Chi sia Valentina Nappi lascio scoprirlo ai pochi che ancora passano a leggere. Io l'ho scoperta per caso, tramite un link di quelli sensazionalisti ed un po' morbosi che parassitano talvolta il grande fratello faccialibro.
Lo ammetto candidamente: ho clickato perché la notizia riguardava la pornografia.
Poi sono rimasto sorpreso però, perché gira che ti rigira sono finito su un blog dove scopro una persona che si mette in gioco in prima persona, che per come dice le cose, per le ambizioni, per quello che dice potrebbe benissimo rivelarsi una sorta di Moana di nuova generazione.
Ha chiari i canali di comunicazione, i concetti di masse e loro movimentazioni... scrive liberamente di sé, senza neanche pensare al rischio di risultare presuntuosa o intellettualoide (perché diciamocelo, nessuno si aspetterebbe del cervello in una attrice porno e forse neanche vorrebbe mai scoprire di sbagliarsi).
Sono rimasto interessato e contemporaneamente perplesso su dove sia la maschera, il personaggio e dove la realtà. Chiunque abbia una visione tanto nitida del gioco spesse volte vi prende parte seguendo le regole. Forse no; sogna davvero di smontarlo, eccentrica particella impazzita capace di sovvertire i canoni di un mondo.
Ma a dire il vero non è l'aspetto propagandistico che volevo affrontare, né decantare chi sa quali qualità, scusate la nenia, in una persona sconosciuta.
Quello che davvero mi ha solleticato la mente è stato questo specifico post con le istruzioni per avere speranze ad avere un appuntamento. Ora, prima di proseguire vi prego di leggerlo.
... mi ha aperto mille pensieri...
E' intrigante come una sfida sfacciatamente lanciata e inquietante come una lama affilata tesa a pochi centimetri dal volto.
La cosa più assurda è la normalità che traspare. Semplicemente vengono confidati i propri gusti. Non è nulla di diverso dalle confidenze di una qualunque ventenne, con anche la medesima impertinenza nel descrivere le proprie preferenze come un aut - aut.
Per molti aspetti anzi è una ragazza molto più esigente di quelle che normalmente si possono conoscere ogni giorno in giro.
Così l'invito ad essere intriganti, brillanti e profondi.
Traspare una persona che sa quel che vuole e lo dice senza cerimonie, dritta al punto. Così come nel porno dove l'intimità viene annullata in una forma di verità che trascende i canonici limiti così viene ammesso che sì la possibilità c'è, ma c'è anche una fior di scrematura.
Fronteggiare alcuni punti poi fa sembrare facile un confronto con gli enigmi della Sfinge! passi la nutella, spiegato qualche post più addietro, come avversione personale ma farne un criterio di distanza dai seni (e perché poi proprio i seni?)...
Sulla musica poi non ne parliamo, gente che non avevo mai sentito nominare e che con difficoltà ho compreso ascoltandola... con quei voli nell'ignoto che mi hanno ricordato il teatro di Alwin Nikolais (un assaggio), visionario precorritore. Affascinante, ma di enorme lavoro intellettivo emotivo per fruirlo appieno... fortuna ero già fuori gioco con la nutella!
Si scivola via fino al punto ottavo, in cui diviene lampante, qualora non lo fosse già, che per l'ambito premio c'è ancora da fare tutto. Le parole sono un biglietto da visita, la seduzione, il corteggiamento devono ancora venire. Giusto. Perché la fascinazione sta andando perdendosi nella superficialità di discorsi ed interessi di cui quasi ognuno di noi, me in testa, lentamente cadiamo vittime.
Tutto questo per dire cosa? Mah! forse nulla, era un invito a riflettere come lo è stato per me. Alla fin fine trovo logico non sia troppo facile per un fan ottenere dal suo mito la cosa più ambita, anche se il mito con quella "cosa ambita" ci lavora.
Invece mi allibisce che faccia così effetto trovarsi innanzi ad una donna che ha delle pretese prima di cedere e schiudere le porte del paradiso. Possibile che per trovare una donna con le idee chiare su come voglia essere sedotta (anche se la necessità dello stupore, in ogni sua forma, rimane talmente intrinseco che sono ormai certo sia parte della doppia X) debba essere talmente rara da dover sfociare nella pornografia? Come non possano essere ragazze come tutte...
Sono i luoghi comuni a farci percepire tutto questo come un'iperbole o lo è l'ormai consolidata abitudine di darla in base a criteri di scarsa selettività?
mercoledì 18 aprile 2012
mercoledì 11 aprile 2012
gocce
E' molto che trattengo parole da scrivere. Il tempo latita seppur non faccia poi gran che nell'arco della giornata. Non sembra così almeno.
Periodicamente nella vita di tutti si deve affrontare una perdita. Talvolta in prima persona, talaltra tocca a una persona vicina a noi.
Non è mai facile.
Resto convinto parole adatte non esistano. Forse per una banale autocoscienza la quale sa mettermi bene in guardia dalle scialbe e scontate frasi in cui scadrei.
Trovo a malapena sostenibili le solite frasi di circostanza, intrise di buonismi e comprensione dilatata. E' reazione allergica epidermica invece per le spiegazioni di chi sembra sapere tutto e voglia infonderti la "giusta" conoscenza. Una sicumera che quasi ti violenta. Nessuno è in grado di capire completamente le emozioni di un altro. Può al più intuirle grazie a esperienze personali ed affinità d'anima. Insegnare i sentimenti e le soluzioni a qualcuno che non siamo noi stessi è pura fantasia, come un libro ambientato tra terre incantate e armi fatate.
Un vuoto è qualcosa di incolmabile alla fin fine. Quando si sente dire "passerà" non ci si deve far fuorviare dal tono che sembra volerci rassicurare che tutto sarà dimenticato, che la ferita si sanerà riportando tutto esattamente a come era. No, manco per il cazzo.
Quel vuoto non ci abbandonerà più.
"Passerà" significa soltanto che prima o poi, per un tempo diverso da ognuno, riusciremo a conviverci. Io personalmente cerco sempre di spronarmi a imparare qualcosa, voler trovare un qualche lascito positivo da portare con me. Mi fa sentire ricolmo di esperienze, come se una vita in più scorresse in me, anche se solo nella quantità d'una scintilla: se siamo la nostra esperienza allora siamo principalmente costituiti di vissuto e vite intrecciate...
Magari mi rendo solo più semplice la convivenza.
Perché quella morsa che ti avvinghia le viscere poco sotto lo sterno, come se la volta dello stomaco venisse insufflata prepotentemente andando a forzare sul diaframma e spingendo in alto l'aria dai polmoni, che viene a mancare, ogni cosa mangiata, il cuore, le ossa... quella fitta che fa deflagrare qualcosa in noi come fosse vapore a pressione che sale veloce alla mente, ci offusca, e condensando lì trovi sbocco dagli occhi, beh! non ci lascia. Resta in agguato e senza preavviso o inviti certi giorni ritorna.
Non passerà mai un bel niente. Anche quando sembrerà essere estate e si sarà riscoperto il sorriso una burrasca, un temporale, saranno sempre dietro alla più innocua delle nuvole.
Talvolta una delle difficoltà maggiori da accettare è proprio che la vita vada avanti. La routine e l'ordinario non si fermano. Perché siamo infinitesimi. L'egocentrismo e la dominazione sulla madre terra ci fanno sentire incredibilmente possenti, ma nella globalità siamo alla stregua di formiche e steli d'erba. La vita va avanti. Accettarlo e prenderne parte nonostante tutto è sottoinsieme di quel "passerà" che tanto mi indispone.
Il vuoto resta, è parte di noi. Lo diviene! ed è forse molto sciocco nascondere le lacrime o trattenerle. Fintanto che si ha la capacità di piangere qualcuno si è ancora Vivi. E' la vita la vera prova in cui cimentarsi e vivere non è sinonimo di scordare. Così come ricordare non è perdersi nel riflesso di una luce. Vivere portandosi dentro anche quella scintilla e poi ricordare tutto il buono, come si continuasse a condividere. Fin che sappiamo piangere qualcuno siamo in vita anche per gli altri.
Periodicamente nella vita di tutti si deve affrontare una perdita. Talvolta in prima persona, talaltra tocca a una persona vicina a noi.
Non è mai facile.
Resto convinto parole adatte non esistano. Forse per una banale autocoscienza la quale sa mettermi bene in guardia dalle scialbe e scontate frasi in cui scadrei.
Trovo a malapena sostenibili le solite frasi di circostanza, intrise di buonismi e comprensione dilatata. E' reazione allergica epidermica invece per le spiegazioni di chi sembra sapere tutto e voglia infonderti la "giusta" conoscenza. Una sicumera che quasi ti violenta. Nessuno è in grado di capire completamente le emozioni di un altro. Può al più intuirle grazie a esperienze personali ed affinità d'anima. Insegnare i sentimenti e le soluzioni a qualcuno che non siamo noi stessi è pura fantasia, come un libro ambientato tra terre incantate e armi fatate.
Un vuoto è qualcosa di incolmabile alla fin fine. Quando si sente dire "passerà" non ci si deve far fuorviare dal tono che sembra volerci rassicurare che tutto sarà dimenticato, che la ferita si sanerà riportando tutto esattamente a come era. No, manco per il cazzo.
Quel vuoto non ci abbandonerà più.
"Passerà" significa soltanto che prima o poi, per un tempo diverso da ognuno, riusciremo a conviverci. Io personalmente cerco sempre di spronarmi a imparare qualcosa, voler trovare un qualche lascito positivo da portare con me. Mi fa sentire ricolmo di esperienze, come se una vita in più scorresse in me, anche se solo nella quantità d'una scintilla: se siamo la nostra esperienza allora siamo principalmente costituiti di vissuto e vite intrecciate...
Magari mi rendo solo più semplice la convivenza.
Perché quella morsa che ti avvinghia le viscere poco sotto lo sterno, come se la volta dello stomaco venisse insufflata prepotentemente andando a forzare sul diaframma e spingendo in alto l'aria dai polmoni, che viene a mancare, ogni cosa mangiata, il cuore, le ossa... quella fitta che fa deflagrare qualcosa in noi come fosse vapore a pressione che sale veloce alla mente, ci offusca, e condensando lì trovi sbocco dagli occhi, beh! non ci lascia. Resta in agguato e senza preavviso o inviti certi giorni ritorna.
Non passerà mai un bel niente. Anche quando sembrerà essere estate e si sarà riscoperto il sorriso una burrasca, un temporale, saranno sempre dietro alla più innocua delle nuvole.
Talvolta una delle difficoltà maggiori da accettare è proprio che la vita vada avanti. La routine e l'ordinario non si fermano. Perché siamo infinitesimi. L'egocentrismo e la dominazione sulla madre terra ci fanno sentire incredibilmente possenti, ma nella globalità siamo alla stregua di formiche e steli d'erba. La vita va avanti. Accettarlo e prenderne parte nonostante tutto è sottoinsieme di quel "passerà" che tanto mi indispone.
Il vuoto resta, è parte di noi. Lo diviene! ed è forse molto sciocco nascondere le lacrime o trattenerle. Fintanto che si ha la capacità di piangere qualcuno si è ancora Vivi. E' la vita la vera prova in cui cimentarsi e vivere non è sinonimo di scordare. Così come ricordare non è perdersi nel riflesso di una luce. Vivere portandosi dentro anche quella scintilla e poi ricordare tutto il buono, come si continuasse a condividere. Fin che sappiamo piangere qualcuno siamo in vita anche per gli altri.
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