Dodici ore di turno. Tirate, convulse, quasi senza fiato. Imprevisti e bastoni su per il culo; in continuo.
Il cervello lavora a manetta e in continua ricerca di soluzioni ai vari problemi. Preoccupazioni su preoccupazioni, difficoltà su difficoltà.
Alla fine, il passo ciondolante, entri nei vestiti come un serpente che cambia pelle, ci scivoli dentro con grazia famelica. Ingordigia di ristoro. La radio, accesa per speranza banale di rumore che non ti faccia addormentare faccia contro il muro, una voce suadente racconta di un concerto finito in rissa cantante contro motociclisti e poi spara questa:
Sarà l'associazione mentale direttissima ai deliri di Trainspotting, sarà l'incalzare del basso... Ma "Lust for life" è sembrata la canzone perfetta per quel momento. Puro spirito di sopravvivenza nel fluire del respiro: sarebbe bastato un anelito di vento a sbattermi contro il pavimento. Immersione totale. Sono riuscito ad abbottonare la camicia e legare le scarpe. Quindi, sono riuscito a tornare a casa.
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