E' molto che trattengo parole da scrivere. Il tempo latita seppur non faccia poi gran che nell'arco della giornata. Non sembra così almeno.
Periodicamente nella vita di tutti si deve affrontare una perdita. Talvolta in prima persona, talaltra tocca a una persona vicina a noi.
Non è mai facile.
Resto convinto parole adatte non esistano. Forse per una banale autocoscienza la quale sa mettermi bene in guardia dalle scialbe e scontate frasi in cui scadrei.
Trovo a malapena sostenibili le solite frasi di circostanza, intrise di buonismi e comprensione dilatata. E' reazione allergica epidermica invece per le spiegazioni di chi sembra sapere tutto e voglia infonderti la "giusta" conoscenza. Una sicumera che quasi ti violenta. Nessuno è in grado di capire completamente le emozioni di un altro. Può al più intuirle grazie a esperienze personali ed affinità d'anima. Insegnare i sentimenti e le soluzioni a qualcuno che non siamo noi stessi è pura fantasia, come un libro ambientato tra terre incantate e armi fatate.
Un vuoto è qualcosa di incolmabile alla fin fine. Quando si sente dire "passerà" non ci si deve far fuorviare dal tono che sembra volerci rassicurare che tutto sarà dimenticato, che la ferita si sanerà riportando tutto esattamente a come era. No, manco per il cazzo.
Quel vuoto non ci abbandonerà più.
"Passerà" significa soltanto che prima o poi, per un tempo diverso da ognuno, riusciremo a conviverci. Io personalmente cerco sempre di spronarmi a imparare qualcosa, voler trovare un qualche lascito positivo da portare con me. Mi fa sentire ricolmo di esperienze, come se una vita in più scorresse in me, anche se solo nella quantità d'una scintilla: se siamo la nostra esperienza allora siamo principalmente costituiti di vissuto e vite intrecciate...
Magari mi rendo solo più semplice la convivenza.
Perché quella morsa che ti avvinghia le viscere poco sotto lo sterno, come se la volta dello stomaco venisse insufflata prepotentemente andando a forzare sul diaframma e spingendo in alto l'aria dai polmoni, che viene a mancare, ogni cosa mangiata, il cuore, le ossa... quella fitta che fa deflagrare qualcosa in noi come fosse vapore a pressione che sale veloce alla mente, ci offusca, e condensando lì trovi sbocco dagli occhi, beh! non ci lascia. Resta in agguato e senza preavviso o inviti certi giorni ritorna.
Non passerà mai un bel niente. Anche quando sembrerà essere estate e si sarà riscoperto il sorriso una burrasca, un temporale, saranno sempre dietro alla più innocua delle nuvole.
Talvolta una delle difficoltà maggiori da accettare è proprio che la vita vada avanti. La routine e l'ordinario non si fermano. Perché siamo infinitesimi. L'egocentrismo e la dominazione sulla madre terra ci fanno sentire incredibilmente possenti, ma nella globalità siamo alla stregua di formiche e steli d'erba. La vita va avanti. Accettarlo e prenderne parte nonostante tutto è sottoinsieme di quel "passerà" che tanto mi indispone.
Il vuoto resta, è parte di noi. Lo diviene! ed è forse molto sciocco nascondere le lacrime o trattenerle. Fintanto che si ha la capacità di piangere qualcuno si è ancora Vivi. E' la vita la vera prova in cui cimentarsi e vivere non è sinonimo di scordare. Così come ricordare non è perdersi nel riflesso di una luce. Vivere portandosi dentro anche quella scintilla e poi ricordare tutto il buono, come si continuasse a condividere. Fin che sappiamo piangere qualcuno siamo in vita anche per gli altri.
mercoledì 11 aprile 2012
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3 commenti:
Estremamente sentito, ciò che scrivi.
Ma "perdita" in che accezione?
In buona parte di quelle possibili, credo.
Ci sono perdite di gravità ben diversa, alcune sottostanno semplicemente a fattori di tempo e volontà. Lo spirito però nell'affrontarle l'ho sempre trovato assimilabile.
Ci sono persone magnifiche su questa terra, che se ne vano in giro travestite da normali esseri umani.
E ci sono stati d’animo che non si possono spiegare con le parole. Per capirli, occorre essere simili.
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