Mi rendo conto di non aver mai digitato qualcosa che somigliasse a una poesia senza che prima non fosse rifluita dai miei pensieri su fogli di carta. Ho già scritto di come l'inchiostro o la grafite siano un veicolo a mio giudizio superbo per le sensazioni.
Tuttavia non mi ero ancora accorto di quanto sia radicata in me questa cosa, così come la fonte sonora per quei momenti deve essere uno stereo. Il pc, anche solo il riflesso del monitor, emette un non so che di freddo che lascia le grida rintanate al calduccio dell'anima.
Senza un perché, non ho che da prendere atto; eppure non posso fare a meno di credere che anche il "modus scrivendi" rientri nel linguaggio compositivo ed espressivo, come ci fosse una componente visuale nel componimento: carta possibilmente riciclata o almeno giallina e inchiostro nero, linee direttrici opzionali. Fa parte del messaggio.
Talvolta la poetica si spinge dove nemmeno il suo creatore immagina: assurdo!
sabato 20 marzo 2010
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