venerdì 5 agosto 2011

alza la testa

e guardati in faccia, in quello specchio. Sii onesto e ammetti la verità.

Questa canzone dei PLain White (loro i diritti di testi e musiche nel video)



non c'entra del tutto con quel che voglio dire ma la prima strofa offre uno spunto interessante fino al ritornello.


C'è sul blog un mantra, un proverbio cinese: "se hai vissuto saggiamente morendo non avrai rimpianti". Letto su GoldenBoy, fumetto di Tatsuya Egawa, e per me memento giornaliero, come alcuni follower già sapranno.
A me piace maggiormente interpretare questo mantra ribaltandone l'ordine di letture Ovvero " se al momento di morire non avrai rimpianti significherà che avrai vissuto saggiamente". Certo, più che nessuno rimpianto, credo sia più verosimile parlare di pochi. Ma insomma, si tratta pur sempre di un proverbio e la sintesi è quantomeno necessaria, altrimenti si sfocia in una pantomima di "lettera ai Corinzi" di cui si fa volentieri a meno.

Ora, per tornare alla canzone, "devi guardare in faccia alla realtà - devi renderti conto che non è altro che un tuo sbaglio" e poi " avresti potuto", "non serve guardarsi alle spalle".
Ecco queste parole credo siano fondamentali riguardo alla saggezza del vivere di cui sopra.
E' fondamentale essere oggettivi ed onesti. Verso di sè, verso gli altri. Trovo prezioso essere consapevoli delle proprie scelte ancor più che essere coerenti con esse.


Di scelte ne ho compiute infinità, di continuo: ogni passo, ad ogni istante, compiamo una scelta. Tra tutte chi sa quanti errori!
Io di certo moltissimi.
Molti perpetrati ancor oggi; molti inavvertitamente, involontariamente.
Ho sempre cercato di agire per il meglio od almeno nella tentata consapevolezza che quella scelta fosse la cosa migliore al momento. Non è mai venuta a mancare la buona fede. Ho cercato in tutti questi trent'anni di errori di valutare pro e contro di tutto, di pensare in anticipo, anche (megli ultimi anni, soprattutto). Tanto da sentirmi dire che mi preoccupo troppo, che sono un paranoico. Vero talvolta. Spesso inesatto: cerco di sapere cosa sto facendo, sempre. In modo da averne coscienza e potermene assumere la responsabilità.
Ho sempre una scusa pronta, ma raramente è uno scarica-barile; spesse volte mi capita di aver già fatto una analisi preventiva e sapere quale fosse il punto debole in anticipo. Alcune volte lo cerco.
Questo però è solo una assunzione di responsabilità soggettiva. Non è esente da ferire o compiere errori. Se ne fanno, non smetteremo mai.
E' giusto tenere a mente che per ogni sventura avremo sempre qualcosa per cui domandarci "e se?" e ci sarà sempre un qualcosa per cui attribuirci la colpa. E' quasi sempre colpa nostra (quando non è comodamente "di Teddy"), potrà sempre essere andata diversamente.
L'importante credo sia non solo averne coscienza ma saper trarre da questo la capacità di rassegnarsi ed andare avanti, senza tanti ripensamenti o dubbi ma con piuttosto il desiderio di porre rimedio, quando possibile.

Si può investire energie nei rimpianti per la strada percorsa oppure le medesime energie possono impiegarsi nel ricostruire quella da venire.

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