riflessione di pasquetta

Quella che segue è un'interrogazione (non parlamentare, sciocchini! Qui si ragione con serietà!) sulla differenza di semantica che avvicenda Toscana e Lazio in drammatici fraintendimenti.

Uso romanesco di pasquetta è la gita fuoriporta con pranzo al sacco; l'intenzione dichiarata sarebbe il moto all'aria aperta finalizzato a smaltire i bagordi pasquali, la trista conclusione è una replica sotto forma di grigliata o picnic dell'ingrufiata pasquale. La suddetta abbuffatareloaded (come matrix, che fa figo)prevede l'immancabile presenza di pecorino romano e taccole, localmente note come fave (nb: l'uso si reitera il primo maggio con una terza scofanata, sempre fuori porta).

Ora, in toscana è risaputo che la Phaba rappresenti ben altro, altrimenti detto l'organo copulatore maschile, la verga, l'asta virile, il pene insomma.

Di qui possono nascer gustosi siparietti, specie quando uno cerca, conoscendo i diversi significati dei lemmi, di cavarsela con arguzia.
Notoria è la signora romana che recandosi dall'erbivendolo toscano disse "mi dà un chilo di fava per piacere??" (ella volutamente mise il singolare perchè suonasse più toscano il termine... ignara tapina...) Gentilmente il fruttarolo si limitò ad offrirsi di chiamare il fratello per veder se in due sarebbero riusciti a proporre un simil peso in verghe...^^'
Che dire poi dei toscani in trasferta che sghignazzano da soli in un angolo???
Per non parlare delle Sagre della fava...
Ringrazio tutte le ragazze del litorale laziale che ad ogni pasquetta mi fan tanto fantasticare quando dicono " Ragazzi forza datemi le fave ( vd. anche riempitemi di)"...

e così via...