lunedì 13 dicembre 2010

Di Distanze e sorrisi

E' un mondo strano questo: aliena e rende frenetici, annulla le distanze. Contrapposizione di questo tempo davvero interessante. Si viene sempre più assorbiti, risucchiati. Ci si stacca dal mondo comune perdendo il tempo di dar valore o ascolto a persone circostanti... non si conosce più i propri vicini di casa.
In questo aumento di distanze vicine verso l'infinito verso uno scambio di cortesie infinitesimo, è facile per merito della teconologia lasciarsi scoprire da persone distanti centinaia di chilometri. E' finita l'era delle chiamate da una cabina nel cuore della notte, gestendo baci ed ansiti e discorsi sui sogni futuri in funzione del numero di gettoni nella tasca. Ora ci si può vedere negli occhi e raccontare di spruzzi di mare sugli scogli mentre l'altra persona c'incanta con i refoli di luce che rendono i tetti uno spettacolo cangiante come fiamma.
E' un'epoca che permette di sentire vicino chi non si può accostare. Croce e delizia. Si può resistere a distanza? non ci ho mai creduto troppo. Per dirsi davvero compagni è necessario confrontarsi con la quotidianità di gesti, ire, dolori, insofferenze. Eppure, purché per periodi di tempo determinati, credo con lo stato attuale delle cose ci si possa sentire felici anche senza una carezza prima della buonanotte.

Gli occhi che guardi in un monitor gelido sanno divenire fuoco, a volte basta vedere quel sorriso che racconta entusiasta il mondo che ha vissuto per sentire di averne vissuto un po'. Casa generalmente è un luogo; "un luogo dove stare in pace" o semplicemente un luogo cui tornare, dove sentirsi capiti, una mensola su cui poter posare l'elmo dell'armatura. Messa così "casa" si può pensare anche uno stato d'animo. Sillogisticamente se per sentire quel tipo di riverbero nell'anima è sufficiente una persona, bèh! allora casa può essere anche una persona.

Qualcuno a cui tornare.

Avere qualcuno così è come il vix sul petto che spalmava la mamma: una boccata d'ossigeno e tepore sul petto.

Credo una persona così si debba lottare per non perderla o almeno la si voglia accanto anche se non nella veste desiderata, ma solo come risorsa estrema. E se ci fossero distanze?

Ecco, credo che si possa sentire la propria casa anche a distanza di chilometri e più. Se ci si può affidare di abbassare la guardia solo parlando con qualcuno allora lo si può fare ovunque godendo del sorriso che quegli occhi e parole sanno raccontarti.
Sorridendo assieme, tepore sul petto.