mercoledì 16 luglio 2008

in the

Ovvero Nel.
Sono andato, in ottima compagnia, ad assistere allo spettacolo ultimo di Alessandro Bergonzoni. Geniale.

Il luogo era un teatro all'aperto in quel di Gavorrano: il teatro delle rocce, cornice molto gradevole per qualsivoglia spettacolo, credo. Infatti è situato in uno spiazzo enorme ricavato tra le miniere. Suggestivo anzicheno.

Dopo un ritardo di rito inizia lo spettacolo. Scenografie scarne; tre pulpiti e qualche pannello montato a mò di botola. Del resto non è che serva davvero la scenografia in casi come questo lo show è li davanti, lo show è lui stesso. Bergonzoni è bastevole a se stesso per essere l'intero spettacolo. SI intuisce; così è.

Nel si articola in più momenti sviluppati attorno ad un filo conduttore centrale da cui Bergonzoni si allontana e riavvicina passando da narratore a protagonista senza che ci se ne accorga mai in anticipo. E' stupore continuo. Il filo conduttore è un'enciclopedia del tutto pensata e ragionata in modo " eticamente caotico", con una disposizione dei lemmi di primo acchitto onirica ma in realtà logica e ragionata; è una disposizione per associazioni, giuochi lessicali, voli pindarici, logiche disarmanti.
Si è sorpresi in ogni momento.
Nello sviluppo poi si trovano parentesi di approfondimento in cui il fruitore dell'enciclopedia si perde nei suoi ragionamenti e pensa e rimugina e ricorda e ricollega... in una condivisione continua col pubblico.

L'effetto è strepitoso.Bergonzoni è di per sé personaggio fuori dai canoni per chiunque. Le parole per lui sono note da intrecciare in melodie virtuosistiche per un pianista incomparabile: crea relazioni ardite e comunemente impensabili regalando una variazione infinita di scoperte all'uditorio.

Il vagare di immagini e intrecci di parole sembra nel minuscolo del tutto fortuito, come si colloquiasse con una persona che segue il flusso dei propri pensieri liberamente, senza l'urgenza di giungere ad una conclusione, un continuo spalancare parentesi e lasciare i pensieri così, sospesi nell'aere, dimentichi del detto latino secondo cui solo scripta manent.
Bergonzoni viaggia così, apparentemente a braccio. Invece quel microcosmo sconnesso si rivela via via parte di un macrocosmico disegno narrativo verbale in cui oltre un'ora di racconti e disegni e intrecci viene a riassumersi in un susseguirsi di parole sparse che tuttavia richiamano alla memoria i fili tutti dello spettacolo proiettando lo spettatore in una carrellata mnemonica involontaria di grande effetto.

Tra le parentesi in prima persona c'è il racconto militare, pantomima della naja vecchio stampo che neppure classici di quelli tipo "la soldatessa alle grandi manovre" o "classe di ferro" potrebbero avvicinare. Per chi intende a cosa alludo, era molto prossima, come spirito, a "L'ultima burba": infatti c'era quella acredine propria solo di chi ha vissuto e rielaborato la cosa. quell'autobiografismo che rende ancor più immediata la gag.

L'altra è la corsa dei vecchi: iperbole di discorsi in successione. Discorsi su discorsi su discorsi... fino a perdersi e ritrovarsi ancora. Fantastico.

Inutile citare, inutile cercare di andare oltre una descrizione d'atmosfere. Al più, se vorrete, potrò trascrivere parti del libretto esplicativo che accompagnava lo spettacolo. Giusto per dare giusto tributo a Bergonzoni e allo spettacolo usando le sole parole adatte a raccontare, le sue.

Noticilla riguardo la fine: è rimasto sul palco a lungo, concedendo ben tre uscite dopo ogni immaginaria discesa di sipario. Pubblico tuttavia in parte già in piedi, senza voglia di applaudire, senza neanche la voglia di bis... forse troppo complesso Bergonzoni per i medi signorotti bempensanti, non so. iosareirimastofinoall'albaadascoltare!
Altra chicca, una volta uscito di scena è iniziato un pezzo audio registrato molto divertente e che metà pubblico ha perso poiché già allontanatosi.

E questo è quanto, anzi, è nel, perché solo nel significa nel...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Strano che tu non abbia detto che il pubblico si è alzato e non ha assistito al bis perchè toscano ^_^
E poi cosa ti aspetti da gente che è venuta a vedere lo spettacolo tutta intacchettata e che ha rischiato di rompersi l'osso del collo per inerpicarsi in quella stradina sterrata???

Spettacolo magnifico,hai ragione..
Speravo che i bis non finissero più!!

FIRMATO
"una toscana che è rimasta
fino alla fine"

Anonimo ha detto...

è un uso toscano. Altrove non so. Roma no di certo, che anzi lì il pubblico spolperebbe l'artista all'osso a suon di bis.

Magari è avidità di avere il massimo per la spesa del biglietto, non so.
So che in toscana è così ad ogni genere di spettacolo e mi delude sempre

ni veloce