mercoledì 21 settembre 2011

sottintesi e nuvole

Ascolto oggi per la prima volta una canzone dolcissima,

come una carezza tra innamorati. Immagino di star su un manto erboso o su una spiaggia deserta in un soleggiato giorno d'inverno: l'aria tersa, il vento odoroso di salmastro e un senso di pace indefinibile, ma certamente soffice non meno di una nuvola come cuscino per sognare.

Una ninnananna quasi, che sussurra le intenzioni oltre le parole, l'anima su tutto, i dialoghi del cuore: "laddove le parole non sono chiare il cuore saprà intendere ogni singolo bacio" potrei parafrasare. Trovare qualcuno di speciale tra le innumerevoli persone di cui non ci si può fidare. Quasi un "Almeno tu nell'universo" della compianta Mia Martini.

Non bastasse il titolo è già per me evocativo e adorabile: danzare sotto la pioggia è il solo momento per me in cui ballare. Incuranti del tutto godere della piena libertà tra le lacrime del cielo, assaporare un istante in cui incontrando le gocce si può provare la consistenza intorno a noi. L'aria è palpabile e l'acqua ci scivola lungo il corpo scavando, mescolandosi, fondendosi. Se si ha qualcuno con cui ballare sotto la pioggia si può vivere un momento bellissimo. Un frammento di gioia.

Chiudi gli occhi, segui i suoni, danza il frastuono della pioggia nel suo ritmo incalzante, rintoccante. Spalanca la vista e godi il mondo fra le gocce, ubriacati.
E' permearsi nella vita che ci circonda, è affidarsi ai linguaggi più spontanei e sinceri, quelli dell'anima e del corpo.
Vivi, trasmetti, percepisci. Al di là delle parole.

Intesa.

sabato 17 settembre 2011

pioggia sul volto

Già una volta ho scritto di momenti toccanti durante i tirocini. Come per quel San Bernardo ed il bambino.

Ho rivisto entrambi recentemente: il cane tosato e magro per una malattia, con appena la metà della sua imponenza, il bimbo in piedi e riccioluto sul cenere con negli già un accenno della corruzione adulta, niente più incanto indiscriminato. Peccato.

Ciò di cui voglio invece parlare è antipodico rispetto a quell'evento. Vengo chiamato fuori per parlare, in disparte tra le automobili parcheggiate con faccia seria e torva. Non avevo idea di quale sfuriata incombesse, sebbene propendessi per proteste sul tempo d'attesa ché gli innumerevoli incidentati del giorno avevano creato una fila consistente.
Mi viene chiesto quando può entrare a saldare. Smarrimento istantaneo: cose che non mi riguardano a priori ma che ho difficoltà a capire ancor di più già che non è nemmeno entrato, ancora.
Poi arriva la motivazione. Una rivoltellata a bruciapelo dritta in pancia, occhi strabuzzati senza poter mantenere un'espressione imperturbata: "stamane Red è morto".
Frenata dei pensieri tutti. I casi, le terapie, la fila fuori, il vociare, i latrati, le cose da imparare, la stanchezza, i malumori. Inchiodata istantanea senza neanche ABS. Via poi a tutta velocità a pensare a cosa sia successo perché per come e ripercorrere la storia.
Red, inizialmente Roscio, è un gatto trovato da un villeggiante sotto Pasqua. Trovatello raccattato come tanti. Lo hanno raccattato in giardino e per compassione provano a fare qualcosa. Ne passa tante, tra cure per le infezioni respiratorie accertamenti vari per fare diagnosi e così via. Loro tornano al luogo di residenza ufficiale, ma continuano a farlo seguire da noi. 120 Km ad andare e 120 per tornare. Il gatto migliora poi ripeggiora e così via.
Dopo qualche mese con controlli e terapie di mantenimento a distanza Roscio, ora Red, dopo essere stato bene era ripeggiorato in Settembre.
Fin qui una storia come tante. Un caso cronico grave su cui tutti, neo proprietari in primis, hanno investito molte energie.
La mente è qui col viaggio, con la ricapitolazione ma prmia che possa arrivare alla bocca alcun comando per parole arriva lo sparo. Ascolto come Red sia morto.

Red il trovatello, raccattato in giardino per caso in un giorno di pioggia; Red il randagio col fiato corto e le zampe magre che si regge in piedi tremolando all'alba si alza dalla cuccia, esce e si trascina per una rampa di scale e poi fino le camere da letto. Lì riesce a montare a letto e miagolare flebilmente. Il proprietario si sveglia e gli fa posto intanto che Red a testate cerca di accoccolarglisi al fianco premendo con forza. Red si sdraia accanto a lui, accosto a lui. Miagola ancora, si acciambella come può, lo guarda, poggia la testa fa due rantoli e muore.
Red stamane all'alba è morto impiegando le sue ultime forze per andare a ringraziare chi si era preso cura di lui senza un perché se non per l'avere un cuore.

Ho ascoltato il racconto da un uomo adulto con gli occhi bordati di un rosso vivido.

Il primo pensiero è stato che gli animali riescono a dimostrare una umanità per noi oramai obliata, ancestrale gene sopito. Ne sono certo; schifato soprattutto.

Ora, con gli occhi bordati di rosso nel raccontarla e ripercorrerla mi rendo conto di aver capito che è per persone simili che vale la pena di sopportare le file, le sfuriate, i cretini, le angherie, le delusioni gli orari inesistenti e tutto il resto. Ci sono ancora persone con l'umanità di un animale, prima o poi le incontreremo; è per loro che ha senso continuare a mettercela tutta, col cuore.

Grazie Red, buon viaggio.

venerdì 16 settembre 2011

vomitevole

Un Presidente del Consiglio che fa battute sconvenienti e fuori luogo sulla Cancelliere di Germania, la quale peraltro risponde per le rime, rime al vetriolo, facendo notare tutte le vane promesse di qua.
Un direttore del primo tg nazionale che con i soldi pubblici parla in un editoriale sulle intercettazione di "povera vittima mediatica" facendo qualcosa molto più simile alla propaganda che all'informazione. Un L. Prothero in carne ed ossa.
Chiude "Parla con me" di Serena Dandini, altro giro altro bavaglio. Si tappa la bocca ai pochi barlumi di intelligenza e di libero pensiero, critico o meno che sia, per non rischiare che la scatola che rende scemi non faccia mai rischiare di avere per spettatori qualcosa di diverso dai vegetali. Lobotomia.
Apre un centro associativo di forze di estrema destra. Dichiaratamente tale. Nessuno dice nulla.

Vivo in un paese di cui mi comincio a vergognare di fare parte. Non vedo soluzioni: ovunque si guardi è la stessa merda. Tutti indistintamente pensano solo a salvarsi il culo ed i pochi che potrebbero portare un po' d'aria fresca sono costretti a volare oltreconfine portando quella speranza preziosa d'ossigeno con sè. Non c'è scampo. Siamo già sul filo del baratro, ci spingeranno giù e scenderanno, chi sarà più furbo, al volo dal barcone mentre noi guarderemo impotenti e rassegnati, forse addirittura inconsapevoli, mentre facciamo la fine dei topi.

Mi fa schifo. Vorrei poter fare qualcosa, ma qui il bravo ed onesto cittadino finisce solo per far da capro espiatorio; parente alla lontana che si ritrova a pagare i conti per le denunce degli altri. Il guaio non è che ci si rimette solo di tasca propria. Il guaio è che non basta.

Mani basse, incapacità, rassegnazione... SCHIFO.

Siamo sempre più in regime, siamo sempre più in mano a fraudolenti delinquenti (frase assolutamente trasversale). L'unica soluzione per me riverbera in quest'eco...

... o nel V giorno di Novembre.

mercoledì 7 settembre 2011

storm of change

Sulla falsa riga di un vento di cambiamento, sulla sua scia per meglio dire, mi sono scoperto a riflettere.
Giorni strani e complessi gli ultimi trascorsi, durante i quali è emersa una necessità di stabilità, di regole, di ordine ma soprattutto di determinazione. Ho un assoluto bisogno di mettere bene a fuoco gli obiettivi e ricordarmi ogni giorno della volontà di perseguirli. E' facile fare progetti e annusare un profumo di novità. Ma un cambiamento consistente necessita qualcosa di ben più vivace di qualche refolo.
Urge una tempesta, qualcosa di meno freddo forse di una bufera e meno devastante di un uragano ma senza dubbio altrettanto foriero di ricostruzione.

Per farlo ho già acquistato un poster su cui scrivere frasi motivazionali mentre, con lo spirito di rinnovato adolescente che ha tanto da imparare e con la voglia di tornare a quando le cose forse erano semplicemente un po' più facili, ho preso un diario da liceale per i progetti da gestire e le cose da ricordare.

Ogni giorno qualcosa.

Imparare una lezione di vita al giorno;
imparare una cosa nuova ogni giorno;
contemplare il cielo;
essere responsabile delle conseguenze delle proprie scelte;
studiare studiare studiare;
tenersi in forma;
etc.etc. ...

elenco lunghissimo di propositi che neanche a capodanno se ne fanno di così tanti e tanto infantili. E' tempo però di ripartire. Non credo si possa tornare all'inizio. Non si può cancellare tutto quanto è stato e anche solo desiderarlo è una sciocchezza, una perdita di tempo. Si può invece stabilire una altra partenza, un nuovo inizio. Talvolta è bello avere una seconda occasione. Certe volte la seconda occasione si tratta solo di volerla, di costruirsela.

E anziché buttarsi in balia del vento spiegare le ali e solcarlo; e anziché attendere le folate sbattere le ali, o quantomeno accendere un ventilatore.