domenica 1 luglio 2007

while my god was sleeping

Sognano le strade sotto lo sguardo di vicine lune fasulle. Le finestre permeabili a questo giorno elettrico che tinge le notti, i sussurri del vento dilaniati a sprazzi dal passare d'un automobile ed io, rischiarato da una luna solo immaginaria, faccio i conti con il buio.

Non so perché, ma l'ora del mio autodafé è sempre crepuscolare; mai prima. Come se servisse l'oscurità per poter adattare la vista agli antri dell'anima...

Dormono le finestre intorno.
Lucciola solitaria immagino
di risultare dall'esterno
grazie all'abat-jour qui accanto che m'illumina a giocare con la melma. Annuso il silenzio: tra le pareti la notte ha un odore diverso, più tetro.
Mi chiedo se sia un sentore affine quello dell'imprigionamento, chissà...

Chiuso, con la luce di una candela finta per compagnia, riscopro la mia essenza più sola. In notti simili é facile trovarsi faccia a faccia con le proprie realtà più recondite. Comprendo più profondamente lo stato in cui m'immergo spensieratamente nel giorno. Penso al bisogno di uscire d'improvviso, senza preavviso, per andare a suonare non troppo lontano: bussare a una spalla con cui sai troverai risate e comunione d'anime, con cui non dovrai spiegare gran che, spesso nulla, eppure sarai capito totalmente. Solitudine è questo: non avere nessuno con cui andare a scacciar via nembi e cumuli di un temporale imminente.
La finzione scenica intima e fioca di sfogarsi in una penna carica é superflua.

Questa va a chi ha portato confusione alla ragione, senno all'eccessiva esaltazione... a chi, certe notti, mi corre ancora in aiuto comunque; inconsapevolmente. Perché si può dire di avere un vero amico quando in serate simili ci si ricorda che non si é Veramente soli.
Si è soli per la stessa intima essenza di individuo, lo si é eternamente. Tuttavia esistono Famiglie: i nuclei di individui che ci completano. Grazie alle mie famiglie.

grazie

Nessun commento: