lunedì 4 luglio 2011

( sentirsi idioti )

Talvolta è molto facile. Nel mio caso c'è voluto un po'.
Ho fatto male ad alcune persone e ne ho subito da altre. Per ricordarmi chi io sia è servita un'estranea sentita per un attimo molto vicina per un frammento vissuto molto simile a quanto patii io col gattino un anno e mezzo fa.

Ripensare alle cose brutte è difficile, specie se è associato a fallimenti o momenti analoghi. Però "è dalle situazioni spiacevoli che si impara di più" ed è decisamente vero.
Ho sempre avuto alcune risposte, ma le avevo scordate recentemente.

E' sempre saggio vivere le cose, perché ci sarà sempre una lezione, perché almeno ci sarà qualcosa da ricordare e una storia da raccontare. E' esperienza, è crescere.

La vita, le scelte fatte, chi sono io, non devono essere messe in discussione. Non intendo l'inamovibile presunzione di essere perfetto, intendo che nel bene e nel male ciò che sono è il frutto di trent'anni di avvenimenti ed esperienze. E' fondamentale mettersi in discussione, ma è sbagliato farsi scuotere da inezie o parentesi o dar loro in generale troppo peso.

Dovrei ricordarmi più spesso di quegli occhietti trasaliti in cui di colpo è tornata la vita. Dovrei vivere sempre portando nel cuore in bella vista cosa siano la vita e la morte. Ho avuto la fortuna, se così si può dire, di trovarmi coinvolto in situazioni dove queste due facce della medaglia erano là in prima persona. Non mi paragonerei a una persona in una guerra, o un rianimatore, ma credo di aver toccato queste cose un po' più della gente comune.

Se la morte è una spada di Damocle perennemente sulle nostre teste, sempre pronta a tirare la beffa, la vita è qualcosa di assoluto: la forza con cui esplose quel miagolio non è definibile, sembrava una eco proveniente da chissà dove; non era flebile, non era progressiva, era tutto e in un istante, un ruggito, una esplosione.
L'energia racchiusa negli esseri viventi va oltre l'immaginabile. Averne intravisto la potenzialità non serve a sentirsi avvantaggiati o migliori. La sola cosa a cui potrebbe servire, sarebbe rendersi conto del giusto peso delle cose. Se a trent'anni sono riuscito a percepire la vita, allora tutte le scelte non erano poi così sbagliate, tutto quello che ho dentro non è poi così discutibile.


Sto sempre a compiangermi, ma non è così che si può fronteggiare il mondo. Permettere che ci facciano chinare il capo è imperdonabile. Io tendo a concedere questa possibilità a troppe persone. Fa parte di me e probabilmente non smetterò di farlo, ma assolutamente mi sento un idiota di prima categoria. Perché sminuire chi è meglio di noi o chi non siamo in grado di capire un modo di tutela del sé, lo so bene. Ho impiegato anni per imparare ad ammettere le mie invidie. Dovrei ricordare che c'è chi non lo sa fare, che c'è chi anziché sentirsi motivato da persone che possono arricchirlo scappa o distrugge. Permetterlo è da stupidi, è stupido regredire, è da idioti farlo e mostrarlo a chi ci conosce meglio: li ferisce.

Grazie. Grazie di cuore a tutte le persone che negli anni hanno provato e proveranno ad affossarmi, a svilirmi, a farmi sentire un cretino. Perché sono il primo a sentircisi, sono un fallito ed un inconcludente, perdo di mordente e tendo a vedere le cose come disfattista e rinunciatario. Criticarmi non fa che rendermi più triste e di conseguenza a farmi crescere, a far crescere quel poco di buono che ho in me, come il senso del valore della vita.
Grazie, perché ogni volta che riesco a ricordarmene, a guardare al lato minuto di me non tinto di melma color della pece, mi sento un po' meglio perché vedo le cose da un altro punto di vista. Vi osservo per la vostra vera rilevanza. Grazie.

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