sabato 2 luglio 2011

antium

Trascrivo uno stralcio d'una conversazione. Un ricordo di cos'era il luogo dove sono cresciuto. Credo di averne già parlato per cui vi sembrerà un po' nenioso. Ma credo anche d'aver aggiunto qualche elemento in più. Forse si sente l'influenza di Baricco, ma nonostante Oceanomare mi abbia fortemente colpito, queste sensazioni erano in me sin da piccolo quando ancora lui doveva immaginare di scriverle. Coincidenze. Forse è solo il mare a raccontarsi così ad alcuni di noi.



- paese natio, parte seconda:
Come ti dicevo, casermoni tutti uguali i palazzi, quadrati, grigi, diroccati. Le persone similmente hanno spesso l'animo un po' così, fatiscente e rassegnato. Adeguarsi, perdersi nel flusso della vita, a 18 anni a me sembrava assurdo mentre per quel posto era normale, il massimo dell'ambizione. Se nel tempo ho imparato la grandiosità del saper essere normali, l'accontentarsi l'ho capito davvero poco: preferisco soffrire, patire e provarci anche oltre il limite piuttosto che prendere situazioni di comodo che mi facciano passare senza intoppi i giorni fino a che svanirò. Sarà un'ambizione da poco, ma volere una vita come la vorrei e lottare per averla mi sembra importante.
... il paesino, già! beh, si sviluppa in orizzontale, lungo la costa. D'estate raccoglie folle presuntuose della grande città ma burini senza pari nell'essenza. D'inverno è la desolazione ti case vuote e cieli grigi; la maggior parte delle persone ha il color del cielo. Certo, qualcuno di simile ho avuto il privilegio di scoprirlo e conoscerlo, ma eravamo scampoli di lavorazione.

Però c'è il mare. Il mare d'autunno: distesa mai uguale che si tinge del cielo fino all'orizzonte, si fonde con esso. E' come se avessi poco oltre la battigia un cielo liquido e consistente che oscilla e roboa dinanzi a te. E' un colore profondo ed insondabile, anche: i riflessi a specchio delle giornate senza sole rendono il mare senza fondo, come se potesse inghiottirti nell'infinito, nel tutto, nel nulla...
Era ed è il luogo dei sogni e della disperazione. Quando tutto sembrava finito là, al paesino, ai confini troppo stretti per speranze da mulini a vento e draghi, andare al mare era liberatorio. Anzitutto le lacrime rispetto alla vastità del mare eran poca cosa, insignificanti, e ti rendevi conto della tua reale, minuscola dimensione. Poi il mare, così sconfinato era come la soglia al di là della quale si poteva trovare il tutto. Quasi che dietro la linea dell'orizzonte ci fossero tutte le possibilità di una vita. Così i sogni potevano cavalcare quelle onde e perdersi là dove avrebbero potuto trovare coronamento o almeno sfide alla loro altezza.

C'era il mare, tutto sembrava ancora possibile. C'era il mare e sono riuscito a non smettere di sognare.

Mi manca tanto il mare. -

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