Dice in Italia il popolo è sovrano.
Ad ogni chiamata alle urne mi sembra abdichi un po'.
mercoledì 30 settembre 2009
domenica 27 settembre 2009
pieghe prese tempo addietro
Sono qui a perdermi in giorni scialbi e privi di determinazione. Ancora.
La mia vita intanto va avanti da sé. Immobile.
Un anno fa entrava nel mio autunno Californication, serie americana per cui già ho speso parole entusiastiche.
Ad un anno dal fatto, ora che inizia la nuova stagione ed ora che hanno caricato sul tubo frammenti importanti posso mettere un pezzo che avrebbe avuto maggior pertinenza in un tempo diverso.
Il passo sarebbe la lettura di un post da un blog.
Per quanto non si possa parlare certo nel mio caso di "oceani di fiche insipide" posso parlare di giorni insipidi a guardarmi l'ombelico. Giorni non ancora finiti. Giorni a cui da anni cerco di reagire.
Il bandolo della matassa non salta fuori. Non a me almeno.
Mentre il mondo intorno sembra avanzare sempre più velocemente, sempre più pronto e abile.
Mi chiedo se sia io a rimanere addietro nello schifo per me stesso e nel compatire gli altri o se stia seguendo una strada semplicemente diversa ma dai risultati non valutabili col metro comune.
Il solo fatto certo è che mentre sono qui a giocare col compatimento il mondo ha il tasto avanti\veloce ancora premuto mentre io sono ancora a sollevarmi da una pozza di vomito.
Sarà bene anche io cerchi di darmi una mossa, perché non potrà certo andarmi di lusso ancora per molto.
nota: ho scritto sulla falsariga parole che sono più una sintesi che un significante vero e proprio. Ma era un pezzo che volevo assolutamente caricare. Era una citazione quasi obbligatoria per la mia morale.
Saludos!
La mia vita intanto va avanti da sé. Immobile.
Un anno fa entrava nel mio autunno Californication, serie americana per cui già ho speso parole entusiastiche.
Ad un anno dal fatto, ora che inizia la nuova stagione ed ora che hanno caricato sul tubo frammenti importanti posso mettere un pezzo che avrebbe avuto maggior pertinenza in un tempo diverso.
Il passo sarebbe la lettura di un post da un blog.
Per quanto non si possa parlare certo nel mio caso di "oceani di fiche insipide" posso parlare di giorni insipidi a guardarmi l'ombelico. Giorni non ancora finiti. Giorni a cui da anni cerco di reagire.
Il bandolo della matassa non salta fuori. Non a me almeno.
Mentre il mondo intorno sembra avanzare sempre più velocemente, sempre più pronto e abile.
Mi chiedo se sia io a rimanere addietro nello schifo per me stesso e nel compatire gli altri o se stia seguendo una strada semplicemente diversa ma dai risultati non valutabili col metro comune.
Il solo fatto certo è che mentre sono qui a giocare col compatimento il mondo ha il tasto avanti\veloce ancora premuto mentre io sono ancora a sollevarmi da una pozza di vomito.
Sarà bene anche io cerchi di darmi una mossa, perché non potrà certo andarmi di lusso ancora per molto.
nota: ho scritto sulla falsariga parole che sono più una sintesi che un significante vero e proprio. Ma era un pezzo che volevo assolutamente caricare. Era una citazione quasi obbligatoria per la mia morale.
Saludos!
sabato 26 settembre 2009
ab qualcosa
Breve intermezzo di culinari spicciola.
Meglio, sintetico (spero) soliloquio su come certi esperimenti di gusto, certi acquisti, non andrebbero mai fatti.
19:00 di un sabao come tanti. Spesa in orario incauto, come spesso. E' questione di abitudini saper affrontare gesti isterici di acquirenti incalliti e frettolosi capaci di carrellate di violenza tale da far sembrare innocui scherzi le sportellate nelle serie competitive automobilistiche. L'ora di punta al supermercato è come l'ora di punta sul GRA o la tangenziale di Milano: non basterebbero una confezione di Valium e uno scatolone di CID per affrontarli.
Tuttavia on l'abitudine si imparano i trucchi e si sopravvive.
Stasera abbiamo ignorato l'esperienza acquisita negli anni. Così, tra patatine e coda per un filoncino, ci siamo fatti sedurre da un pachettino che occhieggiava in prossimità delle casse.
Porcate dal sapore estero... misteri esotici... fascino unico.
In cerca di qualcosa da sgranocchiare cucinando come ignorare le "Apple Chips"??? Non si poteva!
La mente già vagava chiedendosi di come fossero: salate? dolciastre? dure? flaccide? la fantasia galoppava e il sacchettino verde chiaro era già nel sachetto.
La figura del sacchetto è del tutto sovrapponibile alle varie patatine rustiche o campagnole delle varie case.
Il sapore no.
Afferrata la rigida e sottile figura di "pura mela disidratata conservata con acido citrico" (beati idioti della lettura posticipata) il primo approccio è strano mentre il seguito scovolge.
Varcate le labbra il gusto ricorda immediatamente le patatine a bastoncino: le mitiche sticky, acidule e appena bruciacchiate.
Segue la masticazione e l'apparentemente croccante si rivela cedevole, fiappo come un pacco di frollini dimencato all'aria e all'umido per un paio di giorni.
A quel punto il gusto si spande per la bocca ed un sapor di cartone sarebbe un lusso che non è concesso.
Le papille sono invase da un acido di frutta ormai troppo matura e da un non so che di nocciolo o picciolo.
E' stato terribile. Attraversare inaspettatamente un excursus dalla patatina fritta al torsolo di mela è più una prova di virilità medioevale che non uno snack preprandiale.
Per chiunque volesse misurarsi con tale impresa il prodotto è fatto dalla Gilli spezialitaten aus Europa.
Si consiglia di tenere a portata di mano qualunque cosa capace di cancellare dalla bocca ogni traccia, compreso l'appiccicoso retrogusto di buccia di mela che non libera la volta del cavo orale per almeno mezz'ora. Personalmente consiglio il ginger con cui accompagnano il sushi oppure il wasabi.
Su tutto ricordate sempre sempre sempre di non farvi mai tentare dalle schifezze snack estere del sabato sera.
Buon sabat sera gente!!! (Bleurgh)
Meglio, sintetico (spero) soliloquio su come certi esperimenti di gusto, certi acquisti, non andrebbero mai fatti.
19:00 di un sabao come tanti. Spesa in orario incauto, come spesso. E' questione di abitudini saper affrontare gesti isterici di acquirenti incalliti e frettolosi capaci di carrellate di violenza tale da far sembrare innocui scherzi le sportellate nelle serie competitive automobilistiche. L'ora di punta al supermercato è come l'ora di punta sul GRA o la tangenziale di Milano: non basterebbero una confezione di Valium e uno scatolone di CID per affrontarli.
Tuttavia on l'abitudine si imparano i trucchi e si sopravvive.
Stasera abbiamo ignorato l'esperienza acquisita negli anni. Così, tra patatine e coda per un filoncino, ci siamo fatti sedurre da un pachettino che occhieggiava in prossimità delle casse.
Porcate dal sapore estero... misteri esotici... fascino unico.
In cerca di qualcosa da sgranocchiare cucinando come ignorare le "Apple Chips"??? Non si poteva!
La mente già vagava chiedendosi di come fossero: salate? dolciastre? dure? flaccide? la fantasia galoppava e il sacchettino verde chiaro era già nel sachetto.
La figura del sacchetto è del tutto sovrapponibile alle varie patatine rustiche o campagnole delle varie case.
Il sapore no.
Afferrata la rigida e sottile figura di "pura mela disidratata conservata con acido citrico" (beati idioti della lettura posticipata) il primo approccio è strano mentre il seguito scovolge.
Varcate le labbra il gusto ricorda immediatamente le patatine a bastoncino: le mitiche sticky, acidule e appena bruciacchiate.
Segue la masticazione e l'apparentemente croccante si rivela cedevole, fiappo come un pacco di frollini dimencato all'aria e all'umido per un paio di giorni.
A quel punto il gusto si spande per la bocca ed un sapor di cartone sarebbe un lusso che non è concesso.
Le papille sono invase da un acido di frutta ormai troppo matura e da un non so che di nocciolo o picciolo.
E' stato terribile. Attraversare inaspettatamente un excursus dalla patatina fritta al torsolo di mela è più una prova di virilità medioevale che non uno snack preprandiale.
Per chiunque volesse misurarsi con tale impresa il prodotto è fatto dalla Gilli spezialitaten aus Europa.
Si consiglia di tenere a portata di mano qualunque cosa capace di cancellare dalla bocca ogni traccia, compreso l'appiccicoso retrogusto di buccia di mela che non libera la volta del cavo orale per almeno mezz'ora. Personalmente consiglio il ginger con cui accompagnano il sushi oppure il wasabi.
Su tutto ricordate sempre sempre sempre di non farvi mai tentare dalle schifezze snack estere del sabato sera.
Buon sabat sera gente!!! (Bleurgh)
venerdì 25 settembre 2009
unione
Capita di non accorgersi di come il quotidiano intessa per noi legami. Bastano poche cose, inezie tanto piccole da sembrare sciocche e superflue. Basta lo scorrere del tempo per scoprire che quelle sciocchezze erano ricordi preziosi.
Di ricordo in ricordo crescono i giorni, si scopre di conoscersi oltre le parole.
E' nelle stupidaggini fatte assieme o nel sonno abbracciati che ho ritrovato un calore profondo e di cui non mi ero reso conto. Non così profondamente.
Eppure non mi sono stupito di capire in anticipo cosa non andasse. Strano allora lo stupore per l'apprensione quando stava male.
Nonostante tutti i tentativi umani di produrre l'opposto risultato, il mondo è un bello spaziotempo dove esistere: la bioelettricità su cui si basa il nostro funzionamento è in grado di strutturare affinità, legami, simbiosi, intese. Il bello del mondo emerge quando basta un incrocio di sguardi per raccontarsi una unione reciproca.
La cosa più interessante è che sono legami che sanno prescindere da tutto; è il mondo. Nel tutto ad unirsi sono gli esseri viventi.
Basta inspirare a fondo ed accostarsi a sentire.
Alle mie due piccole.
Di ricordo in ricordo crescono i giorni, si scopre di conoscersi oltre le parole.
E' nelle stupidaggini fatte assieme o nel sonno abbracciati che ho ritrovato un calore profondo e di cui non mi ero reso conto. Non così profondamente.
Eppure non mi sono stupito di capire in anticipo cosa non andasse. Strano allora lo stupore per l'apprensione quando stava male.
Nonostante tutti i tentativi umani di produrre l'opposto risultato, il mondo è un bello spaziotempo dove esistere: la bioelettricità su cui si basa il nostro funzionamento è in grado di strutturare affinità, legami, simbiosi, intese. Il bello del mondo emerge quando basta un incrocio di sguardi per raccontarsi una unione reciproca.
La cosa più interessante è che sono legami che sanno prescindere da tutto; è il mondo. Nel tutto ad unirsi sono gli esseri viventi.
Basta inspirare a fondo ed accostarsi a sentire.
Alle mie due piccole.
martedì 22 settembre 2009
hot spot
Da poco sono morti sei soldati italiani a Kabul. Massimo dispiacere per delle esistenze che si spengono. A riguardo sarebbe bene ricordare anche le esistenze spente in quell'attentato son 21, ma agli italiani poco importa degli afghani "quindi dimentichiamocene". Beh, cordoglio anche per loro.
Ora, il governo italiano sta inneggiando agli eroi, supportato dai media tutti.
Spiacente, eroi un bel tubo!
Spiego il mio perché:
- non stavano difendendo il Mio (e Loro) paese da una guerra (il solo motivo per cui posso ritenere comprensibile esistano forze armate, cioè la difesa e non l'attacco): missione di appoggio ad alleati a rischio guerra (e così che è iniziata la "guerra preventiva" no?). Ma se gli USA sono a rischio, sono automaticamente coinvolto io italiano nel rischio? sono dunque americano anche io? Non mi pare.
- già che erano in missione erano semplicemente sul loro luogo di lavoro. C'è chi fa l'ingegnere, chi il medico, chi il maestro, chi l'operaio e chi il militare. Sono scelte; sono mestieri.
- sono morti in un attentato con altri bersagli, non diretto contro le forze armate italiane. Insomma erano lì al momento sbagliato. Una gran bella sfiga, non c'è che dire ma non ha nulla di eroico. Nulla di eroico perché nemmeno le vittime del WTC sono state chiamate "eroi": a tutt'oggi sono solo "vittime"
- non sono morti cercando di salvare vite. Non hanno preso un proiettile dal fuoco alleato mentre portavano in salvo una giornalista rapita; non sono saltati in aria mentre cercavano di demolire un nemico come la mafia; non sono morti arsi vivi cercando di salvare una vita imprigionata in un incendio. Non hanno dato la loro vita per un'altra, hanno solo perso la loro.
A fronte di questi piccoli frammenti di logica mi viene da constatare che siano delle semplici vittime, morte nell'adempiere il proprio lavoro. Niente di sovrumano da poter essere definiti eroi.
Sia chiaro, questo perché ritengo che eroi siano ben pochi al mondo e pertanto sia un attributo da spendere con molto, molto, giudizio. Inoltre perché ritengo che non sia giusto né onorevole spendere per loro la parola "eroi" quando non si è spesa per chiunque altro sia morto in un attentato, strage o incidente (dalla Thyssen a un investimento).
chiudo con una bella canzone, tanto per smorzare un po' i toni.
Massimo rispetto e cordoglio per le vittime tutte dell'attentato a Kabul.
PS: e 'fanculo al facile sensazionalismo per promuovere azioni militari.
Con la presente faccio anche notare come non mi sia espresso in merito alla missione in questione. Questo post non riguarda l'eventuale legittimità della missione.
Ora, il governo italiano sta inneggiando agli eroi, supportato dai media tutti.
Spiacente, eroi un bel tubo!
Spiego il mio perché:
- non stavano difendendo il Mio (e Loro) paese da una guerra (il solo motivo per cui posso ritenere comprensibile esistano forze armate, cioè la difesa e non l'attacco): missione di appoggio ad alleati a rischio guerra (e così che è iniziata la "guerra preventiva" no?). Ma se gli USA sono a rischio, sono automaticamente coinvolto io italiano nel rischio? sono dunque americano anche io? Non mi pare.
- già che erano in missione erano semplicemente sul loro luogo di lavoro. C'è chi fa l'ingegnere, chi il medico, chi il maestro, chi l'operaio e chi il militare. Sono scelte; sono mestieri.
- sono morti in un attentato con altri bersagli, non diretto contro le forze armate italiane. Insomma erano lì al momento sbagliato. Una gran bella sfiga, non c'è che dire ma non ha nulla di eroico. Nulla di eroico perché nemmeno le vittime del WTC sono state chiamate "eroi": a tutt'oggi sono solo "vittime"
- non sono morti cercando di salvare vite. Non hanno preso un proiettile dal fuoco alleato mentre portavano in salvo una giornalista rapita; non sono saltati in aria mentre cercavano di demolire un nemico come la mafia; non sono morti arsi vivi cercando di salvare una vita imprigionata in un incendio. Non hanno dato la loro vita per un'altra, hanno solo perso la loro.
A fronte di questi piccoli frammenti di logica mi viene da constatare che siano delle semplici vittime, morte nell'adempiere il proprio lavoro. Niente di sovrumano da poter essere definiti eroi.
Sia chiaro, questo perché ritengo che eroi siano ben pochi al mondo e pertanto sia un attributo da spendere con molto, molto, giudizio. Inoltre perché ritengo che non sia giusto né onorevole spendere per loro la parola "eroi" quando non si è spesa per chiunque altro sia morto in un attentato, strage o incidente (dalla Thyssen a un investimento).
chiudo con una bella canzone, tanto per smorzare un po' i toni.
Massimo rispetto e cordoglio per le vittime tutte dell'attentato a Kabul.
PS: e 'fanculo al facile sensazionalismo per promuovere azioni militari.
Con la presente faccio anche notare come non mi sia espresso in merito alla missione in questione. Questo post non riguarda l'eventuale legittimità della missione.
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tubooooo
lunedì 21 settembre 2009
ritorno
E' un bel po' che non scrivo: mi domando se ancora le parole sapranno rifluire nella tastiera come un tempo. Non ci credo molto, ma sperare è una cosa che non bisogna smettere mai di fare. Spero quindi di scrivere in modo gradevole.
Come anticipato il blog è andato in pausa. Pausa dettata non solamente dal mio caos interiore e tangibile, ma dettata soprattutto da una fase di poche novità. Tessere e ritessere con parole nuovi concetti già espressi diventa ripetitivo e rende vano un archivio. Pertanto pausa.
Fino a ora.
Ritorno e subito mi tuffo in argomenti più grandi di me. Forse avrei preferito il silenzio, ma il tempo recente non mi permette di stare in silenzio: ho una coscienza.
E' in arrivo una legge che definisce obbligatoria e doverosa (per la dignità dei pazienti) la terapia del dolore, specie del dolore cronico nei malati terminali.
Bene, pienamente d'accordo.
Non è difficile concordare con l'obbligo di alleviare una sofferenza come il dolore cronico; il dolore cronico è considerato in medicina tra i peggiori poiché capace di minare la stabilità psichica. Senza entrare nel merito scientifico di una sorta di agevolazione agli timoli dolorosi, quasi una ipersensibilizzazione per intenderci, e di una attivazione di aree cerebrali non coinvolte nel dolore acuto, basti dire che è come uno spillo che trapassa la mente senza sosta rendendo impossibile qualunque altro pensiero.
Il solo pensiero nel dolore cronico è smettere di pensare al dolore. Cosa non semplice visto che spessissimo si è costretti a letto. Il dolore cronico erode la vita poiché distoglie da essa.
Tanto per essere un po' più espliciti è come chiudersi un dito in una porta, solo che invece che riuscire a sfilarlo o riaprirla abbiamo vicino qualcuno ci dà sopra dei colpi, oppure ci scuote la mano.
La terapia al dolore cronico è doverosa.
Tuttavia mi è venuto spontaneo soffermarmi su un altro paio di aspetti ovvero le motivazioni: per la dignità, per i terminali...
Mi viene da ridere pietosamente. Se il dolore nei pazienti terminali è inumano e privo di dignità allora perché continuare a costringere chi è destinato ad una fase terminale di solo dolore ad affrontarla???
La terapia al dolore cronico nei malati terminali è da rendere obbligatoria poiché in questo paese c'è una ostinazione morbosa alla vita anche quando essa non è più tale, anche quando la natura intrinseca avrebbe già issato bandiera bianca e avrebbe fatto spegnere il patente.
La medicina è una lotta con la morte. Una battaglia in cui si può solo procrastinare la sconfitta. Eppure c'è da esserne orgogliosi, poiché si può prolungare per anni la partita grazie alla scienza moderna.
Eppure sono pienamente convinto che esista un limite oltre cui non ci si dovrebbe avventurare. Tenere in vita un corpo che si rifiuta di farlo senza alcuna aspettativa di recupero; impedire a qualcuno di andarsene per costringerlo a una vita di dolore e inabilità è puro egoismo. Siamo davvero così egoisti da volerci nascondere dietro ad un presunto "diritto alla vita" solo per tenere relegati a questo piano di esistenza persone care? Sarebbe poi davvero "vita" una condizione che restringe il nostro ambiente alle mura di un ospedale, a flebo costantemente attaccate per nutrirci e toglierci un dolore altrimenti insopportabile, talvolta bombole per ossigenarci, lavasangue per supplire a reni in stallo...? Non credo. Di certo non lo vorrei per me.
I veterinari hanno la facoltà di scegliere per l'eutanasia. Se fatta nel rispetto della vita credo sia il massimo gesto di umanità e rispetto della vita che si possa fare, per una vita.
Aiutare una vita a spegnersi dolcemente, senza dolore e senza sentirsi mancare e intossicare dal proprio spegnersi è un atto estremo di grande amore. Così è scegliere di praticarla: rinunciare ad un pezzo della propria vita per risparmiare sofferenze è un atto dettato dal cuore.
Forse è quello il massimo gesto di attenzione alla dignità di un malato.
Rendere incosciente del dolore della morte in lento arrivo non è propriamente una forma di rispetto della dignità e degli esseri umani, credo piuttosto sia una manifestazione di pietà e compassione verso chi abbiamo costretto Noi col nostro egoismo morboso a quella condizione.
Mi piace molto questa nuova legge. Sono però nauseato dal volerla presentare come innovativa o risolutiva o giusta. Poi ché è giusta e innovativa nella misura di una mano di vernice su un muro crepato e muffito.
Abbiamo coperto una situazione erronea e assurda ma la ristrutturazione è ben lontana dalle attuali coscienze.
Come anticipato il blog è andato in pausa. Pausa dettata non solamente dal mio caos interiore e tangibile, ma dettata soprattutto da una fase di poche novità. Tessere e ritessere con parole nuovi concetti già espressi diventa ripetitivo e rende vano un archivio. Pertanto pausa.
Fino a ora.
Ritorno e subito mi tuffo in argomenti più grandi di me. Forse avrei preferito il silenzio, ma il tempo recente non mi permette di stare in silenzio: ho una coscienza.
E' in arrivo una legge che definisce obbligatoria e doverosa (per la dignità dei pazienti) la terapia del dolore, specie del dolore cronico nei malati terminali.
Bene, pienamente d'accordo.
Non è difficile concordare con l'obbligo di alleviare una sofferenza come il dolore cronico; il dolore cronico è considerato in medicina tra i peggiori poiché capace di minare la stabilità psichica. Senza entrare nel merito scientifico di una sorta di agevolazione agli timoli dolorosi, quasi una ipersensibilizzazione per intenderci, e di una attivazione di aree cerebrali non coinvolte nel dolore acuto, basti dire che è come uno spillo che trapassa la mente senza sosta rendendo impossibile qualunque altro pensiero.
Il solo pensiero nel dolore cronico è smettere di pensare al dolore. Cosa non semplice visto che spessissimo si è costretti a letto. Il dolore cronico erode la vita poiché distoglie da essa.
Tanto per essere un po' più espliciti è come chiudersi un dito in una porta, solo che invece che riuscire a sfilarlo o riaprirla abbiamo vicino qualcuno ci dà sopra dei colpi, oppure ci scuote la mano.
La terapia al dolore cronico è doverosa.
Tuttavia mi è venuto spontaneo soffermarmi su un altro paio di aspetti ovvero le motivazioni: per la dignità, per i terminali...
Mi viene da ridere pietosamente. Se il dolore nei pazienti terminali è inumano e privo di dignità allora perché continuare a costringere chi è destinato ad una fase terminale di solo dolore ad affrontarla???
La terapia al dolore cronico nei malati terminali è da rendere obbligatoria poiché in questo paese c'è una ostinazione morbosa alla vita anche quando essa non è più tale, anche quando la natura intrinseca avrebbe già issato bandiera bianca e avrebbe fatto spegnere il patente.
La medicina è una lotta con la morte. Una battaglia in cui si può solo procrastinare la sconfitta. Eppure c'è da esserne orgogliosi, poiché si può prolungare per anni la partita grazie alla scienza moderna.
Eppure sono pienamente convinto che esista un limite oltre cui non ci si dovrebbe avventurare. Tenere in vita un corpo che si rifiuta di farlo senza alcuna aspettativa di recupero; impedire a qualcuno di andarsene per costringerlo a una vita di dolore e inabilità è puro egoismo. Siamo davvero così egoisti da volerci nascondere dietro ad un presunto "diritto alla vita" solo per tenere relegati a questo piano di esistenza persone care? Sarebbe poi davvero "vita" una condizione che restringe il nostro ambiente alle mura di un ospedale, a flebo costantemente attaccate per nutrirci e toglierci un dolore altrimenti insopportabile, talvolta bombole per ossigenarci, lavasangue per supplire a reni in stallo...? Non credo. Di certo non lo vorrei per me.
I veterinari hanno la facoltà di scegliere per l'eutanasia. Se fatta nel rispetto della vita credo sia il massimo gesto di umanità e rispetto della vita che si possa fare, per una vita.
Aiutare una vita a spegnersi dolcemente, senza dolore e senza sentirsi mancare e intossicare dal proprio spegnersi è un atto estremo di grande amore. Così è scegliere di praticarla: rinunciare ad un pezzo della propria vita per risparmiare sofferenze è un atto dettato dal cuore.
Forse è quello il massimo gesto di attenzione alla dignità di un malato.
Rendere incosciente del dolore della morte in lento arrivo non è propriamente una forma di rispetto della dignità e degli esseri umani, credo piuttosto sia una manifestazione di pietà e compassione verso chi abbiamo costretto Noi col nostro egoismo morboso a quella condizione.
Mi piace molto questa nuova legge. Sono però nauseato dal volerla presentare come innovativa o risolutiva o giusta. Poi ché è giusta e innovativa nella misura di una mano di vernice su un muro crepato e muffito.
Abbiamo coperto una situazione erronea e assurda ma la ristrutturazione è ben lontana dalle attuali coscienze.
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