste spalancate, la vista non è più limitata. Godo il balletto dei fiocchi oscillare lievi per l'aria. Sospesi. Imprevedibili.
Il profumo poi è particolare, non c'è il bosco, non c'è il limpido come in montagna e non c'è nemmeno l'odore di aria fredda tipico del vento di tramontana... è odore di ghiaccio, di neve. E' la sensazione che proviamo nelle narici quando mangiamo la neve. Freddo ed acqua si mescolano in una sensazione igroscopica.
Il vento invece si dibatte scontroso come un pesce strappato dall'acqua in cui era.

Io non vorrei far altro che uscire, stare a volteggiare a naso all'insù per le strade fino a esser fradicio e sfinito, ebbro. Lasciare che i fiocchi mi coinvolgano nel loro ritmo e cominciare ad oscillare con loro. Lasciare che il vento porti via anche me, lontano dall'ogni giorno, in un incanto. Ecco per me la neve è anche questo, sognare. Ogni fiocco un piccolo sogno, una fantasia, un racconto se volete. Ecco che trovarmi mescolato nei sogni diviene meraviglioso. Non c'è freddo! Buriana? tempesta? bufera? mai conosciute od incontrate! è solo un ballo incantato.
Forse è la musica che suggestiona, forse sono le immagini di Tim Burton evocate dalle note che sono rimaste in me fin da fanciullo. Per me quel ragazzo che con mani taglienti realizzava neve e sculture raccontando la sua dolcezza rimane una figura superba. Qualcosa che mi scalda l'animo con una lacrima. Mi piace immaginare che ogni volta che nevica sia perché qualcuno sta realizzando una statua di ghiaccio per la donna che ama, perché sta raccontando il suo cuore.

Cosa di più bello che un messaggero costituito da innumerevoli piccoli frammenti unici tra loro? è come sangue che stilla dal cuore, è essenza. Un pulviscolo che ci circonda e narra e avvolge... E' un abbraccio.

Il solo modo con cui l'inverno ci sappia abbracciare è la neve che ammanta e danza intorno a noi. Per molti sarà un fastidio, per tutti significherà difficoltà per andare a lavoro o per fare qualsiasi altra cosa. Sarà così per chi non saprà sorridere forte di questo incantevole abbraccio.

lunedì 16 gennaio 2012

window

Pensieri sparsi guardando alla finestra un cielo freddo e l'aria assolata. Colonna sonora.



E' un vetro sporco quello attraverso cui guardo, quasi temprato da battaglie. Certo è testimone del tempo trascorso, dalle intemperie ai vituperi morali.
L'aria pare leggerissima ed il sole riscalda con vigore. Eppure siamo sullo zero della cara Celsius e lassù, più in alto, la volta azzurro intenso è affollata di nubi. Sembra cotone. Di quello comprato in scorte famiglia, una coperta, un materasso soffice...

(questo post è tronco. Sono dovuto uscire in corsa e l'ispirazione è svanita. Ricordo cosa scrivevo, di cosa. Basta leggere. Ma riprendere quell'istante e rappresentarlo con le parole mi è ormai impossibile. Resta un frullo d'ali e delle note)

lunedì 9 gennaio 2012

altre distanze

Mi rendo conto di essere fuori dal tempo che dovrei avere. Se da un lato non sapere ancora bene chi io sia mi piaccia, essere per sempre in divenire. Ma il mondo continua la sua vita d'intorno e mentre io sono sospeso e non trovo radici in una vita da banderuola inconcludente fatti accadono.

Ogni tanto si palese violentemente davanti a me quante cose mi stiano sfuggendo, quanti addii potrei essere costretto a dare inaspettatamente, per non aver saputo focalizzarmi, per essere da oltre dieci anni disunito.

Questo è un giorno simile, in cui tutto il peso delle mie scelte e degli errori si manifesta.

E' il primo post dell'anno e credo per certi versi sia giusto così. Non basta vivere gente, vivete con coscienza!

(Cioè autocoscienza, che non è una guida prudente bensì la consapevolezza delle proprie cazzate, ma cercate di non limitarvi a questo, atteggiamento buono per saper giusto imparare dai propri errori ma andate oltre siate viventi delle vostre vite, attenti a porre l'attenzione sempre così da macinare chilometri e gesta e cose concrete verso un fine. Non dissipate energie a fondo perduto ma investitele in chi e cosa davvero importa poiché chi non lo fa si ritrova le distanze in caduta libera addosso come ghigliottine)