Forse ciò che sono ora non è che un protrarsi di quel cercare. Di quella sfumatura autodistruttiva, anche. Trovata una pace nel sottrarre, reimmergersi nel tutto per capirlo con coscienza. Così, goffo emulo inconsapevole del samana di Hesse, sono miseramente finito ad esplorare le ebbrezze del creato. Balzato in direzione diametralmente opposta verso un intendere l'elevarsi in Nietsche - style (cacofonico neologismo... scusate).
Coscienza di ciò nulla; è un vagar per valli mnemoniche di giustificazioni filosofeggianti il mio.
Dal niente al tutto in uno stesso cercare, perso nel niente ch'è nel tutto a rimpiangere tutto quel che era nel niente.
Il dubbio è sorto in modo estemporaneo, quando mi è stato fatto notare quel "pareva non ti mancasse niente". Vero. Eppure anche ora che ad arricchirmi non è più un tutto costante ma sono piccole individualità variegate riesco a trovarmi arricchito.
Purtroppo non sono più adattabile, comprensivo e felice come un tempo. Ma anche nell'ira trovo qualcosa che mi arricchisce come nei rifiuti. L'accidia, la viziosità... Ogni cosa al mondo di materiale o superficiale è divenuta apprezzabile.
Ho percepito anni la pece dentro me. Recentemente sto confrontandomi con la mia pece esteriore. Forse ripercorrendo tutti i difetti che avevo attenuato giungerò ad una conoscenza più approfondita di me, pronto per fondere i due universi. Quando elevarsi e immergersi s'incroceranno l'equilibrio derivante mi renderà un personcina un pochino migliore, un poco uomo.
Forse invece mi sto solo illudendo in uno slancio paradepressivo da cena iperglicemica con nottambulismo allegato.
Forse mi illudo perché dimentico che :" MAI, ASSOLUTAMENTE MA INCROCIARE I FLUSSI: E' MALE!".
Ritengo superfluo definire male a voi in questa sede.
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