venerdì 20 maggio 2011

ovvietà?

Non molti anni fa Lorenzo - Jovanotti - Cherubini scrisse una canzone a mio dire abbastanza gradevole: fango.

Ora, una riflessione che questa canzone mi ha sempre suscitato di primo acchito è questa: "Io lo so che non sono solo anche quando sono solo"??? "mi fondo con il cielo e con il fango"?? - ma quale inumana caterva di ovvietà è mai questa?!? Ovvio che la vita segue il fluire secondo il micro e macrocosmo, ovvio che tutto sia energia e divenire e, pertanto, non si sia soli! -

Questo pensavo. Poi ho realizzato che in fondo ciò che per me è scontato, come la parzile decussazione delle fibre dei nervi ottici prima di sinaptare a livello occipitale, per altri potrebbe non esserlo. Di qui ecco la stima. La capacità di trasmettere su vasta scala concetti quasi ovvi in guisa altamente comprensebile anche per chi sembra più prossimo al torsolo di mela che all'homo sapiens sapiens è virtù propria dei grandi comunicatori.
Cherubini è secondo un grande comunicatore, fin che si tratta di tematiche diverse dall'amore. La capacità di raccontare la poesia di una città deserta una notte d'agosto tinta dalla nostalgia, di spiegare la relatività, spiegare l'unitarietà del globo terracqueo al di là di ogni colore o religione... nulla da eccepire, anzi, forse solo tanto da invidiare e stimare.
Far capire alle persone l'importanza del sentire! magnifico! servono canzoni simili, serve non far sentire solo chi sa sentire e cerca di erudire gli altri, serve cercare di migliorare questo mondo.


Tuttavia quanto detto secondo me svanisce quanto più si incaponisce a cantare d'amore. Non saprei ipotizzare un motivo, ma ad ogni nuova canzone il livello di esemplificazione e semplificazione del sentimento scivola sempre più in qualcosa di quasi scontato, banale. Quando con "per te" era riuscito a cantare lo stupore di un padre alla figlia ero rimasto incantato. Ma quando la tematica dell'amore di coppia ha preso il sopravvento è stato un dramma. La grande semplicità con cui delinea pensieri e situazioni funziona fin che c'è da spiegare qualcosa di ostico agli altri, di distante. Quando si tratta di confrontarsi con la tematica più conosciuta (tutti o quasi almeno una volta si sono sentiti innamorati e hanno provato a esprimerlo con una poesiola o una canzone) e cantata (da lirici musici e cantori, nonché artisti d'ogni risma) la semplificazione scade nel già sentito o, peggio, nel già pensato. Finisce lo stupore, svanisce la magia.

Nonostante il mercato probabilmente richieda per radio più banalità d'amore che non pezzi che trasudino vita, mi auguro presto di poter rimanere di nuovo stupito da ritornelli come "mia madre se contasse bene i panni che ha lavato probabilmente vestirebbe il mondo" ugualmente banali, molto più potenti.



(testi e musiche dei link appartengono a chi di dovere, cioè l'autore originale; le parole scritte sono mie)

1 commento:

elisa ha detto...

Mi trovi concorde sul tuo giudizio sul Cherubini recente. secondo me le sue ultime canzoni sono troppo lamentose e incentrate sempre attorno allo stesso punto. Qlc anno fa era cantava di varie tematiche e sapeva dare tutto un altro tono ai testi? :-*