Ascolto vecchie canzoni postate qui come "to the dancers in the rain" o "La danza della neve" e mi lascio trasportare dalle nenie.
Fuori è un tempo incerto, come questi anni, come la mia vita. La sola sensazione che rimane addosso è quelle delle prime piogge. I refoli che portano il fresco tra le strade ancora roventi dall'estate e scuoton le fronde.
Penso a chi ho a cuore, alle distanze che talvolta si frappongono tra le realtà, tra le esistenze: chi parte verso nuove nazioni, chi resta in attesa del nostro ritorno, chi semplicemente acquista il nido in cui costruire il suo futuro e avanza. Così, col freddo incipiente, e la tenteazione di stringere forte le lenzuola e raggomitolarcisi in una specie di auto abbraccio stringo chiunque abbia lontano. E' la sensazione epidermica di offrire riparo dal freddo e dal vento. Le spalle larghe di un uomo e il tepore del petto non servono ad altro che a donare riparo e calore.
Affetto e protezione. Le persone a cui si tiene sono questo: qualcuno cui si vorrebbe dare sostegno per sempre, anche se poi si augura libertà completa e voli splendidi per l'aria più rarefatta e privata...
In tutta questa melodia turbinante, nel freddo che s'avvicina, io penso a quanto per me significhino questo fresco e l'autunno. L'autunno non è solo l'ingresso all'inverno e al grande freddo ma è la fase in cui ci si prepara ai grandi freddi, in cui si gettano le basi per fiorire più rigogliosi la primavera che verrà. Da sempre do all'autunno un significato di grande potenza vitale. Non è lo spegnersi di tutto, la rappresentazione della caducità della vita, bensì è l'emblema della ciclicità di ogni energia è la bellezza di ciò che tornerà; mutato, rafforzato. E' l'inizio della crescita.
Oggi è un giorno simile, melodie in testa fronde in festa e un abbraccio per chiunque abbia un posto nel cuore.
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