venerdì 21 settembre 2012

lasciarsi meravigliare

Se dovessi scrivere di getto sarebbero solo imprecazioni ed offese poi a divinità tra le più varie. Scelta tattica mi porta quindi altrove, ai luoghi della meraviglia.

Se c'è un consiglio che darei alle generazioni a venire sarebbe "lasciatevi meravigliare!". La meraviglia non è un superlativo assoluto di qualcosa, non è un semplice attributo è una catarsi. Si tende l'orecchio e si aguzza la vista... si mette ogni senso all'ascolto, in attesa. L'ideale sarebbe vivere in questo stato e sperare si impari a soddisfarlo il più frequentemente possibile.

La meraviglia è qualcosa che si può nascondere ovunque ed il meglio che si può sperare è un incontro. Permettere al mondo di stupirci. Potrebbe anche rivelarsi un passo verso il saper vivere in armonia, chi sa.

Ogni tanto capitano poi situazioni in cui meraviglia può magari sembrare una parola troppo forte, quasi sprecata. E' questione di parametri e quindi meno rilevante però.

Levare i punti è una manualità, una volta imparata, piuttosto banale. Cosa ancor più vera per piccoli interventi di routine. E' però pratica fastidiosa per il paziente e per un cane di grossa taglia può risultare un poco problematica: basta che la tensione sia di poco superiore al limite di sopportazione, che un rumore agiti l'animale, o una qualsiasi inezia a vostra scelta purché sia bastevole a turbare un equilibrio, perché il cane si divincoli, cammini, arretri, si accucci e così via trasformando una questione da "pochi attimi" in una faccenda epica che ci vorrebbe meno a rientrare a casa la sera di pasquetta, a Itaca.


Pastora tedesca, tavolo traballante, proprietaria esile, stazione quadrupedale (cioé in piedi sulle quattro zampe). Gente di passaggio, rumori e zac! immantinente il cane inizia il suo teatrino di scalpiccii e andrivieni inquieto.
Scontata la domanda: "pensa di riuscire a tener calma la briccona da sola?"
Ancor più scontata la risposta: "sisssì!" e lascia il cane totalmente...

... lecito che tutti, voi come i presenti al momento, si vada a pensar male...

Invece la ragazza lascia il cane, poi le poggia una mano sul costato, si avvicina alla testa del cane e poco più che sussurrando inizia a cantare.
Non è altro che intonata e certo non è una canzone da gorgheggi spettacolari, ma è cantata con una dolcezza estrema, carezzevole. Tre parole, cinque note e il cane si ferma, rilassa i muscoli e si lascia levare tutti i punti. Tranquilla; immobile. Pochi secondi che hanno cullato tutti e vinto perplessità e scetticismo. Soprattutto è stato un bel dono: una piccola scintilla di meraviglia; una buona storia per il domani, un sorriso a cui scaldarsi quando le giornate saranno più fredde.

1 commento:

elisa ha detto...

bello. la tua categoria è abituata a padroni mentecatti che non riescono a controllare i propri cani e invece la tipa ti ha stupito! bello :-)