Io non suono: strimpello.
Provo da autodidatta ad intessere note sulle corde di un basso.
Nell'ultimo anno sono riuscito a realizzare un piccolo sogno: un 5 corde elettroacustico. Questo mi permette di suonare in qualunque momento ed in qualsivoglia punto della casa (o perché no del mondo intero).
Una cosa ho acuito negli ultimi anni, maggiormente da che ho la cassa armonica sul ventre: La capacità di percepire lo strumento che si scalda.
Riscaldarsi non serve solo alle dita, è una peculiarità della materia e pertanto anche dello strumento.
Via via che le dita scivolano e premono e tendono e rilasciano le corde queste si scaldano. I legni, le plastiche, le meccaniche... tutto entra in risonanza. Vibra letteralmente con i suoni emessi.
Il basso si scalda e da un iniziale retrogusto metallico dopo essersi scaldato la voce tira fuori i suoi colori di tramonto e notte.
La tastiera senza neanche accorgersene è come più accogliente. Le dita scorrono più veloci, i semitoni si mescolano con più sfumature mentre le corde sembrano più soffici. Sembra di carezzare una schiena. Sorprendere con dei brividi, scorrere ogni millimetro.
Non serve forza, non serve rabbia. L'intensità fluisce adeguata dalle dita comunque, è il basso stesso a darle il carattere che serve o a suggerire come carezzarlo ancora.
E' un momento di grande intimità: si è complici di sé stessi, del basso, della musica che fa da tramite. O incantesimo, anche.
Non saprei trovare una parola sola per descrivere una sensazione tanto appassionante. L'emozione che prende vita e fuoriesce senza bisogno di ragionamenti è qualcosa di sconvolgente, è una catarsi che non ritorna, come i sogni al mattino. Ma se quelli lasciano un senso d'amaro per il finale mancato, lo strumento ti lascia il suo calore nelle dita, oltre i calli, più del torpore. Sono le note... e quelle ti possono scaldare per notti intere. Chi è fortunato ne è scaldato per la vita.
giovedì 26 novembre 2009
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