sabato 3 maggio 2008

righe alla rinfusa

Senza alcuno cui confidare inquietudini del fermento della notte che mi scivola lungo la pelle delle spalle come brivido liquido.
Immobile nel fluire degli istanti.
Sto.
Fremo in me in ogni cellula; sento solo questa vibrazione interiore: eco personale cui prestare attenzione. Attorno il mondo avanza, ruota, si sviluppa o s'avvolge secondo dinamiche improvvisate; semplicemente improvvise, il più delle volte.
Minuscoli tratti rosso solido incidono appena questa morsa che attanaglia.
Sordida tenaglia che senza preavviso ha dato esordio alla battaglia. Volteggio come foglia in una notte rarefatta. Danza senza voglia ricolma di circonvoluzioni inattese.
L'anima si squaglia, rotola via come biglia e resto con me stesso perso in questo parapiglia. Pesante come un sasso è questo tentativo di fare un altro passo. Non avanzo dall'adesso; attorno scorre il flusso.
... E perso per me stesso attendo giunga il giorno.
Forse nel domani non ci sarà nessuno con cui superare mano nella mano quella soglia,ma di certo tornerà la voglia di guardar nel buio a testa alta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che a volte tenersi tutto dentro non sia la cosa migliore.
Bisogna imparare a condividere le prprie inquitudini...liberarsene fa sembrare il buio meno buio.

ni ha detto...

Quando l'inquietudine è parte integrante del tuo motore vitale, non senti il bisogno di disfartene. Persino quando atterrisce un poco.