Esistono innumerevoli condizioni di sofferenza. Fisiche e spirituali, tantissime.
Tra questa moltitudine, una in questi giorni mi dà da pensare: quella della consapevolezza.
Si affrontano situazioni tra le più disparate, sempre diverse, e raramente ci confrontiamo con esse nel medesimo modo o, peggio, come ci augureremmo di farlo.
Quando si ha coscienza di uno stato indesiderato da cui non si riesce a smuoversi può subentrare un forte fastidio interiore. La consapevolezza, appunto, di star attraversando i giorni come non vorremmo eppur senza riuscire a cambiare.
Sono stati d'inerzia drammatici. Comprendiamo di esser causa di sofferenza negli altri e tuttavia non riusciamo, per paura o egoismo o chissàche, a modificare di un minimo significativo il nostro stato d'essere.
E' banale, terribilmente banale. Ma brucia come non mai la coscienza dell'autodistruzione indesiderata.
Talvolta siamo noi stessi la peggior causa del logorio delle interrelazioni.
mercoledì 27 giugno 2007
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