mercoledì 17 dicembre 2008

nottambulo

Veglia di notte... Non ho mai capito perché, ma per le cose di cervello e di ragionamento io ho sempre avuto una preferenza per le ore buie, notturne.

Mi si sveglia l'attenzione, troppo sopita di giorno a seguire routine o pensieri comuni.
Addormentarsi tardi ha un innegabile svantaggio: svegliarsi alle 6 del mattino è impresa ardua. Per me una rinuncia atavica, o una scelta di campo sensata se preferite.

Ma i vantaggi sono sorprendenti: la notte infatti, come quantità di tempo inutilizzato è vasto. Inoltre il silenzio ed il buio sembrano accogliere i pensieri come una culla d'ovatta e stelle.
Ancora, si può tollerare la compagnia del televisore, distante da programmazioni di edonisti che si accapigliano e da notiziari troppo mirati al più morboso pettegolezzo.
Forse la tollerabilità della scatola è aiutata dalla mia concentrazione diretta altrove che permette un ascolto disattento... sentire le vibrazioni del rumore che riempiono la stanza... non voler forse sentire la solitudine del silenzio.

Fatto sta che a volte ci si sente anche un pochino fortunati. Talvolta si incappa nel film splendido, troppo bello e forte perché possa venir trasmesso ad orari fruibili. Talvolta invece si trovano programmi futili che offrono invece spunti gradevoli. Così si possono trovare persino canzoni spensierate non ancora abusate da masse o altro.


E' in una situazione simile che ho potuto ascoltare "Nel mio (tuo) paese".


Questa canzone così orecchiabile mi ha colpito subito, non solo per l'intermezzo rockeggiante da band giovanile, ma soprattutto per il tono nostalgico e critico.
Ricordi... ha rievocato in me lo spirito con cui mi sembra si guardava al proprio paese: critica, volubile ipercritica adolescenziale connessa solo alla voglia di fuga; contemporaneamente però si respira un legame forte e comunque sentito che fa trapelare l'affetto per gli spazi dove si cresce e protrae l'infanzia.

Potrò sembrare un melenso nostalgico, ma a me talvolta la nostalgia per il mare a novembre o l'odore dell'erba brinata o dell'afa o del salmastro nella prima burrasca estiva mancano. Mancano come le facce del vicinato. Mancano come i visi e i discorsi dei campetti in pozzolana (maledette pallette violacee e taglienti) alla domenica mattina o i vari cinquantenni a spasso nei pomeriggi del fine settimana.
Il mercato, le spiagge deserte, i rifugi, le fughe in motorino.

In fondo, forse, la vita a quell'età è lì. Dentro quella spensieratezza e le follie si costruiscono i ricordi.


Sillogistico finale: e quando si hanno ricordi si possono raccontare storie, e fin che si ha una buona storia da raccontare non si è mai perduti

Certi giorni, quando penso ai possibili figli che avrò, mi fa male pensare a certi ricordi spensierati che probabilmente non potrà forgiarsi.
Povero figlio mio che non conoscerà il "battimuro"...

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