Sensazioni, quasi emozioni.
Queste le cose a cui sono andato in contro e tutt'ora vado durante il recupero della mano. Mano di cristallo, svuotato l'osso del midollo né ancora del tutto stabile la frattura. Mano dolente che il chiodo era avvitato e hanno dovuto martellare a più riprese per estrarlo. Mano da oltre due mesi inviluppata in una trappola desensoriale.
Tutto nel mio quotidiano è stato una riscoperta, una novità del qualunque, in questa settimana: la prima sensazione straordinaria è stato il calore del volante al sole contro al palmo della mano. Era davvero così percepire il tepore? un brivido che distende ogni fibra e si espande pian piano, risale fino alla spalla. Dolce scivolare, ricorda la primissima carezza ricevuta da una ragazza. Suggestione che scuote lo stomaco e il petto.
Poi è stata la volta dell'acqua. In forma di doccia o solo di sciacquata sotto un getto veloce, ogni volta è un contatto sublime.
Il flusso avvolge completamente ogni millimetro e poi scappa via. Lambisce porzioni di mano di cui il gesso aveva cancellato la memoria. I rivoli sorprendono ogni volta cambiando percorso all'ultimo, imprevedibili, raccontano storie sempre nuove alla mia pelle e starei ore ad ascoltarli.
Scrivere su carta è ancora impresa ardua perché la muscolatura è ben lungi dal recupero pieno, dalla scorrevolezza, dalla sicurezza del moto. Arriverà.
Oggi è solo emozione tattile di riscoperte e nuove lezioni. Le interazioni della mia mano destra non sono più solo tentativi di recupero ma sono autentiche rivoluzioni interiori come un bambino che gattonando esplora l'universo alla sua portata.
Mi ritengo fortunato non solo di riavere l'uso pieno di entrambe le mani, ma di avere una mano capace in questi giorni di apprezzare la consistenza, la ruvidità anche minima, i tentennamenti che ogni oggetto o persona possiedono.
Debole e fragile perlustra il mondo a sua disposizione e me lo narra con occhi di cui non avevo memoria: gli occhi del buio.
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