... segue da ieri
... e continua il viaggio.
dopo il tuffo nel buio seguono altre esperienze.
Una sosta in un'area di sosta può rivelarsi tutt'altro che snervante se in piena tenebra: in prossimità del tangibile è oscurità palpabile, fredda e umida ma non abbastanza da rabbrividire insopportabilmente. Oltre la ristrettezza dell'io però sta lo stupore. Al di là di me, al di là della piazzola c'era il mondo e l'universo. La via lattea era una stria scintillante, un fiume che s'insinuava nella volta celeste. Attorno eran lande, colline, natura. Nessun lampione, forse qualche casa, però pienamente addormentata. Eppure distinguevo cespugli, alberi, steli d'erba quasi. La notte illuminava a giorno il paesaggio con la luce delicata che sa giusto ammantare. Ho visto tutto, ma senza violenza di riflessi, senza abusi di cromatismo.
... la stanchezza che inizia a prevalere. La curiosità del rischio che torna...
è bastata una curva presa in ritardo a causa di quello che doveva essere un batter di ciglia per farmi accostare alla prima piazzola, coprirmi bene gli occhi per ripararmi dal firmamento e dal giorno che stava per giungere.
Ristoro.
Si e no un'ora. Le prime strie di giorno a sventolare in cielo bastano a riportarmi in allerta.
Riprende la marcia, riprendo a meravigliarmi. Sono nei pressi di Orvieto, credo. La strada è un lungo filare teso. A destra la vallata si tuffa in un pendio dolce ma rapido fino ad un fiume di brina. Il verde, ora distinguibile, s'interrompe nel lattescente della nebbia mattutina. Di là l'argine risale fino a un costone di roccia e case.
Il livello del mio percorso è più basso, quasi nel piano della vallata.
La geografia del luogo è simile anche davanti. Il costone però non è abitato da persone, ma dal giorno in arrivo.
Poche ore prima ero sparato nel buio ed ora sono lanciato nel giorno. E' suggestiva la marcia poiché il sole sale da dietro la collina. Alba ritardata dal resto dell'intorno.
Ho avuto modo di raccogliere quell'istante e serbarlo.
Andare verso il giorno col mondo a fianco. Rimarrà un'interessante metafora del vivere, dopo averla vissuta.
Il viaggio proseguì. Con curve e caselli, niente code, discreta fame per colazione. Un viaggio senza fretta, come se ne fanno troppo pochi. Un viaggio in ascolto dei dintorni, senza superarli soltanto.
Inutile specificare che sono giunto a destinazione. Senza quasi aver toccato vino (e comunque dopo una notte insonne era stato smaltito presto) ho viaggiato di ebbrezza in ebbrezza, assaporando tutti i gusti del mondo.
Le tRATtoriate sono esperienze che andrebbero vissute almeno una volta nella vita.I ritorni anche.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento