martedì 8 dicembre 2009

nebbia negli occhi

Sale la nebbia, sale nei miei occhi


... é un passo di una delle canzoni del periodo più felice della mia vita. La suonavamo e cantavamo col mio chitarrista. Credo renda come nessun'altra alcune sensazioni e pensieri che condividevamo: le notti al lume di una lampada puntata su una scrivania o verso il pavimento... un angolo nel buio da cui intravedere sogni e fallimenti... una persona accanto senza capire come potesse ricambiare... ed una finestra da cui il mondo oltre il vetro è un quadro sfumato e impreziosito dalla bruma.

Il senso di vuoto, la sensazione di aver tutto condividendolo.





Il futuro era alle porte, un tuffo nell'ignoto dei sogni era la sola prospettiva, il portone che stavamo per spalancare. Amavamo i loro sorrisi assopiti. La pioggia nitida alla luce gialla dei lampioni era un incanto. Era voglia di raccontarsi; eravamo incertezza.

Ma le note... quelle riuscivano a parlare per noi. Di noi.
Buffo come le note di una canzone altrui dica di qualcuno che la interpreta. Il volume dell'amplificatore, il modo di premere una corda, il suono che si cerca, il sorriso che si ha durante... sono uno specchio d'acqua increspato dal vento. Se ci guardi dentro puoi vedere la luna. Se lo ascolti senti la voce di un'anima.

Questo eravamo, e siamo. Saremo.

mercoledì 2 dicembre 2009

dal letame nascono i fior

Faccialibro imperversa. Centinaia di migliaia di persone sono riunite su questa piattaforma multi - interattiva.
Il proliferare di cagate quindi è quasi fuori controllo. Si passa da applicazioni decenti, che strappano un sorriso, a autentiche porcherie che farebbero desiderare solo una doccia la Napalm per chi si azzarda anche solo a immaginare di condividere certe cose. Tuttavia alcune cose risultano un piacevolissimo divertimento, ai limiti della dipendenza da droghe.
Tra questi il "parla con..." sembra essere già un must: Rocco Siffredi, Chuck Norris, Bud Spencer, Perry Cox... personaggi di ogni risma e affetto e importanza; anche persone comuni realmente esistenti.

Tra tutti uno brilla come la stella cometa secondo me ed è quello riguardante Snoopy. Snoopy come portavoce dei Peanuts, a loro volta testimoni della poetica del grande Charles M. Schulz.

Oggi ho cliccato con dita fredde e incerte sui tasti la mia frase, come ormai ogni giorno.

C'è voluto un computer per divulgare e ricordarmi una frase tanto semplice quanto incisiva come questa: Non c'è niente di più imbarazzante che abbaiare all'albero sbagliato.. La considerazione sorta sull'immediato è che applicato transitivamente a, francamente tutto, diviene assioma per la vita.

In quante e quali guise si può trasporre nelle nostra vita l'aver "abbaiato all'albero sbagliato"? Amori sbagliati, scelte sbagliate, accuse sbagliate, amicizie sbagliate... e per quanto possiamo associarvi ricordi comunque entusiastici o almeno piacevoli è indubbio l'imbarazzo che si possa associare a quel momento. Se non altro con noi stessi, giudici ultimi e insindacabili di ogni nostra azione.

Questa non è che una delle tantissime frasi lasciate da Schulz attraverso le sue strisce.

Come già ha fatto notare John Kovalic in una sua storia passata ci sono frasi nei Peanuts capaci di sintetizzare la vita in un momento.

Ho una nuova filosofia: sarò spaventato solo da un giorno per volta

A volte giaccio nel cuore della notte e mi chiedo:"Dove ho sbagliato" e sento una voce che dice:"Ci vorrà più di una notte"

Il guaio è che prima di diventare un "ex - grande"devi prima diventare un "grande"

Amo l'umanità, è la gente che non sopporto

Se sei depresso fa un sacco di differenza il modo in cui stai in piedi.La cosa peggiore che tu possa fare è stare ritto con la testa alta, perché inizieresti a sentirti meglio.

Nel libro della vita le risposte non sono in fondo

Non ho mai letto in maniera tanto semplice e toccante aspetti della realtà della vita come nelle frasi qua su.
Se la poetica di Schulz venisse maggiormente considerata il mondo forse sarebbe un tantino più sensibile.
Non avrei mai pensato potesse accadere, ma devo ringraziare fèissbùk per la divulgazione che sta facendo con quest'opera (almeno in Italia). Anche in un vespasiano multimediale può trovarsi lo stupore.
Memento trasversale.

Il finale è misero per questo post, ne ho coscienza. Ma dopo parole del genere non potrei che rovinare.

martedì 1 dicembre 2009

pensierino

Certi giorni non vorresti far altro che una doccia al buio per poter piangere fin che ne hai bisogno.

sabato 28 novembre 2009

pare quasi una fungaia

Dopo la brillante idea di cui ieri oggi si prosegue con:


il volantino BR realizzato e autospedito dal destinatario stesso


per poi andare sul classico

Senza contare di cani fucilati, professioni svolte senza abilitazione, antitrust bazzecola, conflitti di interesse che non finiscono, sotterfugi, collusioni mafiose, omicidi di stato...
sarà una mia impressione ma questo paese pullula di teste di c***o???? Cosa peraltro approvata per legge e statuto, suppongo, altrimeti perché in parlamento c'è quella gente?? e nei giornali c'è quella gente e... ovunque c'è quella bella gente???







Mentre i politici italiani vanno a trans e mignotte, l'Italia va a puttane.

venerdì 27 novembre 2009

qui volano cappelle

Se stavate immaginando di una vecchina che di ritorno da una giornata a raccoglier funghi inciampa lanciando rovinosamente il paniere colmo con tutto il raccolto a simulare una invasione U.F.O. avete imboccato la via sbagliata.

Leggo dal corriere che c'è accordo interpartitico per vietare il fumo alla guida a cui per giunta allegare un "omicidio intenzionale per chi si mette alla guida dopo aver bevuto".
Ora, se vogliamo parlare di ubriachezza molesta potrei essere pienamente d'accordo, ma poiché in Italia la mezza misura ed il buon senso non esistono in questi ambiti (altrimenti i programmi televisivi del dopopranzo sarebbero ben altri) mi preoccupo. I colpevoli saranno gli ultimi a pagare.

Ma torniamo al punto focale. Non sono un fumatore e le sole "sostanze che alterano le percezioni" di cui faccio uso sono vino e birra ad alcune cene e sempre senza potermi definire ubriaco. Non trovo logico rovinarsi una bella serata facendo nottata a vomitare o perdendo ogni ricordo nell'ebbrezza. Eppure frequento e discendo da fumatori incalliti. La nicotina alla lunga da dipendenza. Non è proprio una droga, ma la ricorda abbastanza. Vorrebbero quindi rompere equilibri endogeni in situazioni ipernevrotiche come l'imbottigliamento nel traffico? Mi sembra poco sensato.
Poi c'è da dire che la motivazione è: "perché accendere una sigaretta richiede più tempo che rispondere al cellulare". Bene, ma con la sigaretta non parli, non ci litighi. Non tendi a guardarla per vedere se c'è campo o se stai digitando bene l'SMS, non sfogli una rubrica. Perché è l'interazione che distrae, non l'azione in sé di premere il tasto verde. Ancora, un fumatore che si rispetti non solo sa esattamente dove ha sigarette e accendino in auto (tranquilli: prima ancora di mettere in moto e allacciare la cintura avrà acceso la prima e disposto opportunamente il pacchetto) ma soprattutto ha talmente ritualizzato e condizionato l'accensione da sapersi accendere una sigaretta bendato e appeso a testa in giù.

Ma c'è di più: se il fumo viene equiparato al cellulare allora sarà previsto che si accosti per accendere la sigaretta (immagino una fila alle piazzole di sosta peggiore che al casello all'ora di punta) o che possa essere accesa da un passeggero. Su questo punto poi avrei di che discutere perché il passaggio secondo me sarebbe più pericoloso che non l'accensione autonoma.


Il guaio, secondo me, è che questo non è altro che un sistema di lotta al fumo. La cosa non mi infastidisce semplicemente bensì mi scatena una discreta ira: non è corretto pretendere di eradicare atteggiamenti radicati in questo paese da un giorno ad un altro. Soprattutto: ma con che faccia vieni a fare proibizionismo su fumo o alcool quando permetti lo spaccio delle più turpi sostanze psicogene neurotossiche e dalla dipendenza fortissima e immediata (le Droghe propriamente dette) agli angoli delle strade, delle stazioni, di alcune case??? L'attuale gioventù ride e scherza anche attraverso le vie web di comunicazione su amici e serate con il THC per bandiera; auto guidate, nelle notti del fine settimana, più dal bianco nel naso che da un cervello; discoteche dove ormai è norma avere la bottiglietta d'acqua in mano per non finire disidratati dall'exstasi... a chi si rivolge il primo pensiero?? Ai fumatori in automobile; da soli, nella loro auto, all'alba per andare al lavoro, imbottigliati in fila tra altri sfigati, che non nuociono a nessuno se non a loro stessi ma solo per calmarsi un attimo e distrarsi... e tu Stato li accusi di essere potenziali omicida di essere probabili cause di incidente.

Lo sguardo distolto da problemi più grossi e seri. Lo sguardo che quando si posa lì, incolpa prima l'alcool che l'intruglio neurotropo preso prima.


Non stanno legiferando, ci stanno facendo una supercazzola continua. Noi, lì a farci abbindolare.


Quante altre cappellate del genere toccherà leggere?






PS: l'argomento alcool è delicato, lo so. Purtroppo è rientrato nel calderone dopo una litigata furente in quel di Lucca C&G. Magari se ne riparlerà. Vi basti sapere che IMHO non avendo azione diretta sulle sinapsi e non dando dipendenza fisica per me andrebbe situato al di sotto delle droghe chimiche psicotrope e pertanto al di sotto nella campagna di demonizzazione e proibizionismo.
Che poi, proibizionismo... l'arma a cui deve ricorrere chi non sa educare.

BLEAH!!!!

giovedì 26 novembre 2009

sensazione

Io non suono: strimpello.
Provo da autodidatta ad intessere note sulle corde di un basso.
Nell'ultimo anno sono riuscito a realizzare un piccolo sogno: un 5 corde elettroacustico. Questo mi permette di suonare in qualunque momento ed in qualsivoglia punto della casa (o perché no del mondo intero).

Una cosa ho acuito negli ultimi anni, maggiormente da che ho la cassa armonica sul ventre: La capacità di percepire lo strumento che si scalda.

Riscaldarsi non serve solo alle dita, è una peculiarità della materia e pertanto anche dello strumento.
Via via che le dita scivolano e premono e tendono e rilasciano le corde queste si scaldano. I legni, le plastiche, le meccaniche... tutto entra in risonanza. Vibra letteralmente con i suoni emessi.
Il basso si scalda e da un iniziale retrogusto metallico dopo essersi scaldato la voce tira fuori i suoi colori di tramonto e notte.
La tastiera senza neanche accorgersene è come più accogliente. Le dita scorrono più veloci, i semitoni si mescolano con più sfumature mentre le corde sembrano più soffici. Sembra di carezzare una schiena. Sorprendere con dei brividi, scorrere ogni millimetro.
Non serve forza, non serve rabbia. L'intensità fluisce adeguata dalle dita comunque, è il basso stesso a darle il carattere che serve o a suggerire come carezzarlo ancora.
E' un momento di grande intimità: si è complici di sé stessi, del basso, della musica che fa da tramite. O incantesimo, anche.

Non saprei trovare una parola sola per descrivere una sensazione tanto appassionante. L'emozione che prende vita e fuoriesce senza bisogno di ragionamenti è qualcosa di sconvolgente, è una catarsi che non ritorna, come i sogni al mattino. Ma se quelli lasciano un senso d'amaro per il finale mancato, lo strumento ti lascia il suo calore nelle dita, oltre i calli, più del torpore. Sono le note... e quelle ti possono scaldare per notti intere. Chi è fortunato ne è scaldato per la vita.

venerdì 20 novembre 2009

Smagliante!

Sottinteso è il sorriso.

Manco da un po', dall'anniversario della caduta del muro di Berlino, del suo abbattimento.

Da un po' di giorni mi frullano nella testa un po' di suoni con un fattore soltanto in comune: mi fanno sorridere. Come il sorriso smagliante di una bella ragazza, come le fronde degli alberi sollevate dal vento come la gonna della Monroe, come il sole in una bella giornata.
La cosa che preferisco di giornate simili è che non c'è alcun motivo.



Se per sorridere servisse sempre un motivo saremmo creature ben misere.

Io invece ho voglia di sorridere, di saltellare. Di motivi ne avrei, così come ne avrei di ben più seri per non vagare spensierato per le stanze. Ma è così che va e che credo si giusto vada. Sorridere perché se ne ha il piacere, la voglia. A dispetto del mondo e di tutto quello che va male intorno. Ci vedi bene vita? ci riempi di sberleffi e ingiustizie ma noi ridiamo comunque.
Perché in fondo l'importante è che sia primavera in noi. Ci sono più reazioni nelle creature di questo pianeta che in qualsivoglia stella o computer. Possiamo essere soli meravigliosi, ci basta un sorriso.



- Se volete invece motivi tangibili eccoveli: ho riguardato in faccia i libri come si deve; ero tra gli ottantamila ha sentirsi mancare il fiato per i rintocchi della Haka sulle braccia degli All blacks; ho intorno degli amici veri, cosa di cui non mi vanterò mai abbastanza; non riesco ancora a cogliere gli attimi o a vivere con determinazione, ma ho voglia di confrontarmi con tutto quanto sia possibile vivere. -


PS: ricordo agli utenti anonimi che un qualche segno di riconoscimento è comunque estremamente gradito, giusto per sapere a chi riferirsi, giusto per collegare le opinioni nei vari commenti.

lunedì 9 novembre 2009

20

venerdì 23 ottobre 2009

unespected smile

Piove. I piccioni sul tetto di fronte, privo si tegole, sono intenti a farsi un bagno colmi di soddisfazione. Anche quando il cielo piange per qualcuno è un tuffo in una Jacuzzi.

I giorni scorrono con qualche sorriso in più. Sono l'inconcludente, buio, di sempre.

Sono giorni frettolosi, anche. Molte cose si affollano nella mia vita: scadenze e impegni. Vivo distratto dai "dovrò".

Ma ogni tanto, anche nei momenti di maggior fretta, spunta sempre qualcosa fuori dall'ordinario capace di regalarmi un sorriso.
Ieri è toccato a una mamma con figliola al seguito.
La piccola probabilmente non arrivava alle elementari e camminava incerta. La madre la teneva amorevolmente per mano e insieme cantavano. La guida vocale comprensiva e incoraggiante di lei.

Cantavano questa canzone:


Non ho potuto fare a meno di sorridere. Ridere.
Ho trovato bellissimo insegnare a una bambina tanto piccola una canzone simile. Non importa neppure il motivo a mio dire: che fosse per insegnarle l'inglese o perché quelle conosce è stato un bel momento.
Quella voce così giovane che già sta imparando a conoscere della musica con una anima dentro.
E' grandioso.
Fa sperare che ci siano ancora persone che non si rassegnano, che ci provano.

Quanto potente può essere un'idea. Il fatto mi ha donato un sorriso, ma l'idea mi incanta ancora; e ancora rido e sorrido.

Oggi piove ed è un buon giorno.

martedì 20 ottobre 2009

desideri

Oggi ho un desiderio nelle dita.
Non è ben identificabile ma le permea, le fa fremere. Sensazione pruriginosa di attività da svolgere per necessità.
Sia produrre suoni o impugnare una penna o digitare tasti il pomeriggio è trascorso nell'impellenza di schiudere qualche petalo di corazza e far fuoriuscire i pensieri.

Non è necessità di comunicare ma voglia di filtrare. Sono in caccia di un argomento, di una nuvola, una stella, una tegola su cui frullano delle ali per posarsi...

A volte la capacità di guardarsi dentro è un'arma drammatica. "Se guardi nel buio, il buio guarda in te" e il colore dominante nella mia anima è quello proprio delle tenebre. I pensieri fuggono al controllo e vagano. Un gorgo fangoso erompe dagli argini dell'autocontrollo. Si spande.
Lacrime inespresse increspano il mio placido lago di routine giornaliera.
Non necessariamente il buio in me è da intendersi con accezione negativa poiché sostanzialmente è un motore. E' una pulsione intensa che spinge nelle vene il mondo sotto forma di note o inchiostro e mi trovo senza voce con la gola ricolma di grida.


Voluttuosa e ispirata, dannatamente capricciosa. Così vaga l'ispirazione oggi. Ascolto una canzone trovata sul tubo girando.

Poche righe del testo condivido, aborro il ritornello per me poco in linea col contesto delle parole e di minor impatto rispetto a strofe a momenti inceccepibili. Ma la base e il concetto di essere fuori della regolarità, con un senso della responsabilità non convenzionale ma forte, di avere un età distante dalla carta d'identità li so apprezzare. Come la necessità di dimostrare un giorno il mondo che non voglio scoprire o il credere nei sogni e in una giustizia che prima o poi restituisce a chi di dovere.

Ascolto mi lascio cullare finisco per digitare sillabe che trovo perfette per "Melodia per urla sopite".
Spiccata voglia di inchiostro. Mollo la tastiera e inizio a scrivere. L'inchiostro che impregna la carta è una alchimia di sensazioni sottili: odore di buio dolce che segue all'acidulo di uno stelo d'erba mangiato sdraiati su un prato. La carta carezza più calda della luce che la irradia. Le dita disegnano i tuoi pensieri. Filtri la vita che la tua anima sta filtrando.

Torno al monitor, cambio canzone. Rimane il Rap. Non c'è melodia più adatta per scrivere. Non ricordo da chi già lo avessi sentito: un artista elencò ben prima di me gli usi di ogni genere musicale. Dal ballo al pensare, all'allenamento, al sesso, tra tutte il Rap era il prescelto per scrivere. Sarà il groove prepotente ma lento.

Passo al basso. Suonare per me è una cosa abbastanza intima. Nel farlo metto a nudo le mie lampanti lacune il più delle volte, mentre quando le mani intuiscono le note giuste a trasparire sono anche i sentimenti celati. Non amo svelare le mie albe più rare. In compenso nel silenzio in cui si perdono note forse geniali o attraenti posso ascoltare i miei sogni, lasciare che le dita mi raccontino di me.

Queste ore mi dedico a sentire.

Oggi è una parentesi di voluttà estrema. L'ispirazione si è impossessata di me senza destinazione precisata e mi ha coinvolto in un racconto di se stessa. Quando si è filtri non si sa davvero il risultato dell'emozione, se ne è solo spettatori in anteprima.
Questo è il mio buio. Così è come cala la sera sui miei impegni irrealizzati.



Questo post non ha alcun fine nè morale. E' uno scampolo, un intermezzo di pensieri in libertà: il racconto dei miei desideri in libertà.

domenica 18 ottobre 2009

through veins

A volte molte ragioni si affollano nella mente decretando la saggezza di una scelta. Talvolta le ragioni permangono. Anche la loro interpretazione non sembra mutare.

Eppure esistono passioni, sensazioni di anni e anni ormai accumulatesi nel DNA che prescindono queste ragioni. Anche distaccandosene basta una frazione di secondo per ricordare tutto quanto c'è sottopelle.

Nell'ultimo anno ho abbandonato del tutto la scherma. Oltre 15 anni di perseveranza, di passione.
Stasera ho reimpugnato la spada a distanza di oltre un anno. E' stupefacente sentire le stesse sensazioni di un tempo immutate: reazioni, tempi, ragionamenti... non ne sentivo minimamente la mancanza. E' bastato sentire di nuovo il peso della lama nelle dita, percepire lo spazio occupato dalla punta il ghermire con le dita nella scarpa il metallo della pedana. E' bastato questo per far esplodere fuori ogni conoscenza, parola accorata, coinvolgimento.

Oggi ho avuto prova che la vita scorre nelle vene e tutto quanto ci coinvolge la arricchisce e nelle vene va a nascondersi. Piano piano strato dopo strato diviene quasi un strato di cellule: una componente del nostro stesso essere.
Non so come ripartirà questa avventura né se approderà da qualche parte. Di certo è più lampante che mai: non posso fare a meno di muovermi e nel movimento la scherma è quanto di più connaturato abbia sviluppato in 3 lustri e più di raziocinio.

Cos'è la scherma?? Credo per me sia in fondo un dialogo.
L'arma non è che un altro tramite per conoscere persone. Si può interagire in molti modi. E ci sono cose che non si dimenticano.
Si può ascoltare un animale visitandolo e quella prassi non si dimentica dopo la prima volta che le dita scorrono sotto il pelo in cerca di suggerimenti silenziosi. Si può parlare e tornare a farlo dopo un periodo di silenzio scoprendo minor difficoltà del presupposto. Si può tornare a scrivere.
Parimenti si può tornare a conoscere vite e persone intrecciando passi e lame in un duello.
Si può raccontare un modo di vivere a fil di lama.


Io sembro incapace di smettere di raccontarmi.


Nota: il fatto risale al 15 ottobre, lo racconto oggi per comodità di tutti, specie mia. Inoltre un giorno può valere un altro rispetto a quanto detto. Perché una attività tanto connaturata può saltar fuori in ogni momento rendendo l'avvenimento specifico valido per ogni altroquando affine.

venerdì 16 ottobre 2009

Inhale Autumn's Dusk

L'ispirazione è quanto di più prossimo al concetto di arte per un artista. Credo. Ci devi vivere assieme, impararne vizi, orari... alleccurirla e domarla. E' tensione creativa: è fremito, è sensazione, è passione. E' la vita che ti filtra dentro.

Così è stato oggi. Appena finito il post ho preso a vagare per le caselle di posta prima di dover uscire. Invece sono ancora qui.

Parlare d'autunno, del vento della sera. Un istante dopo avevo necessità di ascoltare una canzone. Dal testo e dalle note è stato breve il lasso di tempo per avere il desiderio di attingere e riordinare e narrare.

E' stato un fremito d'un attimo e questa canzone ha avuto bisogno di finire qua.


Non ci vuol poi molto a capire che la voglia di uscire davvero e sentirmi il freddo indosso e scoprire nuove sfumature di mondo guardandomi intorno siano stati la spinta iniziale che ha dato vita a questo post.
Imparare dal mondo... cogliere lo scorrere perpetuo della vita in ogni sua forma da luce a buio a luce, anche nelle forme a noi meno intellegibili.
"Vivo di senso" credo sia il messaggio più bello. E' qualcosa da ricordare sempre. Si riuscisse a non smettere mai di filtrare il mondo attraverso di noi: farci attraversare dai colori del mondo per scoprirci in nuove sfumature; regalare contestualmente il nostro colore al mondo.

Non piangere, non ridere... sono forme di avarizia. Ma a non lasciare nel mondo il nostro colore si fa torto solo al nostro sentire, spegnendoci in una diluizione eccessiva. Non pretendo o desidero essere un colore primario. Sarei felice di essere una tonalità pastello ricca di sfumature ma non accetterei mai di non avere un'intensità capace di suscitare un istante d'interesse. Sono rattristato da chi si lascia sbiadire. Voglio tingermi della mia esistenza e per farlo non posso che vivere di senso, anche se questo a volte risulta in un apparire faceto o superficiale o fallimentare o troppo coinvolto.

giovedì 15 ottobre 2009

quando Vivaldi compose le Quattro Stagioni non pensava certo alla pizza

Facebook è uno strumento divertente. Permette di gestire uno spazio note, una chat, una bacheca, una posta privata... Interazioni di massa.
Come spesso accade il contatto di massa può divenire sovraesposizione e questa, con le giuste attenzioni può diventare micidiale.

Grazie a una opzione che permette di condividere con chiunque ogni più microscopica idiozia pervada una qualunque delle teste costituenti la massa conosciuta ci si trova invasi da comunicazioni e video disparati. Seri e faceti, interessanti e scassarompini. Altre volte è peggio perché sono di politica estremista e superficiale...

Faccialibro è anche una ottima finestra in tempo reale sul mondo.

Ho assistito e tutt'ora sono basito alle alternanze di condivisione pareri meteo:
- Maggio, iniziano i primi caldi, arrivano le belle giornate e piovono masse anelanti il caldo e l'estate; simultaneamente si protesta perché è un po' che non piove.
- Luglio, del caldo chiunque non viva in ammollo ne han già tutti le tasche piene. Via dunque a maledizioni variegate contro il caldo, l'afa, la secchezza dei terreni e delle fauci. Sembra l'Italia desideri solo un bell'acquazzone.
- Inizi di Settembre, tradizionale libecciata, prime piogge e già c'è sdegno per "tutta questa acqua che cade"
- metà Ottobre, sono giunti i primi freschi. Tutt'altro che strano: è autunno e mentre le foglie ingialliscono e si tuffano sul terreno odoroso di pioggia il sole si spande nel cielo limpido senza però scaldare più come prima. Il fresco pungente annuncia l'inverno, l'odore dei comignoli fumanti.
L'Italia impazzisce, sconvolta da un freddo che ha stupito tutti. E' una corsa al termostato del termosifone. E' argomento sulla bocca di tutti nei negozietti, tra le vetrine. Tuttavia un domanda, mentre mi alzavo la cerniera del giubbotto e infilavo le mani in tasca, s'è fatta largo:"Ma perché sono tutti lì a protestare del freddo e a dire che devono accendere i termosifoni e che non han soldi quando continuano a girare con al più una felpina addosso?".

Davvero gente, perché stupirsi che faccia freddo quando è normale sia così o protestare del caldo quando il sole è tanto vicino?
Soprattutto possibile che debba venire rintontito dalle proteste di un mondo a maniche corte termostatato da condizionatori onnipresenti???

Le comunicazioni sono elettroniche, le interazioni e i servizi sono elettronici, adesso anche le temperature sono elettroniche.
Nessuno si ricorda più di cosa possa significare sedersi vicini, in cerchio con tanta lana sulla pelle ed un libro raccontato a voce alta a far sognare.

Non pretendo che il mondo apprezzi o se ne ricordi, ma non mi è per niente chiaro perché debba io farmi carico delle chiacchiere inutili e delle condivisioni superficiali di svogliati che non hanno la minima voglia di mettersi un maglione e godersi la stagione che più ricorda il bello della vita nel suo rinnovarsi continuo.

Amici! Basta coprirsi perché il freddo passi!! Ricordatevene e ricordatelo!



Vado ad annusare la sera.

mercoledì 7 ottobre 2009

ecculula'

CAAAASAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!

Il vantaggio, il bello se volete, di tornarsene a casa è potersi riappropriare di tempi e spazi e frammenti di ciò che era da piccoli.
Per un laziale finito fuori regione, uno di questi spazi è una emittente televisiva: superTRE. SuperTRE regalava e ragala tutt'oggi un ricchissimo contenitore di cartoni animati dal tardo pomeriggio alla sera inoltrata. Tutti giapponesi di vecchia data e che raramente sono sbarcati in altre regioni.
Tutti i bambini della regione della Capitale sono cresciuti con cartoni come Muteking, Ransie la strega, The monkey prima ancora che questi fossero disponibili alr esto d'Italia.

Tornare e potersi piazzare davanti alla tv come un tempo e potersi immergere nei ricordi è una possibilità godibilissima che ogni tanto è un privilegio poterla assaporare.




E con occhi da bambino e incedere zompettante me ne vado a cena!!!



Ah, già, il "lodo Alfano" è stato dichiarato incostituzionale. Ma è una parentesi di giustizia che non deve far illudere: meglio adattarsi alla massa di pecoroni e applicarsi alla vincente logica dello struzzo, ovvero testa sottoterra e non guardare!!! quindi via di cartoni e rimaniamo tutti bambini!

mercoledì 30 settembre 2009

polemica sintetica

Dice in Italia il popolo è sovrano.
Ad ogni chiamata alle urne mi sembra abdichi un po'.

domenica 27 settembre 2009

pieghe prese tempo addietro

Sono qui a perdermi in giorni scialbi e privi di determinazione. Ancora.
La mia vita intanto va avanti da sé. Immobile.

Un anno fa entrava nel mio autunno Californication, serie americana per cui già ho speso parole entusiastiche.
Ad un anno dal fatto, ora che inizia la nuova stagione ed ora che hanno caricato sul tubo frammenti importanti posso mettere un pezzo che avrebbe avuto maggior pertinenza in un tempo diverso.



Il passo sarebbe la lettura di un post da un blog.
Per quanto non si possa parlare certo nel mio caso di "oceani di fiche insipide" posso parlare di giorni insipidi a guardarmi l'ombelico. Giorni non ancora finiti. Giorni a cui da anni cerco di reagire.

Il bandolo della matassa non salta fuori. Non a me almeno.
Mentre il mondo intorno sembra avanzare sempre più velocemente, sempre più pronto e abile.
Mi chiedo se sia io a rimanere addietro nello schifo per me stesso e nel compatire gli altri o se stia seguendo una strada semplicemente diversa ma dai risultati non valutabili col metro comune.

Il solo fatto certo è che mentre sono qui a giocare col compatimento il mondo ha il tasto avanti\veloce ancora premuto mentre io sono ancora a sollevarmi da una pozza di vomito.
Sarà bene anche io cerchi di darmi una mossa, perché non potrà certo andarmi di lusso ancora per molto.




nota: ho scritto sulla falsariga parole che sono più una sintesi che un significante vero e proprio. Ma era un pezzo che volevo assolutamente caricare. Era una citazione quasi obbligatoria per la mia morale.
Saludos!

sabato 26 settembre 2009

ab qualcosa

Breve intermezzo di culinari spicciola.
Meglio, sintetico (spero) soliloquio su come certi esperimenti di gusto, certi acquisti, non andrebbero mai fatti.

19:00 di un sabao come tanti. Spesa in orario incauto, come spesso. E' questione di abitudini saper affrontare gesti isterici di acquirenti incalliti e frettolosi capaci di carrellate di violenza tale da far sembrare innocui scherzi le sportellate nelle serie competitive automobilistiche. L'ora di punta al supermercato è come l'ora di punta sul GRA o la tangenziale di Milano: non basterebbero una confezione di Valium e uno scatolone di CID per affrontarli.
Tuttavia on l'abitudine si imparano i trucchi e si sopravvive.

Stasera abbiamo ignorato l'esperienza acquisita negli anni. Così, tra patatine e coda per un filoncino, ci siamo fatti sedurre da un pachettino che occhieggiava in prossimità delle casse.
Porcate dal sapore estero... misteri esotici... fascino unico.

In cerca di qualcosa da sgranocchiare cucinando come ignorare le "Apple Chips"??? Non si poteva!
La mente già vagava chiedendosi di come fossero: salate? dolciastre? dure? flaccide? la fantasia galoppava e il sacchettino verde chiaro era già nel sachetto.

La figura del sacchetto è del tutto sovrapponibile alle varie patatine rustiche o campagnole delle varie case.

Il sapore no.
Afferrata la rigida e sottile figura di "pura mela disidratata conservata con acido citrico" (beati idioti della lettura posticipata) il primo approccio è strano mentre il seguito scovolge.
Varcate le labbra il gusto ricorda immediatamente le patatine a bastoncino: le mitiche sticky, acidule e appena bruciacchiate.
Segue la masticazione e l'apparentemente croccante si rivela cedevole, fiappo come un pacco di frollini dimencato all'aria e all'umido per un paio di giorni.
A quel punto il gusto si spande per la bocca ed un sapor di cartone sarebbe un lusso che non è concesso.
Le papille sono invase da un acido di frutta ormai troppo matura e da un non so che di nocciolo o picciolo.

E' stato terribile. Attraversare inaspettatamente un excursus dalla patatina fritta al torsolo di mela è più una prova di virilità medioevale che non uno snack preprandiale.

Per chiunque volesse misurarsi con tale impresa il prodotto è fatto dalla Gilli spezialitaten aus Europa.

Si consiglia di tenere a portata di mano qualunque cosa capace di cancellare dalla bocca ogni traccia, compreso l'appiccicoso retrogusto di buccia di mela che non libera la volta del cavo orale per almeno mezz'ora. Personalmente consiglio il ginger con cui accompagnano il sushi oppure il wasabi.

Su tutto ricordate sempre sempre sempre di non farvi mai tentare dalle schifezze snack estere del sabato sera.
Buon sabat sera gente!!! (Bleurgh)

venerdì 25 settembre 2009

unione

Capita di non accorgersi di come il quotidiano intessa per noi legami. Bastano poche cose, inezie tanto piccole da sembrare sciocche e superflue. Basta lo scorrere del tempo per scoprire che quelle sciocchezze erano ricordi preziosi.
Di ricordo in ricordo crescono i giorni, si scopre di conoscersi oltre le parole.

E' nelle stupidaggini fatte assieme o nel sonno abbracciati che ho ritrovato un calore profondo e di cui non mi ero reso conto. Non così profondamente.

Eppure non mi sono stupito di capire in anticipo cosa non andasse. Strano allora lo stupore per l'apprensione quando stava male.


Nonostante tutti i tentativi umani di produrre l'opposto risultato, il mondo è un bello spaziotempo dove esistere: la bioelettricità su cui si basa il nostro funzionamento è in grado di strutturare affinità, legami, simbiosi, intese. Il bello del mondo emerge quando basta un incrocio di sguardi per raccontarsi una unione reciproca.
La cosa più interessante è che sono legami che sanno prescindere da tutto; è il mondo. Nel tutto ad unirsi sono gli esseri viventi.
Basta inspirare a fondo ed accostarsi a sentire.


Alle mie due piccole.

martedì 22 settembre 2009

hot spot

Da poco sono morti sei soldati italiani a Kabul. Massimo dispiacere per delle esistenze che si spengono. A riguardo sarebbe bene ricordare anche le esistenze spente in quell'attentato son 21, ma agli italiani poco importa degli afghani "quindi dimentichiamocene". Beh, cordoglio anche per loro.

Ora, il governo italiano sta inneggiando agli eroi, supportato dai media tutti.
Spiacente, eroi un bel tubo!

Spiego il mio perché:
- non stavano difendendo il Mio (e Loro) paese da una guerra (il solo motivo per cui posso ritenere comprensibile esistano forze armate, cioè la difesa e non l'attacco): missione di appoggio ad alleati a rischio guerra (e così che è iniziata la "guerra preventiva" no?). Ma se gli USA sono a rischio, sono automaticamente coinvolto io italiano nel rischio? sono dunque americano anche io? Non mi pare.
- già che erano in missione erano semplicemente sul loro luogo di lavoro. C'è chi fa l'ingegnere, chi il medico, chi il maestro, chi l'operaio e chi il militare. Sono scelte; sono mestieri.
- sono morti in un attentato con altri bersagli, non diretto contro le forze armate italiane. Insomma erano lì al momento sbagliato. Una gran bella sfiga, non c'è che dire ma non ha nulla di eroico. Nulla di eroico perché nemmeno le vittime del WTC sono state chiamate "eroi": a tutt'oggi sono solo "vittime"
- non sono morti cercando di salvare vite. Non hanno preso un proiettile dal fuoco alleato mentre portavano in salvo una giornalista rapita; non sono saltati in aria mentre cercavano di demolire un nemico come la mafia; non sono morti arsi vivi cercando di salvare una vita imprigionata in un incendio. Non hanno dato la loro vita per un'altra, hanno solo perso la loro.


A fronte di questi piccoli frammenti di logica mi viene da constatare che siano delle semplici vittime, morte nell'adempiere il proprio lavoro. Niente di sovrumano da poter essere definiti eroi.

Sia chiaro, questo perché ritengo che eroi siano ben pochi al mondo e pertanto sia un attributo da spendere con molto, molto, giudizio. Inoltre perché ritengo che non sia giusto né onorevole spendere per loro la parola "eroi" quando non si è spesa per chiunque altro sia morto in un attentato, strage o incidente (dalla Thyssen a un investimento).


chiudo con una bella canzone, tanto per smorzare un po' i toni.



Massimo rispetto e cordoglio per le vittime tutte dell'attentato a Kabul.


PS: e 'fanculo al facile sensazionalismo per promuovere azioni militari.
Con la presente faccio anche notare come non mi sia espresso in merito alla missione in questione. Questo post non riguarda l'eventuale legittimità della missione.

lunedì 21 settembre 2009

ritorno

E' un bel po' che non scrivo: mi domando se ancora le parole sapranno rifluire nella tastiera come un tempo. Non ci credo molto, ma sperare è una cosa che non bisogna smettere mai di fare. Spero quindi di scrivere in modo gradevole.

Come anticipato il blog è andato in pausa. Pausa dettata non solamente dal mio caos interiore e tangibile, ma dettata soprattutto da una fase di poche novità. Tessere e ritessere con parole nuovi concetti già espressi diventa ripetitivo e rende vano un archivio. Pertanto pausa.


Fino a ora.

Ritorno e subito mi tuffo in argomenti più grandi di me. Forse avrei preferito il silenzio, ma il tempo recente non mi permette di stare in silenzio: ho una coscienza.

E' in arrivo una legge che definisce obbligatoria e doverosa (per la dignità dei pazienti) la terapia del dolore, specie del dolore cronico nei malati terminali.
Bene, pienamente d'accordo.

Non è difficile concordare con l'obbligo di alleviare una sofferenza come il dolore cronico; il dolore cronico è considerato in medicina tra i peggiori poiché capace di minare la stabilità psichica. Senza entrare nel merito scientifico di una sorta di agevolazione agli timoli dolorosi, quasi una ipersensibilizzazione per intenderci, e di una attivazione di aree cerebrali non coinvolte nel dolore acuto, basti dire che è come uno spillo che trapassa la mente senza sosta rendendo impossibile qualunque altro pensiero.
Il solo pensiero nel dolore cronico è smettere di pensare al dolore. Cosa non semplice visto che spessissimo si è costretti a letto. Il dolore cronico erode la vita poiché distoglie da essa.
Tanto per essere un po' più espliciti è come chiudersi un dito in una porta, solo che invece che riuscire a sfilarlo o riaprirla abbiamo vicino qualcuno ci dà sopra dei colpi, oppure ci scuote la mano.

La terapia al dolore cronico è doverosa.


Tuttavia mi è venuto spontaneo soffermarmi su un altro paio di aspetti ovvero le motivazioni: per la dignità, per i terminali...
Mi viene da ridere pietosamente. Se il dolore nei pazienti terminali è inumano e privo di dignità allora perché continuare a costringere chi è destinato ad una fase terminale di solo dolore ad affrontarla???

La terapia al dolore cronico nei malati terminali è da rendere obbligatoria poiché in questo paese c'è una ostinazione morbosa alla vita anche quando essa non è più tale, anche quando la natura intrinseca avrebbe già issato bandiera bianca e avrebbe fatto spegnere il patente.
La medicina è una lotta con la morte. Una battaglia in cui si può solo procrastinare la sconfitta. Eppure c'è da esserne orgogliosi, poiché si può prolungare per anni la partita grazie alla scienza moderna.

Eppure sono pienamente convinto che esista un limite oltre cui non ci si dovrebbe avventurare. Tenere in vita un corpo che si rifiuta di farlo senza alcuna aspettativa di recupero; impedire a qualcuno di andarsene per costringerlo a una vita di dolore e inabilità è puro egoismo. Siamo davvero così egoisti da volerci nascondere dietro ad un presunto "diritto alla vita" solo per tenere relegati a questo piano di esistenza persone care? Sarebbe poi davvero "vita" una condizione che restringe il nostro ambiente alle mura di un ospedale, a flebo costantemente attaccate per nutrirci e toglierci un dolore altrimenti insopportabile, talvolta bombole per ossigenarci, lavasangue per supplire a reni in stallo...? Non credo. Di certo non lo vorrei per me.

I veterinari hanno la facoltà di scegliere per l'eutanasia. Se fatta nel rispetto della vita credo sia il massimo gesto di umanità e rispetto della vita che si possa fare, per una vita.
Aiutare una vita a spegnersi dolcemente, senza dolore e senza sentirsi mancare e intossicare dal proprio spegnersi è un atto estremo di grande amore. Così è scegliere di praticarla: rinunciare ad un pezzo della propria vita per risparmiare sofferenze è un atto dettato dal cuore.
Forse è quello il massimo gesto di attenzione alla dignità di un malato.

Rendere incosciente del dolore della morte in lento arrivo non è propriamente una forma di rispetto della dignità e degli esseri umani, credo piuttosto sia una manifestazione di pietà e compassione verso chi abbiamo costretto Noi col nostro egoismo morboso a quella condizione.



Mi piace molto questa nuova legge. Sono però nauseato dal volerla presentare come innovativa o risolutiva o giusta. Poi ché è giusta e innovativa nella misura di una mano di vernice su un muro crepato e muffito.
Abbiamo coperto una situazione erronea e assurda ma la ristrutturazione è ben lontana dalle attuali coscienze.

mercoledì 26 agosto 2009

niente è perduto - nulla finisce

Giravo per caso nel web. Immobile, vagavo.

E' passata l'estate. E' stata intensa e importante. Per ricordare obiettivi, per riscoprire amici, recuperare un po' di sorriso e serenità.

In questo vagare indefinito mi sono imbattuto in questo video:


... il bordo è viola come la copertina di quell'album, i brividi sono come l'arcobaleno ed incolore assieme. Una scala di grigi infiniti che brillano come i più vividi colori.

Il primo pensiero è stato "l'avessi saputo avrei fatto follie per esser lì con le lacrime agli occhi ed il labbro nuovamente sanguinante" ma subito dopo ne è seguito uno più forte, imponente; prezioso, soprattutto.
Ho pensato che è la prova che non è mai certa una fine fin che la vita ci unisce e che anche quello che sembra perso negli anni, coperto dalla polvere del tempo, può tornare ed essere ancora intenso come prima.
La vita ed i sogni vanno a braccetto lungo il sentiero dell'esistenza. Fin che c'è l'una gli altri continueranno ad ardere alimentandone i sensi.


Questo post va ai miei sogni e a uno spirito notturno che ha dimostrato nuovamente che gli strumenti erano solo un tramite: quel che sono accordati son gli spiriti.
Spero tuttavia che un giorno tornino nottate possibili e gli entusiasmi divertiti di quelle note che facevano a brandelli il silenzio della notte con gli amplificatori sottovoce.

lunedì 10 agosto 2009

senza molte parole in più

Dove sta andando l'Italia?
Me lo domando spesso e quasi sempre cerco di non darmi una risposta. Quantomeno mentre nella mia testa rispondo la parte più saggia di me comincia a battere energicamente i palmi delle mani sulle orecchie in un autismo di momentanea sordità.

Stanno cambiando l'Italia in un paese dove le leggi non sono più uguali per tutti:
Se guidi ubriaco di notte la multa vale doppio, come se un ubriaco fradicio al volante a mezzogiorno non avesse occasione in città per compiere una strage;
se sei ubriaco e guidi la tua automobile, questa ti viene confiscata e messa all'asta, ma se la guida un altro, magari messo peggio di te, è prevista solo la multa;
se vuoi fare il politico non devi iscriverti a un albo dimostrando prima di avere la fedina penale pulita;
se sei un politico hai l'immunità parlamentare (anche se è mascherata con altri nomi).

L'Italia sta cambiando: presto arriveranno le ronde. Nome poetico ed evocativo che dovrebbe portare alla mente gruppi pacifici di pubblici cittadini che vegliano sui loro quartieri... insomma semplici persone che a turno stanno sveglie per poter chiamare chi di dovere in caso di movimenti sospetti.
Invece siamo alla massa di rissosi che potranno fermare chicchessia, che interagiranno, che si addestrano con le arti marziali. Insomma, è previsto che avvenga uno scontro tra i vigilantes, pubblici cittadini, e i sospettati, pubblici cittadini fino a prova contraria. Da qualcuno che veglia stiamo passando a qualcuno che riporta in auge la caccia alle streghe.

Chissà che assieme al fratino non arrivino forcone e fiaccola per divisa...


Ecco. Sogno di riuscire ad andarmene perché ho troppo spesso l'incubo che non si potrà cambiare questo cambiamento.

So che "scappare" all'estero è una soluzione di comodo e vile (forse paragonabile come soluzione semplicistica ed egoista al suicidio) ma in una situazione che porta sempre più i civili di fronte ai civili mentre i colpevoli restano super partes mi chiedo come si possa opporsi alla complicità senza mietere vittime innocenti.

Amo l'Italia, ma certi italiani proprio non riesco ad accettarli.

lunedì 3 agosto 2009

cosa significa essere campioni

Michael Schumacher tornerà su una Fomula Uno. Sarà sempre una Ferrari.

Non è che una sostituzione provvisoria causata dall'impressionante incidente in cui è incorso Felipe Massa.

Inoltre Michael è lontano da anni dalle corse e non potrà provare la vettura nuova ed il kers fino ai primi giri ufficiali del GP di Valencia.
Insomma, non ci si dovrà aspettare nulla.

Eppure la notizia ha scosso tutti gli appassionati di formulauno e già fa palpitare i cuori dei suoi tifosi.
Tutti sono coscienti dei limiti che il campione tedesco troverà in sé e nella macchina. Tuttavia tutti si aspettano grandi cose e attendono trepidanti il prossimo semaforo verde.

Perché mai???

Semplicemente perché questo è il destino dei campioni, il loro valore aggiunto. Il vero valore di chi ha talento e abilità tali da incantare le masse è proprio quello: la capacità di incantare.

Essere campione significa smuovere qualcosa negli spettatori e creare aspettativa. Un turbinio di emozioni che accalappia come una calamita l'attenzione di tutti.

Essere campioni significa avere il dono di far sognare le persone.
Come Valentino Rossi, come Ayrton Senna. Michael avrà una chance in più: l'inaspettato rientro. Se anche dovesse deludere, come probabilmente potrà essere, avrà comunque fatto scintillare gli occhi di tutti.

Questo è un bene indiscutibile per tutti, specie in una fase di nulla in formula uno come questo.

sabato 1 agosto 2009

through the pouring rain

ci sono periodi in cui si riesce ad ascoltare meno. La mente rimbomba di pensieri, di eventi, di obiettivi. Talvolta sono impegni, tal'altra solo fantasie o ragionamenti intrappolati nel cranio.

Quante volte mi sono sentito estraneo tra la gente. Immerso in una piazza affollata oppure lavorando a contatto con altri. Crescono le corazze a volte. Tutto per il timore di essere leggibili. Altre volte invece si vorrebbe solo trovare qualcuno capaci di leggerci mentre invece rimaniamo inintellegibili.

Che cosa stia scrivendo, dopo giorni e giorni di distanza dalla tastiera non lo so nemmeno io davvero.

Da tempo però ho queste parole in testa, quella melodia nelle orecchie...


Everybody's talking at me
I don't hear a word they're saying
Only the echoes of my mind

People stopping staring
I can't see their faces
Only the shadows of their eyes

I'm going where the sun keeps shining
Thru' the pouring rain
Going where the weather suits my clothes
Backing off of the North East wind
Sailing on summer breeze
And skipping over the ocean like a stone





Da che sono stato capace di capire questa canzone l'ho trovata abbastanza disarmante e solitaria.
Da passeggio. Piedi che si rincorrono in passi, cadute ogni volta fermate dall'avanzare in tempo della gamba. Camminare tra le strade come in un labirinto, come in un deserto. Vagare verso un sole che splenda tra la pioggia che stilla diventa un cercare la pentola d'oro ai piedi dell'arcobaleno.
Mi chiedo se sia bisogno di reimparare ad ascoltare o se sia necessità di legami. Magari invece è solo mancanza di autostima.
Mentre mi chiedo tutto questo la fantasia intuisce che sia semplice ricerca di un sorriso oltre le lacrime. Quel sole tanto intenso a cui scaldarsi non è altro che noi stessi. Solo che non ce ne accorgiamo quasi mai.

Cerco di vagare verso me stesso attraverso il mondo. Spero frattanto di incappare in qualche specchio e trovare accenni di bagliore.

venerdì 31 luglio 2009

accadimenti

Nello scorrere del tempo che ha portato silenzio fino ad oggi sono successe parecchie cose.

Ho visto Parma assieme a gente davvero interessante. Ho scoperto scorci eccezionali e ho ritrovato la capacità di suggestionarmi davanti a idee o sensazioni, davanti ad opere e momenti.
Tutt'ora ho negli occhi una fontana costituita di un pavimento d'acqua che ricopre la vecchia pianta d'una chiesa; un pavimento d'acqua!!! Semplicissimo eppure così enorme e complesso... le navate delineate da alberi a far da colonne... un tetto di stelle.

Ne ho gli occhi ancora colmi.

Poi un castello, un fossato e strade tortuose... amici e risate. Racconti.

Ancora, ferite aperte ancor più lacerate.

Distanze che aumentano, tentativi di ascolto, incipit di nuovi tentativi di vita.

Ho scoperto di avere ancora qualche tentativo di recupero della condizione atletica in serbo. Ho intrapreso reinterpretazioni e fusioni dell'arte del combattimento, cercando di accostarmi in qualche modo alla via; trovare la MIA via.

poi impegni su impegni a cui aggiungevo impegni così da star fuori di casa dalle 6 alle 22 almeno. Vita piena ma vita. O quasi vita, almeno! Cercare di riprendere tutti i fili che avevo aggrovigliato in matassa informe e distenderli e recuperarli. Avanzare ripercorrendo a ritroso quanto vissuto fino ai momenti migliori e riscoprirne i colori.

Discorsi, litigi, discussioni... discutere: arte da recuperare, gusto da riscoprire.

Poi Allevi in concerto con melodie ritrovate, ricordi da cui farsi cullare e reinterpretazioni da cui farsi sorprendere.


Come avevo scritto mi sono staccato per cercare di recuperare un po' di vita. Tornare ad attingere al mondo per tornare a scoprire le emozioni. Voglio vivere ispirato ed in scia ad aspirazioni.
Se per narrarmi devo rifiltrare il mondo. E' ovvio che il mondo sia elemento imprescindibile. Non posso vivere senza vivere il mondo.

domenica 12 luglio 2009

così tanto per fare (op. cit.)

Il titolo non c'entra niente. Voleva solo essere una citazione a un fior di disegnatore web noto con lo pseudonimo di eriadan. Trovate qui la sua bravura.

Stavolta scrivo solo per parlare di un video musicale che mi ha affascinato dall'età della comprensione (tardiva, molto, in me).
Il video in questione è quello di Close to me dei The Cure.

La musica da loro scritta è estremamente orecchiabile. Infonde un sottofondo di sorriso, anche. Quello però che da sempre ho trovato strepitoso è il pettine. Per carità, in registrazione è probabilmente uno xilofono o un sintetizzatore adeguato. Ma in me suscita un concetto incredibile: la musica è ovunque; tutto può divenire uno strumento.

E se in un libro di Baricco è scritto di un individuo che scopre in un temporale la più sublime delle sinfonia mai scritte, i The Cure ricordano che le infinite note che si possono trovare nelle sfumature di toni e semitoni possono nascere anche da strumenti banali.

Ricordo la prima volta che vidi il video: corsi in bagno frugando forsennatamente tra cassetti e ripiani per fare in tempo,prima che la canzone finisse.
Riuscii ad arrivare con anticipo sufficiente a trovare sul pettine che tenevo tra le mani suoni affini.
Che gioia!!!
Avevo uno strumento tanto grandioso così vicino e non lo sapevo!!!

Penso sia da allora che è radicata in me la convinzione che la musica sia anzitutto un veicolo comunicativo nato da un'empatia. Energia ritrasmessa. La tecnica è solo una proprietà espressiva. Proprio perché empatica la musica diviene esprimibile persino con oggetti di fortuna. O anche un sonaglio appeso a un marsupio troppo grande per essere definito tale.

Il senso e la morale di questo post non so trovarli, così come la chiusa.
Forse stavolta sta a voi farlo, magari riavvolgendo il video su youtube, mettendolo in pausa e procurandovi un pettine.

La musica è tutto.

Chissà perché ricordarmi una cosa simile nel mondo attuale suona come una bella notizia...

domenica 5 luglio 2009

citazione pura e semplice

girando in rete ho scoperto questa canzone di Carmen Consoli.

Il testo riflette alcuni post più o meno vecchi. Mi pare quindi giusto integrare.

Spero piaccia anche a voi. Anche la veste grafica.




Lascio anche il testo:

“Quello che sento” di Carmen Consoli:

Potrei parlare.. discutere.. stringere i denti.. sorridere..
mentire infinitamente.. dire e ridire inutilità..
mostrare falsa, ipocrita serenità, quando le parole si ribellano..
favole fiumi, mari, di perplessità..
non c’è una ragione per non provare.. quello che sento.. dentro..
un cielo immenso.. dentro..
quello che sento ..

Ho bisogno di stare con te..
regalarti le ali di ogni mio pensiero..
oltre le vie chiuse in me..
voglio aprire il mio cuore a ciò che è vero ..

Potrei parlare.. discutere.. stringere i denti.. sorridere..
soffrire infinitamente.. trovare un senso all’inutilità..
mostrare falsa, ipocrita serenità, quando le parole si ribellano..
favole fiumi, mari, di perplessità..
non c’è una ragione per non provare.. quello che sento.. dentro..
un cielo immenso.. dentro..
quello che sento ..

Ho bisogno di stare con te
regalarti le ali di ogni mio pensiero..
oltre le vie chiuse in me ..
voglio aprire il mio cuore a ciò che è vero..

Ho bisogno di stare con te
regalarti le ali di ogni mio pensiero..
oltre le vie chiuse in me
voglio aprire il mio cuore.. a ciò che è vero..
a ciò che è vero ..

giovedì 2 luglio 2009

Corredo

Mentre uscivo nella notte per buttare la spazzatura (merito di una ordinanza fin troppo applicata di cui alcuni utenti faccialibriani sanno e di cui sarete più in là messi a conoscenza) mi sono fermato a guardare ancora il cielo. Il cielo sopra casa mia è lo stesso cielo dell'universo tutto. Ma è quello sopra casa mia e quindi è unico.
Unico, sì, perché è il cielo che si è impresso nei miei occhi per vent'anni. Notte dopo notte dopo notte. Nei miei occhi.
Più che il firmamento è il suo riflesso nel mio encefalo ad essere unico.
Il cielo sopra casa mia è stato il primo input di scienza empirica: le stelle sono un riferimento fantastico non solo per i marinai!
Così nel susseguirsi del tempo le ho trovate spostate e poi ancora a posto, anno dopo anno.

A seconda della stagione le stelle si muovono sopra le nostre teste ed è bello cercarle oppure inseguirle con la fantasia e immaginarle sopra le teste di altri come me.

... Ho inspirato forte ed ho svolto la mia passeggiata ecologica avvolto tuttavia da parole che si sono rincorse sino ad ora nella testa.

Ne sono nate le parole in corsivo.
Parole che mi rievocano sensazioni narrate da Baricco in "Castelli di rabbia" e "oceanomare". Sensazioni per me delicatissime nel raccontare un amore come forse solo in un romanzo si può trovare.

Storie di scrigni pieni di lettere da dare a chi arriverà. Storie di scatole vuote regalate in arrivo poco prima di qualcuno fondamentale.


Parole come non saprei mai scrivere e con cui mai mi vorrei confrontare. Non c'è stata alcuna volontà di emulare. Tuttavia appena rilette le parole hanno raccontato le influenze dell'adolescenza. Mi sembrava giusto dirlo. Sia per consigliare letture particolari sia per ammettere certe somiglianze eventuali.



Lettera a te che non hai mai visto le foglie d'arancio camminarti a fianco mentre ti allontani dal portone. Lettera a te che non hai mai solcato ad ampi e lenti passi il terrazzo per andare a vedere come l'orsa maggiore sovrasti il tetto di casa mia, scoprendo di notte in notte come la terra ruoti.
Lettera a te che ancora non ci sei eppure già esisti dentro di me.

Non ho molti ricordi nitidi: la memoria viene dileggiata dai teli con cui l'inconscio nasconde l'avvenuto. Per te ho pochi ricordi da raccontare ma ho una gamma infinita di sensazioni da condividere. Ho immerso la mia esistenza negli ansiti dei tramonti, nei fremiti delle foglie e nel palpitare delle stelle.
Raccolgo ad ogni mio passo tutto questo per potertene far dono quando saremo assieme.

Nell'attesa di incrociare lo sguardo colleziono vita.

A quando, Tuo ni.

mercoledì 1 luglio 2009

21-12-2012

Rientrato da una serata davvero piacevole. Una serata di quelle in cui il tempo sembra fermo ad anni addietro e contemporaneamente volato; classica situazione in cui amici che non si vedono da tempo ritrovano gli stessi ritmi e incastri di un tempo raccontandosi però nell'oggi.


Dicevo, appena rientrato guardo un backup che non avanza attraverso ore di bollitura di processore e disco rigido ed accendo quindi la tv. Voglia di compagnia... compagnia almeno sonora.
Scivolo tra i canali e capito al volo su "mistero" condotto da Ruggeri.

Una frase mi ha fatto imbestialire e suonava più o meno così: "E' possibile che i Maya abbiano potuto predire il momento in cui finirà la vita sul nostro pianeta?".

Rabbia ed ira a profusione. Come diamine gli viene in mente di parlare di fine della vita?
Signori, voglio chiarire definitivamente il mio pensiero in proposito. Bene... sappiate che la vita non finirà. Almeno, non sarà la Vita a finire. Sarà bensì la vita come la intendiamo egoisticamente noi. Finirà l'umanità.

(Speriamo)

La Vita invece non può finire. Essa è fluire di energia in continua mutazione. E' trasformazione. E' divenire e perciò immortale.
L'allarmismo mediatico fantascientifico non mi trova affatto d'accordo. E' da esseri insignificanti ed è scorretto per giunta instillare nelle menti che con la scomparsa del genere umano ( o di sua buona parte) finirà il mondo.

Sarà anzi e con ogni probabilità una rinascita, un riavvicinamento ad un equilibrio in cui l'homo sapiens sapiens non ha altro ruolo che lo sterminatore per parassitismo.
Il ruolo che la nostra evoluzione ha costruito esula da una rispettosa simbiosi.

Noi finiremo. La vita continuerà e diverrà qualcosa d'altro e comunque bellissimo poiché vitale ed equilibrato.

Odio questo antropocentrismo mediatico e mi auguro che Pacal fosse corretto, così da non dovermi più confrontare con queste pochezze.

Viva la Vita!!!!

giovedì 25 giugno 2009

nei piedi di ognuno

Dopo la dipartita della Fawcett, è toccato a un altro divo americano. La morte di Micheal Jackson non è una cosa banale. Ne ha attraversate tante nella sua vita. Vette indicibili e crepaci clamorosi.

Di sicuro la morte del "King of pop" è un duro colpo per chiunque abbia mai provato a ballare negli ultimi trent'anni. I passi inventati da Jackson, così come le sue intuizioni per video e concerti rappresentano ancora l'eccezionale.
La prima visione di Thriller, il moonwalking l'inclinazione dei ballerini in Smooth criminal

credo tutti abbiano negli occhi quanto qui sotto

Ebbene credo sia giusto ricordare la grandezza di un artista che ha saputo marcare i suoi passi in bassorilievo negli occhi di chiunque lo abbia mai guardato.


Del Jackson uomo invece non ho molta voglia di approfondire, soprattutto perché ho una mia visione, del tutto personale.
Non riuscirò mai a vederlo diversamente da un adulto che mai è voluto crescere... un eterno bambino, costretto a rimanere tale da bui della sua infanzia che mai sapremo ma tanto grandi da minarne la personalità.

Inoltre alle aspre critiche degli ultimi tempi si dovrebbe porre a contrasto le grandi opere umanitarie in Africa e nel resto del mondo...
Ed io sono qui solo per un commiato.

Dopo il sorriso dell'america anni '70 se ne sono andati i piedi più Pop che abbia mai visto. Buon volo!

Tempo!

Avrei potuto allegare moltissimi video. Da un Jovanotti molto datato alla grandiosa voce di Freddie Mercury che intona "time waits for nobody".
Soprattutto perché questo post è e sarà piuttosto vuoto.

Dieci giorni. Da tanto non aggiorno il blog. Non sarebbero mancate cose da dire. Stati d'animo, furie pre- e post- referendarie, quotidianità o amicizie eccezionali.
E' stato un "silenzio stampa" voluto e rispettato, anche con fatica talvolta.

Ho voluto che rimanessero visualizzati e disponibili dei post ben precisi. Come a voler congelare un momento per prendere fiato e concentrarmi su altro. Come a voler lasciare un monito sugli stati d'animo attraversati e rinarrati e rifiltrati.
Cadaveri esposti lungo le mura del castello in cui per certi versi vado a trincerarmi... paragone macabro. Ingiusto. Ma se metaforicamente inteso, calzante.

Quando si ha l'esigenza di superare un momento, non si può pretendere di riuscirvi con un balzo semplice: serve uno slancio. Prima ancora dello slancio serve concentrarsi e prender fiato.

Dieci giorni. Dieci giorni per inspirare a fondo; occhi chiusi, serrati. Spalancati di colpo.
Il fiato compresso dal diaframma gonfia la gola e le guance mentre esce. Spinta... preso l'abbrivio ora è ricerca di un passo equilibrato e con spinta molto elastica.

Un respiro un po' più fondo e l'ultima spinta.

Stacco da terra.





Se ci sarà un atterraggio morbido o duro. Se ci sarà proprio un atterraggio oppure in quel buio c'è il vuoto non è dato saperlo. Intanto penso alla fase ascendente della parabola.


Potrei chiudere con una sorta di sillogismo dicendo Oh! è parola del Signore!!!
Andando a sostenere che: poiché i rappresentanti stessi dell'Amministratore del condominio "Terra-Paradiso-Inferi" sostengono che "siamo tutti figli di Dio", allora io ne sono figlio. Poiché sono in Parabola e poiché sono figlio del Signore, come tutti, allora posso dire di star parlando anche per lui in questo momento.

Ma penso che baciapile, stomaci deboli e rompipalle siano sempre in agguato. Quindi non lo dico. ^__^


PS: il video è linkato solo perché è la extended version di un video che anche in redux mi toccava molto.

lunedì 15 giugno 2009

time after time

Non è Agosto, ma è già estate prima che sia stato solstizio.
L'aria calda corre lungo la notte. Sale dai muri portandosi l'odore del suono delle strade.

Nel caldo dell'estate e nel trillo delle cicale sperdo i miei pensieri.



E' da tempo, dal tempo di una persona speciale, che ogni volta che si allontana dalla mia vita un elemento portante mi rifugio in questo basso.
Parole di persone lontane, persone perdute. Ferite da guarire al cicatrizzare del vento, del tempo soffiato via.

Se nell'accezione comune l'estate è una stagione di conquiste ed innamoramenti, per me è il momento delle disfatte, dei progetti in frantumi. Ho un regime da basse temperature da che ho lasciato il nido natio.

Mi sbalordisce sempre l'idiozia dei miei lucciconi immedesimati nel pensare ancora al bene di chi si perde.
Forse è naturale.
Potrebbe anche essere solo stupidità. Uno sciocco altruismo che anche quando si dovrebbe pensare a lenire il proprio male si cura di quel legame ormai sgradito all'altro capo della corda.

Resto convinto che volere la gioia dell'altra metà a prescindere da sé sia una grande manifestazione d'amore. Eppure mi sento sempre tanto stupido a continuare a sentirmi vicino anche a chi è ormai distante.



Le notti estive sono sempre belle da contemplare. Auto rade che passano rapide. Schiamazzi e risate. La notte umida che si incolla addosso mentre il cielo terso racconta di zefiri e nuvole trascorse. La notte d'estate è una pinacoteca da scoprire e interpretare. L'unica cosa auspicabile è non aggirarcisi in solitudine.

domenica 14 giugno 2009

Dreaming

Con Giò e Angie ci siamo un pochino accapigliati discutendo del Sogno.

Sogno inteso come aspirazione massima ed ultima. Qualcosa cui tendere inesorabilmente con tutto sé stesso, a qualunque prezzo.
Ovvio che, in quest'ottica, essere disposti a sacrificarsi interamente fin'anche a morire trovi senso e motivazione.

Può esistere uno scopo che una volta perseguito faccia sentire talmente appagati da non desiderare altro? Essere disposti a morire?

Fulcro della questione, forse, è valutare se si reputi la vita un bene accettabile da spendere per un sogno, per realizzarsi.

Ovviamente il sogno in questione dovrebbe essere tale da non prevedere un punto di arrivo da cui continuare il progetto, bensì un fine ultimo, estremo. Scintilla massima che esplode in gioia. Attimo di perfezione.

Si può morire per un sogno???
Per come la vedo il sogno è qualcosa cui dedicare la vita. Visto il post precedente, forse, dovrei dire i sogni, ma il concetto rimane.
Sillogisticamente se al sogno si dedica la vita a prescindere, la durata di questa in relazione ad esso diviene insignificante: la spenderai comunque in esso. Farlo ogni giorno per cinquant'anni o in un solo istante non cambia niente.
Ma anche praticamente, si potrebbe ritenere un ragionamento valido??
Alla fine del discorso ognuno è rimasto della sua idea. Per quanto mi riguarda, nell'istante in cui si raggiunge un obiettivo importante il senso di appagamento è quasi glorificante. Se potessi raggiungere il massimo perseguibile prefisso e il prezzo fosse la mia vita qui valuterei molto seriamente l'ipotesi. Ne varrebbe la pena.



Il video che ha scatenato tutto è questo.



Prima di leggere sotto guardate il video. Poi prendetevi una pausa per voi stessi, quindi tornate qui.








Per quanto mi riguarda i due concetti importanti da esprimere in relazione sono uno mio ed uno di Giò:
- "Se riesci ad immedesimarti nel kiwi pienamente soddisfatto non potrai non convenire che:
1-Il filmato è bellissimo,
2- Il seguito del filmato è irrilevante. "
by Giò

- Il positivismo o negativismo con cui si guarda il finale è del tutto soggettivo poiché esso è aperto e dopo quella lacrima da "sono talmente felice che potrei anche morire" non è specificato cosa accada dopo.

sabato 13 giugno 2009

sensazione viscerale trascorsa

per una volta gli ashi non esaltano il riso ed il suo sapore salato non è per un condimento. La nausea stavolta non è per il virus. Si chiama addio questa malattia.

Esistono cose per cui combattere allo stremo. Cose che in alcuni individui si conoscono da sempre poiché l'istinto stesso fa passare all'azione prima che il pensiero possa valutare pro e contro.

Per quanto mi riguarda la parola capace di racchiuderli tutti è Sogni. Però è possibile suddividerli in tre compartimenti di potere: Amore, Principi, Sogno.

Tra questi l'amore è il più controverso. Per quanto spesso sia una manifestazione egoistica, sa suscitare il desiderio di bene incondizionato per la persona amata. Sa far male interiormente come niente altro. E' irriverente verso raziocinio e mediazione.
Per gli individui come me, poi, è qualcosa di imprescindibile. Non saprei ancora vivere con me stesso e basta. Non nel mondo civilizzato.

L'amore è anche bastardo talvolta. Si fa vivo e lampante quando tutto ormai è prossimo a precipitare. O già precipitato.
Tal'altra è un legame indissolubile e tuttavia irrealizzabile.

Insomma, l'amore è una melodia da cui lasciarsi incantare. Vada come vada l'incanto assieme alle ferite lascerà profumi e malìe che renderanno meritevole il vissuto.
Sfortuna vuole che prima che il vissuto divenga felice ricordo, quando si perde un sentimento tanto potente la sola cosa a corrodersi è il frammento d'anima coinvolto.
E' bello percepirsi talmente vivi e universali... aver certezza di avere un'anima.7
Eppure è una tale stretta allo stomaco e alla gola che le lacrime salirebbero indipendentemente da tutto. Ti senti soffocare, quasi il corpo si ribellasse alla sopravvivenza fisiologica.
Con l'anima il frantumi l'involucro non è che un veliero privo di timone: in completa balìa delle onde.

Ecco il significato della malattia tra virgolette. Sapere di star lasciando scivolare via qualcuno di importante fa rivoltare l'anima.

In questi giorni mi sento fin troppo cosmico.

venerdì 12 giugno 2009

Mascherata di iperboli e buonumore

Stavolta, anche stavolta, parlerò un po' di me.

Non è concesso al lettore neppure pensare "che palle", d'altronde è un diario; che pretendevate??

Sono di difficile interpretazione talvolta: vivo d'iperboli e sorriso. Cosa significhi è un tantino complicato da spiegare. Proverò.

Iperbole.
L'iperbole per me, nell'ogni giorno, consiste nel gusto per le reazioni eccessive. Trovo divertente una reazione assurda e spropositata per cose minime. Non sempre sia chiaro, ma frequentemente sì. Apprezzo il dirompente dell'imprevedibile e mi sbellico interiormente nel manifestare concitatamente e con forza le inezie.

Esempio pratico è urlare "ommioddio ecco ora finirà il mondo, sarà un bagno di sangue, un Giudizio Universale!!!" per un bicchiere rovesciato oppure disperarsi per una borsa lasciata nell'altra stanza.
E' giocare col teatro dell'assurdo nella vita vera. Far confrontare il mondo col proprio non sense. Peraltro è una valida maschera.

Ho sempre pensato che la serietà sia fondamentale nei momenti in certi momenti. Tuttavia ritengo che momenti davvero seri, in cui non esista spazio per un sorriso, siano davvero pochissimi.
Peraltro quando davvero sono in preda all'ira il tono muta pesantemente, colmandosi di furore ed emerge un passato romano di cui sempre andrò orgoglioso. Lo sguardo soprattutto cambia, poiché cerca il contatto visivo, il contrasto... ambedue non ammettono repliche; ambedue traboccano adrenalina.
Tuttavia il contesto risulta diplomatico: concitato sì, insofferente pure, ma mai urlato o confusionario. Postura pacifica e tono irato.


Pertanto, già che il vero risentimento è qualcosa di raro ma serio, e quindi formale e privo di sorrisi, tutto il resto è all'insegna del sorriso!
L'assurdo ed il plateale poi in quanto parte del teatrino sono intenzionalmente una immensa e costante burla, mai da prendere sul serio.
Soprattutto perché sia prima che dopo sono accompagnati da sorrisi e buonumore. Insomma una attimo di follia tra risate ripetute.

Il sorriso.
Come accennato, il sorriso è per me imprescindibile. Forse troppo. Sembra talvolta persino a me stesso di non essere in grado di prendere le cose con serietà. Tuttavia la sola cosa che ho imparato è che il più delle volte disperarsi serve solo a perdere l'attimo in cui recuperare il salvabile.
Quindi ampio spazio a sorrisi e buonumore.
Con quest'intenzione di approcciare alla vita fuori di me con accoglienza e speranze vado sereno tra gli altri.


A corollario...
Qui è il guaio: IO so dell'intenzione di perenne facezia, ma gli altri??
Nascono quindi equivoci.
In verità nasce anche il mio costante dubbio di ferire qualcuno, così se all'iperbole e sorriso non segue il sorriso di chi ho di fronte scattano paure e complessi e montagne di scuse per spiegare.
Cosa che rende patetico il divertente: spiegare una battuta rende fallace la battuta e fiacco il comico.

Il significato vero di queste parole nemmeno io lo so. Quello che davvero mi passa per la testa è una lama che collega cuore anima e raziocinio trafiggendoli in una sorta di spiedino doloroso. Mi sono messo pertanto a parlare di maschere, tanto per divagare almeno con la parte più attiva del pensiero.

Forse è solo voglia di sperare che qualcuno mi stia un po' a sentire.
Non so.
Forse è un tentativo di piacere a tutti una volta di più, pascere le grandi insicurezze.

Di certo queste parole mettono nei guai chiunque le legga: ora siete avvisati e dovrete sorridere, quantomeno per compassione, in dietro.

Sorrisi a voi!

mercoledì 10 giugno 2009

appreciate

'sto post fa scopa con "potere".

Piccola pausa dai libri. Lo sguardo si divide tra il monitor e la finestra. Uso il tubo come juke box.
Una canzone che apprezzo molto ma su cui raramente mi soffermo è questa



"beautiful world" di Colin Hay.

Oggi mi ha accalappiato di colpo. Mi sono messo a pensare a quanto mi manchi il mare, lottare con le correnti tra le onde e lasciare che queste si portino via problemi e pensieri.
Mi sono fermato per un attimo. Mi sono soffermato su quante cose mi piaccia fare; quanti sorrisi il mondo abbia la potenzialità di regalare.
Alla fine il mondo può essere un'amaca sull'estrema riva di una proda rigogliosa. Erba forte, alberi fitti, un lago a pochi passi...
Anche sotto al diluvio si può trovare qualcosa di cui sorridere.

... e credo sia importante sforzarsi di trovare quotidianamente qualcosa per cui apprezzare il mondo. Perché trascurare un sorriso è perdere un tesoro prezioso: è depauperamento del demanio spirituale.

Non cambia nulla. Non cambia il mondo, non cambia la vita. Neppure la sfortuna se ne va. Ma in fondo potrebbe valere la pena trovare un motivo per sorridere. Per lo meno darebbe un senso all'aver seguito gli ordini della sveglia a inizio mattina.

lunedì 8 giugno 2009

l'estate alle porte

Dice l'oroscopo che questa estate sarà di grandissimo fascino per l'ariete. Attraente come non mai, avrà l'imbarazzo della scelta per le persone con mire carnali e d'affetto alla sua porta.

Sarà, ma io mi guardo nello specchio, rimiro la panza che ondeggia e sempre più mi convinco che i soli suonare al portone saranno il macellaio all'angolo, oppure quello più in angolo.

Mah!!!



Vi saluto, che devo andare a comprare il tofu ^__^

domenica 7 giugno 2009

rimpianti

A volte si è costretti a compiere ragionamenti che portano lontano da persone
importanti. Talvolta semplicemente ci si rende conto di porte definitivamente chiuse.

Sono scelte complesse. Per quanto mature possano sembrare sono dolorose, anche.
Derivate spesso soltanto di nostre scelte o situazioni.

La sola cosa certa è che i sentimenti sono la lama più affilata al mondo.

Riempire bisacce di aspettative e impegno, caricarsele in spalla e incamminarsi a un lungo viaggio sono solo metafora di quanto i sentimenti possano gravare tra due persone.
E' Avere questa prontezza e trovarsi dinanzi ad un portone chiuso
Qualcuno disse: "Coppia significa affrontare mano nella mano le battaglie di tutti i giorni". Magnifica immagine!
Ecco, è come tendere la mano e trovare un refolo di vento sabbioso nella luce del tramonto.

Fa male; fa dannatamente male.

Esattamente come ricordavo.

Problemi Veri ^___^

Post veramente da poco quello che vi apprestate a leggere.

Primo, perché parecchio faceto;

secondo perché di spudorata propaganda e sondaggistica.


Arrivo repentino al punto primo:
Sul globo terracqueo tutto esiste, a mio dire, un profumo supremo che ti penetra le narici da bambino e non ti abbandona più. E' un elisir di drammatica forza psicofisica. Capace di sconvolgere ogni equilibrio e minare le più ferree resistenze.
Quando poi s'insinua da una finestra socchiusa in prossimità delle ore prandiali diviene micidiale.

Mi riferisco al profumo di cipolla soffritta.
Quando ben fatto il soffritto è un arte: nessuna nota fumosa; le verdure prendon il color topazio dell'olio, si rosolano lentamente e principiano a spandere nell'aria tutti i loro aromi. La cipolla poi, ancor più dell'aglio (altro grande sovrano di questo fenomeno), ne è regina. Dolce e penetrante l'odore della cipolla che soffrigge scivola tra le pareti, lungo i muri, ed arriva ineluttabilmente al naso; da lì è un attimo perché arrivi diritto alla bocca dello stomaco.
Non lo attanaglia subito. Dapprima lo coccola, lo manda piano in sollucchero sospendendolo su una nuvola dal profumo intenso. Una volta ammaliato lo serra nelle sue spire scatenando per tutto il corpo ogni stimolo famelico esistente. Se si è a dieta è nullo il passo per iniziare a rodere il bordo della scrivania o il volante dell'auto, persino.
Neppure se si è già pranzato esiste una completa immunità: un minuta voglia ci pervaderà comunque.

Superfluo dire che basta una inezia a vanificare il tutto: olio cattivo, fiamma troppo forte sotto la padella, troppe verdure o troppo poche... Da aroma si passerà a puzzo, ed il ghiotto estimatore della cucina si troverà a scuotere il capo, preda di una cocente delusione.

E' mezzogiorno. Dalla mia finestra è salito da almeno mezz'ora il profumo dell'opera di qualche diabolica massaia intenta a preparare manicaretti. Al mio computer manca metà tastierino numerico. Prima che realizzassi cosa stavo facendo l'avevo già masticato finemente.



Eccoci al punto secondo:
ho ribadito sul blog del Fuma un'idea che frulla da un po' in testa a me e alle mie compagne di nefandezze culinarie finesettimanali. Aprire un blog di cucina (ricette di -) attrarrebbe parecchia utenza. Fornirebbe e riceverebbe interessanti idee, anche.
A questo, visto che si fa per l'audience come in tv, si estenderebbe l'utenza a morbosi ricercatori web. Insomma, si vorrebbe parlare anche di Sesso.
Un baccanale, un focus sul vizio, una bonaria ma consapevole trattazione su alcuni dei più interessanti piaceri conosciuti.

Per ora è un'idea, ma presto potrebbe divenire leggibile realtà.
ovviamente la domanda è "Cosa ne pensate??".

Non sarà il vostro voto a decidere, ma è piacevole discuterne e ricevere consigli su cosa o come impostare il tutto.

Il presupposto iniziale è suddividere in SignoreRicette, Singolandia, PiccolePerversioni, NozioniMinime.

sabato 6 giugno 2009

a casa

Per chi lo avesse perso, per chi non sapesse cosa sia Home.

Eccovi il link a youtube dove sarà in streaming per tutta la settimana.


Ti voglio bene Gea!!!!

venerdì 5 giugno 2009

il weekend che sarà

Dalla mia personalissima campagna di sensibilizzazione faccialibriana riporto qui



Perché anche se non sembra è fondamentale, soprattutto per ricordare a questi immondi accentratori oligarchici che Questa deve restare una Repubblica Democratica.
Teniamolo tutti a mente!!!



Ricordiamolo ancor di più per il referendum che verrà. Certo, è ancora lontano il mio ideale secondo cui Se rendessero valida anche la scheda bianca come un "annullate e rifate sto schifo di progetto di legge", che renderebbe davvero valido il quorum ed il parere degli italiani. Ma è bene andare e riflettere.
Nonostante ciò che c'è sia ciò che la media degli italiani che incontro meriti, ritengo sia opportuno sperare in un cambiamento in meglio. Se non altro, perché subisco ciò che la massa ha scelto e merita mentre io (con presunzione) non merito.




Ma non perdiamoci d'animo!!!

giovedì 4 giugno 2009

Capire

per quanto assurdo, a volte capire chi conti davvero, cosa sia importante, suscita scompiglio e dolore.


Ora ondeggio stranito e con un peso nel petto. L'onda che mi culla è ben definita: si tratta della strana consapevolezza della direzione in cui tendere la mano trovandosi però, ripetitivamente, senza sincronia nel protendersi vicendevolmente.
Disarmante vivere con l'isola ben visibile e la corrente che riporta al punto di partenza.

Sembra facile abbandonare il progetto, ma proprio l'ostinazione e la fiducia in quanto si crede può produrre la differenza.


... nuoto.

mercoledì 3 giugno 2009

have you ever

Hai mai provato ad accostarti a un albero???

la sua ombra regala riparo da calore, vento o pioggia. Lungo la sua corteccia sono percorse vite.

Hai mi provato ad accostarti a un albero???

poggia le mani lungo i suoi fianchi e, chiusi gli occhi, sentire l'acqua e la luce che scorrono. Si mescolano.

Hai mai provato ad accostarti a un albero???

I suoi colori, i suoi suoni... è natura, è energia. Pace.

Albero la vita è dentro di te
crescerò senza capire il perchè
per quanto tempo ho vissuto
nascosto tra le tue foglie
per quanto tempo ho giocato
tra le tue braccia più forti
e soffro vedendo le tue foglie cadere
non posso sentire l'inverno arrivare
perchè?
Albero la vita è dentro di te
crescerò son forte ormai come te
e finalmente ti guardo
tu hai radici più forti
e finalmente ti ascolto
senza paura
senza paura
e soffro vedendo le tue foglie cadere
non posso sentire l'inverno arrivare
perchè?







Salire su un albero è un'esperienza che può essere molto intima e contemplativa. Fatta con rispetto qualunque attività o oggetto possono insegnare. Tendendo l'orecchio, magari...
Arrampicarsi consapevoli di star poggiando gli arti su un qualcosa di vivo; sapere che i frutti colti saranno un dono.

Tuttavia anche solo salire dopo aver studiato gli appigli e preso lo slancio, scivolato nel verde fino a trovare un ramo robusto e accogliente per cullarci. Contemplare.

Altre volte è un rifugio sicuro dai consimili o dalle insicurezze. Un anfratto dove rifiatare per prender lo slancio e reimmergersi nel quotidiano.

Hai mai provato ad accostarti a un albero??? A abbandonarti all'abbraccio dei sui rami e ascoltare??? Bisognerebbe provare. Ci si può scordare di tutto. Ci si può ricordare di Tutto. Se è abbastanza vasto ci si può anche ricordare della nostra condizione d'insignificanza, di parassitismo. Un albero può raccontare molto. Il guaio è che abbiamo disimparato ad ascoltare.

lunedì 1 giugno 2009

buco

Il mese di Maggio è completamente volato via.

Cercando di rassettarmi e riordinare spazi ed equilibri. In un periodo in cui ho capito alcune cose e compreso quali persone davvero importanti esistano per me, trovare di cosa scrivere è stato impossibile.
Questioni di tempo, certamente, ma non solo: erano così tanti gli ingranaggi ad arrovellarsi nella mia testa che non sarei riuscito ad allineare parole o pensieri.

Va anche considerato che molte cose sono già state dette ed io non sono persona dall'intelletto tanto fresco e ricco e vasto da essere tanto aggiornato negli ideali, negli sdegni o nelle commozioni. Anziché ripetermi ho preferito soprassedere. Inoltre non sono un patito di fotografia. Questo apparentemente potrebbe non incastrarsi affatto, mentre ha gran valore: se sapessi fare foto appena particolari o originali potrei scovare immagini che traggano spunto a parole estemporanee e d'effetto. Non ho questa virtù. Non amo neppure cercare immagini in rete, salvo rarissimi casi.

Così questo blog, che non è e mai fu un diario, ha avuto un suo basso. E' capitato e ricapiterà.

Tuttavia è per me importante ribadire che in questo distacco dalla blog_narrazione, in cui tutti si ritrovano e raccontano dalle piattaforme di nuova generazione come faccialibro, ebbene questo mio raccontarmi rimarrà prerogativa di questo spazio.

Il mio cuor di tenebra non può prescindere dal mio essere insonne.
Quindi sappiate tutti che la mia uggia, i miei sogni, le mie metafisiche strampalate e idealiste rimarranno qui. Almeno fin quando non sarò in un altroquando a mia volta e avrò occasione di discuterne con ogni compagno di volo e luce a me circostante.

domenica 26 aprile 2009

potere

Cos'è il potere?

penso la voce del dizionario rechi molteplici didascalie comportanti responsabilità o meno, diritti o meno, possibilità o meno.

Quello su cui voglio concentrarmi in questo momento è proprio la possibilità. "Potere" nei miei pensieri istantanei rappresenta la potenzialità, la facoltà di creare, ottenere, perseguire...
ho il potere di scrivere, di esprimermi. Con lo stesso mezzo con cui imprimo i miei costrutti mentali sui tasti verso spazi inesistenti ho il potere di sfiorare una guancia, asciugare una lacrima magari e quindi consolare.
Posso contribuire a salvare una vita, potrei suonare una melodia toccante.

Se solo mi soffermo su tutto quanto ho potuto guardare!!!!



La vita stessa in cui ci lasciamo fluire è potere. Un potere inestimabile: vivere. Dovrei rifletterci più spesso.

martedì 21 aprile 2009

preoccupazioni

Calderone...

Unendo voglia di riscatto, problemi, frustrazioni, pragmatismo, spasso ho cercato di produrre un minestrone di cambiamenti nel mio quotidiano che potessero esser definiti dal lemma "determinazione".
Cosa ho ottenuto ad oggi però è diverso e lontano, forse.

- Mancanze e ripensamenti anzitutto: gli anni difficilmente mutano le cause di una fuga. Persino quando situazioni e maturità dovrebbero essere cresciuti su ambedue gli argini.
Niente, non sembra neanche più questo un luogo mio.

- Poi ci sono i cambiamenti: ne ho appena accennato e già basta a darne la dimensione. Non è cambiato nulla; è tutto alterato.

- In fine ci sono i bui: ho scritto. Dopo tanta latitanza dal blog l'ispirazione giunta è stata un'autoanalisi caracollante tra ombra e luce. Un alterco tra ricordi.
Inoltre altro è stato scritto. non parole sentite semplicemente. neppure una più faticosa, e sentita, poesia. No, addirittura una canzone.
Non ero mai arrivato addirittura a metter giù un testo completo. Al più una strofa e stralci sconclusionati.
Quattro strofe e un ritornello già cantabile.
Ancora, sono almeno due notti che i soli sogni sono incubi: fantasmi dal passato con la loro voglia di spiegazioni, di tornare in dietro, di sorrisi, di persone da tenere in questo altroquando.
Mi arrovello senza tregua sul mio tempo qui.
Volevo trovare calma e determinazione. Ho scoperchiato il buio più profondo e celato.

Normalmente rafforza poiché è il principio di una svolta, dicono.

Potrebbe anche essere la fine tuttavia.