Per un impetuoso come me è sempre difficile ammettere che sia la calma a premiare. E' così. Ogni volta che all'ansia e alla furia contrappongo una calma capace di rallentare il prossimo ottengo molti più benefici di altri.
Forse è un retaggio di quelle barriere di metallo che indossavo per contrappormi antiteticamente agli usi di chi mi capitava d'intorno, ma da anni ormai più chi mi circonda è pressante più io cerco di rivolgermi al mio interlocutore con fare accomodante, a discapito magari del tempo.
In stazione sembra la folla per una lapidazione l'assembramento che è nell'ufficio informazioni. Un uomo da solo risponde a tutti.
Freno a mano mentale molto ben tirato ma palesemente al limite nervoso. Ripete a tutti lo stesso problema. Io ho una meta diversa. Aspetto non poco per avere informazioni diverse da quelle che tutti, branco di sordi egocentrici, chiedono: Se per Firenze è bloccato il transito, lo sarà per tutti, comprese le stazioni intermedie, no?
Trattengo sarcsmo e acidità. Aspetto. Persone distratte perdono il loro treno, altre capitano solo per sapere se prima o poi arriveranno a destinazione.
Certamente dal loro punto di vista, in attesa di definire e finire un viaggio dalla notte antecedente, è più che plausibile l'irritazione ma non la trovo la soluzione ideale in una avversità collettiva.
Aspetto ancora.
Aumento gli stimoli solo quando un treno per me potrebbe essere in partenza. La scelta però non è scontata a fronte della mia non necessità primaria di tornare a una casa, una famiglia, un lavoro.
Cerco dispiegarmi. Meglio che posso nel caos. Pacato, gentilmente... penso allo stress in campo medico quando mentre cerchi di dedicarti a un caso grave sei tartassato di domande inutili. Provo a sincronizzarmi sui tempi di chi potrebbe lavorare per aiutarmi. Attendo.
Riesco a farmi assicurare con un sorriso e una telefonata la continuità del viaggio tra le coincidenze.
Corro.
Con la consapevolezza della possibilità, corro.
Ho vagato a lungo in un manto gelato. Ora inizia il viaggio.
Per quanta poesia si voglia cercare in un autunno avanzato sfumato di candore la realtà è la sola cosa davvero potente ed io mi trovo su nient'altro che un grosso vibratore di ferro che trapassa un montblànc.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento