Non so bene spiegarmi da quando accada, ma in questi anni ho sviluppato una tendenza che non amo troppo: prediligo vivere ai margini di alcune vite altrui. Non so neppure se classificarla come superficialità (come ascoltare poco attentamente certa gente) o misantropismo o diffidenza. Non so.
Non so altro se non che non la sento troppo mia.
Però è così. Generalmente accade quando ho idea di aver compiuto o detto un qualcosa che mi fa sentire il rapporto d'amicizia in fieri come in crisi. Io incomprenso, io maldestro, altri fraintesi, altri meno affini del previsto... è un'alchimia.
Il risultato è che percependo una qualche non ben precisata e possibilmente immaginaria tensione subliminale il me di oggi tende a congelare ciò che era con un passo indietro.
Distaccarsi appena dalla frequentazione e da quel livello di confidenza percepita per tornare ad un maggior distacco. Questo permette talvolta di mantenere decente e sorridente il rapporto.
E' un comportamento che non amo se trovo un momento di lucidità per analizzarlo. Il risultato infatti non è una carezza per me.
Scoprire che questo allentare la presa riduce negli altri ancor più che in me il senso d'affetto e d'amicizia mi lede un po' l'autostima.
Così mi ritrovo inesistente in foto di gruppo, non menzionato, ricordato perché incrociato in un corridoio e così via. Non che mi possa dispiacere troppo: sono io per primo la causa di tutto; ma scoprirsi protagonista di una vita ai margini dei rapporti intessuti dagli altri, sempre in punta di piedi iperanalitica per non disturbare o sempre goffo come un elefante i cristalleria, fa male a chi ha sempre anteposto le amicizie (anche quelle inconsapevolmente unidirezionali e malriposte) persino a se stesso.
Vivo come un randagio al confine di territori solo per evitare scontri o di ferire.
Mi ritrovo più solo del solito.
Non fa più male del solito. Non quello. Il carico lo mette saper di esser io il responsabile volontario.
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2 commenti:
In realtà rimani ai margine delle vite di coloro che non "sono importanti" o sono stati importanti o fanno parte vdi un momento di transizione delle notre vite!
poi qnd i lmomento in comune passa passa anche la conoscenza e l'interessamento!
E.
Non so quanto c'entro in certi ragionamenti, spero per nulla, e quindi mi permetto di commentare: non credo che i legami, anche di amicizia, siano fatti per stare sempre allo stesso livello di tensione... devono essere un po' elastici, per non soffocare i legati. Non ti sconfortare per un momento di lassità, e non recidere per questo il collegamento: c'è il rischio di essere sbalzati a troppa distanza. Chiedo scusa per la prolissità metaforica...
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