domenica 14 settembre 2008

di suoni e parole

Ascanelli.

Basterebbe solo questo per chiarire un pensiero, una filosofia, una gioia, un dato di fatto. Ma non tutti hanno un cuore motorizzato come certa gente mia simile, quindi spiegherò un po' di più.

Al Gran Premio d'Italia corso sul circuito di Monza ha trionfato una macchina italiana, la ToroRosso, guidata da un pilota tedesco, Sebastian Vettel.

Il risultato è stato risentire l'inno tedesco e poi quello italiano alla premiazione di Monza: ricordi da pelle d'oca e presagi che per scaramanzia non si dicono.
Ma non è tutto qui.

La ToroRosso è la ex scuderia Minardi che io bambino neoappasionato di FormulaUno vedevo arrivare sempre in fondo al gruppo: stenti e delusioni ma con una perseveranza e un amore per le corse che davano lezione a tutto quel mondo. La dignità della scuderia di Faenza è stata sempre esemplare.
Vedere che con quegli stessi principi gestionali l'erede morale e reale di quella scuderia ha trionfato oggi è stato il coronamento di un sogno.

Non è tutto.
La chicca, per me, sono stati i commenti di Giorgio Ascanelli: un grande.
Già a fine prove appena sono arrivati i giornalisti a cercare il colpaccio con battute sarcastiche e svilenti ha risposto in maniera perfetta dicendo grosso modo: "il motore funziona, le ruote girano, la macchina è intera; insomma va bene. ... E poi siamo leggerissimi, ci fermeremo al terzo giro!;)!!" Poche parole per chiarire che non era un caso e per chiarire che le polemiche potevano farsele da soli. Grande!

Poi la gara. Una gara gestita caparbiamente dove il toro alato sembrava in certi momenti un cavallino rampante di pochi anni fa.

In fine l'intervista all'arrivo dove il primo pensiero è stato per la scuderia tutta, a partire da chi iniziò venti anni fa col progetto Minardi.


Ecco, io vorrei gente del genere a guidare i team di FormulaUno.



(è gente così che vorrei vestita di rosso assieme a gestori come Braun e Todt)

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