giovedì 2 luglio 2009

Corredo

Mentre uscivo nella notte per buttare la spazzatura (merito di una ordinanza fin troppo applicata di cui alcuni utenti faccialibriani sanno e di cui sarete più in là messi a conoscenza) mi sono fermato a guardare ancora il cielo. Il cielo sopra casa mia è lo stesso cielo dell'universo tutto. Ma è quello sopra casa mia e quindi è unico.
Unico, sì, perché è il cielo che si è impresso nei miei occhi per vent'anni. Notte dopo notte dopo notte. Nei miei occhi.
Più che il firmamento è il suo riflesso nel mio encefalo ad essere unico.
Il cielo sopra casa mia è stato il primo input di scienza empirica: le stelle sono un riferimento fantastico non solo per i marinai!
Così nel susseguirsi del tempo le ho trovate spostate e poi ancora a posto, anno dopo anno.

A seconda della stagione le stelle si muovono sopra le nostre teste ed è bello cercarle oppure inseguirle con la fantasia e immaginarle sopra le teste di altri come me.

... Ho inspirato forte ed ho svolto la mia passeggiata ecologica avvolto tuttavia da parole che si sono rincorse sino ad ora nella testa.

Ne sono nate le parole in corsivo.
Parole che mi rievocano sensazioni narrate da Baricco in "Castelli di rabbia" e "oceanomare". Sensazioni per me delicatissime nel raccontare un amore come forse solo in un romanzo si può trovare.

Storie di scrigni pieni di lettere da dare a chi arriverà. Storie di scatole vuote regalate in arrivo poco prima di qualcuno fondamentale.


Parole come non saprei mai scrivere e con cui mai mi vorrei confrontare. Non c'è stata alcuna volontà di emulare. Tuttavia appena rilette le parole hanno raccontato le influenze dell'adolescenza. Mi sembrava giusto dirlo. Sia per consigliare letture particolari sia per ammettere certe somiglianze eventuali.



Lettera a te che non hai mai visto le foglie d'arancio camminarti a fianco mentre ti allontani dal portone. Lettera a te che non hai mai solcato ad ampi e lenti passi il terrazzo per andare a vedere come l'orsa maggiore sovrasti il tetto di casa mia, scoprendo di notte in notte come la terra ruoti.
Lettera a te che ancora non ci sei eppure già esisti dentro di me.

Non ho molti ricordi nitidi: la memoria viene dileggiata dai teli con cui l'inconscio nasconde l'avvenuto. Per te ho pochi ricordi da raccontare ma ho una gamma infinita di sensazioni da condividere. Ho immerso la mia esistenza negli ansiti dei tramonti, nei fremiti delle foglie e nel palpitare delle stelle.
Raccolgo ad ogni mio passo tutto questo per potertene far dono quando saremo assieme.

Nell'attesa di incrociare lo sguardo colleziono vita.

A quando, Tuo ni.

1 commento:

Omar ha detto...

Come dimenticare il cielo stellato sulle nostre teste durante la traversata del tirreno per andare in Sicilia?? Ricordo ancora le tue "lezioni" stellari! :-) Quando gli sleepless erano ancora un embrione (e forse neanche quello..)